Monza-Napoli: dati fisici e approccio mentale al match

Il Napoli torna da Monza con una vittoria, ma non con una prestazione da incorniciare. Un successo maturato senza sussulti, nel segno del controllo e della gestione, più che dell’esplosività e del talento. I numeri a favore parlano chiaro: nessun tiro in porta concesso agli avversari, possesso palla costante per quasi l’intero arco del match e una sensazione di superiorità mai realmente messa in discussione. Eppure, diverse cose sono mancate. Nel primo tempo, Conte opta per l'opzione del doppio play utilizzando Gilmour e Lobotka. Lo scozzese, schierato come mezzala destra con licenza di inserirsi, prova a dare dinamismo tra le linee, ma il risultato complessivo del reparto non convince. Il Napoli fa girare palla, ma in modo troppo prevedibile, senza mai realmente rompere la compatta struttura difensiva del Monza, che sceglie di difendere in blocco basso (5-3-2), rinunciando al pressing alto per presidiare con ordine la propria metà campo.
Il cambio di marcia
Il cambio arriva nella ripresa: fuori Gilmour, dentro Anguissa. L’ingresso del camerunese restituisce alla squadra quella presenza fisica e quella capacità d’invasione tipica del suo gioco. Posizionato nel suo ruolo abituale sulla destra del centrocampo, contribuisce ad aumentare il movimento nella trequarti avversaria, complice anche i tagli interni continui di Di Lorenzo e Olivera che provano a creare superiorità. Tuttavia, il gol non arriva. E allora, a metà secondo tempo, Conte rivoluziona il sistema: passaggio al 4-2-3-1 (che diventa anche 4-2-4), con l’inserimento di Raspadori in posizione centrale, vicino a Lukaku, e lo spostamento di McTominay sull’esterno sinistro. Con questa configurazione cambia la distribuzione delle responsabilità e anche la costruzione, che assume tratti del 3-2-5: quando Mc Tominay si accentra per offrire una soluzione interna, è Spinazzola a prendersi la fascia con una sovrapposizione costante. I movimenti diventano più fluidi, gli interscambi di posizione aumentano, e proprio da uno di questi tra McTominay e Raspadori arriva il gol del vantaggio. Gol del primo, assist del secondo. Nonostante ciò, l’efficacia e la continuità offensiva resta limitata, e il ritmo non decolla mai realmente. La partita si decide con un episodio, più che con un’iniziativa assediante. Nei minuti finali il Monza diventa arrembante e subentra la paura di perdere un risultato troppo prezioso, ma alla fine arrivano i tre punti.
Un aspetto interessante, in controtendenza rispetto ad altre uscite, è stato l’atteggiamento del Napoli in fase di non possesso. La squadra ha difeso stabilmente con una linea a quattro, senza abbassare Politano, che è rimasto alto a destra in prima pressione sui costruttori del Monza. Un lavoro che la settimana scorsa faceva Gilmour, che invece sabato - almeno per il primo tempo - si è occupato di tenere a bada Akpa Akpro. Una scelta tattica chiara, soprattutto se confrontata con la recente gara contro l’Empoli, dove l’esterno ex Roma era stato chiamato a contenere Pezzella con maggiore disciplina. A Monza, invece, Conte ha preferito lasciare più libertà offensiva al suo numero 21. La prestazione difensiva degli azzurri è stata complessivamente di buon livello. Come accennato in precedenza, il Monza non è mai riuscito a concludere verso la porta. L’unica vera occasione è stata quella di Castrovilli nel primo tempo. Anche la pressione alta si è rivelata più continua ed efficace rispetto al passato, con Rrahmani e Marin spesso incaricati di rompere la linea difensiva per uscire in anticipo sui rispettivi riferimenti.
Aspetti fisici e mentali del match
A rendere ancora più interessante la lettura della partita sono i dati atletici. Il Napoli ha percorso 122 km complessivi, il secondo valore più alto della stagione dopo Atalanta-Napoli (124 km). Un dato che potrebbe suggerire un’intensità elevata, ma che in realtà racconta una storia diversa: ben 94.141 km sono stati percorsi in modalità jog, ovvero a ritmo lento o moderato. Una statistica inedita per questa stagione, che conferma l’andamento compassato della manovra. Nella norma i dati sulla corsa sostenuta (run), ma è il crollo della corsa in sprint (solo 1.637 km percorsi) e del numero degli scatti a spiccare: valori così bassi non si registravano da Venezia-Napoli (0-0). Un segnale evidente della mancanza di intensità negli strappi decisivi. Il confronto diretto con la gara precedente, Napoli-Empoli, è significativo: +6 km percorsi a Monza, a dimostrazione che alla base non esiste un problema di natura fisico. Ma correre di più, da solo, non è sempre un segnale positivo: spesso, è la qualità della corsa a fare la differenza. Contro il Monza, l’impressione è che l’energia sia stata distribuita in modo poco funzionale, con molto movimento "a vuoto" e poca efficacia nei momenti chiave. In vista delle ultime decisive sfide stagionali, dove ogni dettaglio può spostare gli equilibri, sarà necessario sicuramente continuare su questa strada, ma ricalibrando tutte le componenti in modo equilibrato.
Infine, un ultimo focus sulla componente mentale. Anche in questo caso fa piacere vedere confermate le nostre anticipazioni — frutto di indicazioni raccolte direttamente dall’interno — da uno dei protagonisti, Antonio Conte. Ricorderete il nostro approfondimento sulla mancanza di abitudine, da parte di diversi calciatori, a lottare per un titolo punto su punto. È proprio questo uno degli aspetti da migliorare: da qui alla fine della stagione, ogni minuto potrà fare la differenza. Il Napoli deve affrontare ogni partita con determinazione, senza però lasciarsi prendere dalla frenesia se il risultato non si sblocca subito.