Rendiamo grazie al Napoli
Rendiamo grazie al Napoli.
Questo è il salmo che dovrebbero recitare le squadre italiane giunte all’ultimo, o penultimo, atto delle Coppe Europee.
La logica è semplice: l’aver distrutto il campionato a fine gennaio ha dirottato le massime attenzioni e forze delle principali compagini nostrane sulla Champions e l’Europa League. Unica meravigliosa eccezione in tal senso è la Fiorentina di Italiano che di certo non aveva velleità di tricolore e quindi non è stata influenzata dal cammino vertiginoso degli Azzurri.
Il Milan, l’Inter, la Juventus, la Roma erano pressoché certe che lo scudetto fosse ormai una chimera, a dispetto degli strombazzamenti dei giornali che supplicavano una rimonta, e quindi hanno giustamente pensato di puntare a quello che, in fin dei conti, era l’obiettivo più raggiungibile nonché remunerativo, in termini di visibilità ed introiti.
Immagino già l’obiezione: come mai non è accaduto lo stesso in passato, quando è stata la Juventus ad aver ammazzato il campionato con mesi di anticipo? La risposta è semplice: in quegli anni, le avversarie della Juve non erano attrezzate per poter competere in Europa: Inter e Milan in piena Banter era, il Napoli era ai primi anni in cui competeva seriamente per il titolo, la Roma squadra “da Coppa” lo è sempre stata, ma pagava comunque il dazio di una rosa corta. In parole povere: la vittoria dello scudetto per la Juve rappresentava il minimo sindacale, dato lo sbilanciamento di forze in campo.
Quest’anno invece il cammino europeo ha restituito una realtà diversa, ovvero che, se da un lato è innegabile che in una competizione ad eliminazione diretta la componente fortuna – leggasi sorteggio – recita un ruolo primario, è altrettanto vero che se non hai i mezzi per piegare la fortuna a tuo vantaggio, in semifinale ed in finale non ci arrivi. Insomma, se è vero che Inter Milan e Roma hanno fatto fuoco e fiamme in Europa è plausibile che l'innesco di questa reazione esplosiva abbia avuto una fiamma Azzurra (indice di alta presenza di Carbonio, però che nessuno incolpi il Napoli del cambiamento climatico, mi raccomando).
Il Napoli ha quindi vinto, stravinto, un Signor Campionato, avendo come competitor tre finaliste e cinque semifinaliste delle coppe europee. Un’annata storica, certificata dal punteggio più alto mai realizzato dalla federazione italiana nonché il sesto punteggio più alto in assoluto da quando c’è il ranking (con possibilità di ulteriore miglioramento).
Bisognerà tenerne conto per comprendere la portata dell'impresa di Spalletti, al di là di quali saranno poi gli esiti di queste finali alle quali – ricordiamolo – purtroppo non parteciperà la squadra che da sempre traina la Serie A e senza la quale tutte le altre, quelle che quest’anno appunto porteranno a casa titoli o comunque onori, non avrebbero ragione d’essere.