L’Italia Under 21 è sprofondata nella timorosità di Nicolato
La verità è che l’opinione pubblica avrebbe negligentemente taciuto se l’Italia Under 21 si fosse qualificata ai Quarti di finale di Euro 2023. Purtroppo, però, a svegliarci dal torpore generale è stata la traversa centrata all’81’ da Cambiaghi che, solo e a porta vuota, forse non si aspettava che Cancellieri gli passasse la palla. Ed ecco che adesso, mentre ci lecchiamo le ferite, c’è già qualcuno che alza puntigliosamente il dito per dire “eh, ma gli episodi…”, alludendo anche alle clamorose sviste arbitrali dell’olandese Allard Lindhout in occasione della partita con la Francia. Sviste che, ad essere onesti, sono state generosamente compensate nell’incontro successivo con la Svizzera ー forse è per questo, sia detto per inciso, che l’eminenza grigissima Gravina non ha alzato troppo la voce contro la UEFA all’indomani dei fattacci avvenuti nel match contro les Bleuets.
Nicolato: vorrei essere gasperiniano, ma non posso
Insomma, è inutile affannarsi a fare analisi tattiche, a sfilare la corona dei nostri pessimi dati statistici e a far notare come la squadra era disposta male in campo: per i soliti noti questo gruppo aveva di fatto agguantato la qualificazione al turno successivo. Peccato sia sia messa di mezzo la sfortuna. Anzi, a tutto questo qualcun altro aggiunge anche che nella spedizione dell'Under 21 non c’era talento, che mancava la materia prima. Una narrazione deresponsabilizzante, dunque, velatamente incoraggiata dal ct Paolo Nicolato stesso che, tra tanti “se” e “ma”, a fine incontro ha parlato di “partita strana” e “prestazioni non da tre punti”. Insomma, più mazze che panelle per i suoi ragazzi di cui pure dice, bontà sua, che “il livello è alto”. Poco importa che ci sia stato un solo tiro nello specchio: Nicolato su questo a fine partita non si interroga (emblematicamente tragicomica, in tal senso, è l’esortazione ad andare “tutti in avanti” in cui si è lanciata la commentatrice Rai Katia Serra quando ormai mancavano solo cinquanta secondi al fischio finale).
L’Italia, in altri termini, è naufragata a causa del nulla tattico del suo allenatore, mentre nessuno gli chiedeva conto di come giocasse la Nazionale U21. In questi giorni si è visto come il nostro sistema di gioco avesse un’impostazione incerta, di come fosse tutto un “vorrei un calcio gasperiniano, ma non posso” perché c’erano sempre elementi di gioco estremamente reattivo. Ne è venuto fuori un 3-5-2 con duelli uomo su uomo a tutto campo in fase di non possesso, ma col perenne rischio di collassare difensivamente su se stesso da un momento all’altro (ed è per questo che c’era la costante tendenza a scappare tutti dietro la linea della palla appena possibile). Una struttura traballante in cui non eravamo noi a cercare il trigger nella costruzione degli avversari, ma erano praticamente loro, pur avendo la palla, a cercarlo nelle nostre evidentissime falle di sistema. Un errore che ci è costato carissimo, perché se la Svizzera non ci avesse segnato due gol non avrebbe di certo primeggiato nella classifica avulsa. Per non parlare, poi, della strategia offensiva: oltre le sgroppate di Gnonto e Bellanova, lasciati molto spesso in completo isolamento, e di una certa supremazia fisica sui piazzati, c’era poco e niente. Udogie, uno dei pochi uomini con ottime capacità di dribbling in rosa, è stato fatto accomodare in panchina dopo l’errore con la Francia.
