Chiunque ha responsabilità. Un esonero è una disfatta a livello societario, di squadra, di scelte. Soprattutto se arriva dopo nemmeno due mesi dall'inizio dell'anno calcistico. Chiaro che, quando accade un evento del genere, non si può chiedere la testa di 25 e più calciatori, nonostante abbiano le loro svariate responsabilità. Così come non si possono allontanare dirigenti, visto che alcuni sono anche nuovi e devono ancora capire i meccanismi di questa società.
Alla fine, ovviamente, paga solo l'allenatore. In questo caso, però, si è autodistrutto il buon Rudi Garcia. Una comunicazione auto lesionista che ha ammesso di non aver visto il Napoli scudettato, senza studiare minimamente gli avversari, con un aggiornamento delle dinamiche tecniche e tattiche pari a 0.

Il calcio si è evoluto ed il francese è restato al palo. Paga per sé stesso, perché ha commesso tutti gli errori possibili e immaginabili. Anche quando, nel post Real a Sky ha dichiarato di aver inserito Elmas perché Camavinga era ammonito. Peccato che il terzino blancos era stato sostituito 8 minuti prima dell'entrata del nord macedone. Così come la sua continua ricerca del posto nel mondo per Raspadori, eclissando lui e declassando gli altri (vedi lo stesso Elmas e Cajuste), non dando ascolto alla proprietà e all'attuale allenatore della nazionale sul vero ruolo dell'ex Sassuolo. Che è e resta prima punta.

Si è dimostrato poco furbo. Anzi, presuntuoso. Spocchioso. Senza dare mai una spiegazione di senso logico a qualche sua azione controversa.
Poteva usare la sua intelligenza per prendersi i meriti del buon trittico Bologna, Udinese e Lecce ma anche in quel caso ha fatto autogol svelando la costituzione del "consiglio dei saggi".

Le responsabilità sono di tutti. E partono da giugno. Paga Garcìa perché a pagare è l'allenatore ma soprattutto paga perché non ha indovinato mezza mossa.
Non era facile, ma ci è riuscito. Vedremo nei prossimi giorni il nome del sostituto. Sperando che la scelta si riveli azzeccata. Anche se peggio del francese è davvero complicato fare. Non tanto per i risultati sportivi, ma anche per la comunicazione che l'ha accompagnato.