L’equivoco Tonali
La verità è che nel calcio di Nicolato non c’è spazio per il talento: dov’era Fagioli? dov’era Sebastiano Esposito? E perché Miretti ha trovato pochissimo spazio? Non sarebbe stato molto meglio metter lui a fare da collante tra centrocampo e attacco ー magari dialogando con un altro giocatore tecnico come Cambiaghi ー invece di snaturare Tonali? Tonali che, beninteso, era ormai un pesce fuor d’acqua rispetto a questo gruppo: un giocatore di quello spessore non dovrebbe indossare più la maglia di una nazionale minore perché normalità lo vorrebbe da tempo un pilastro di quella maggiore (altro tasto dolente che è meglio non affrontare in questa sede). E invece è stato chiamato di nuovo, spodestando per giunta Carnesecchi dal ruolo di capitano. Una convocazione, quindi, che è stata solo foriera di equivoci. Ma almeno le dichiarazioni di Nicolato nel post-partita lasciano intendere che forse questo è stato compreso (“chi è venuto dalla Nazionale maggiore ha fatto bene”, ha dichiarato alla Rai, in un cristallino esempio di cosa voglia dire excusatio non petita, accusatio manifesta).
Affidandosi a Tonali, infatti, Nicolato ha preso la scelta più facile, ha fatto un ragionamento da risultatista (termine orribile: davvero esiste qualcuno che si definisce così?), cioè l’esatto opposto di quello che dovrebbe fare un commissario tecnico delle giovanili. L’ambizione massima, d’altronde, era quella di salvare capre (la qualificazione alle Olimpiadi) e cavoli (la sua carriera), ma il risultato è stato disastroso. Messo al fianco di Ricci e Rovella, infatti, l’ex centrocampista del Milan ha dato vita a prestazioni opache: con il gioco che non passava mai dal centro, il capitano degli azzurrini si è trovato spesso a galleggiare con scarsa brillantezza in fase di rifinitura al limite dell’area avversaria o a lanciarsi in fuga lungo le corsie laterali. Probabilmente, nella storia delle nazionali giovanili raramente si ricorderà una mediana così forte nei singoli, ma al contempo così mal assemblata.
Davvero in Italia manca il talento?
E intanto, ci troviamo l’Italia Under 21 che, come la Nazionale dei grandi, si trova a mancare di nuovo la qualificazione al torneo più prestigioso della categoria. Il non detto di tutto il dibattito che si è scatenato attorno ai fallimenti di azzurri e azzurrini, però, è che il talento c’è. E che, forse, il problema principale sono le rendite di posizione di cui godono inspiegabilmente certi tecnici e certi dirigenti all’interno di quel luogo oscuro chiamato Federazione Italiana Giuoco Calcio. Eppure, abbiamo ancora negli occhi il jogo bonito dell’Under 20 di Nunziata, una squadra che praticava un gioco per certi versi controculturale rispetto alle tendenze generali del movimento calcistico nostrano.
Era un gioco, infatti, fortemente relazionale, basato sulla densità in zona palla, i dialoghi nello stretto, le associazioni spontanee tra gli uomini maggiormente tecnici... Sembrava quasi di vedere, si parva licet, la Fluminense di Diniz. E la cosa più curiosa è che quella squadra aveva la maglia azzurra. Insomma, Nunziata ha fatto vedere a tutti, stampa e tecnici del settore, che, pur con la povertà tattica che ormai ci contraddistingue, una strada per esaltare i nostri talenti è praticabile. Ora non si sa cosa accadrà all'Under 21: si vocifera che il contratto di Nicolato non sarà rinnovato e che Mancini prenderà l’incarico di supervisore. Una nomina dovuta, per certi versi (se non altro si deve a lui la scoperta di Pafundi), ma che lascia parecchi dubbi perché in Serie A si è chiuso quel ciclo fertile che aveva consentito al Mancio di vincere l’Europeo. E poi, giustamente, fa notare Jvan Sica in un post su Facebook: “In questo momento il sistema Italia è Roberto Mancini [...]. Se nei prossimi due anni, per non dire quattro [...], Mancini salta, viene giù tutto questo sistema, che ha un nome e cognome. E noi resteremo al buio ancora una volta”. Alla buona, la Federazione ha deciso di giocare una pericolosa partita a scacchi con la sorte. In bocca al lupo.