Non è un mistero che la scelta di Garcia non è mai stata particolarmente apprezzata da chi scrive. Potete trovarne traccia qui e qui. Non si trattava di pre-giudizio, ma proprio dell’esatto opposto: se una serie di indizi ti portano a credere che le cose andranno in un certo modo, nove volte su dieci le cose andranno effettivamente in quel modo. Garcia non aveva assolutamente il pedigree per dirigere una squadra di alto livello qual è diventata il Napoli e dunque era più che plausibile l’ipotesi di fallimento.

Fallimento che al momento sembra conclamato dato che le prime 8 giornate del Napoli di Garcia sono la peggior partenza stagionale del Napoli dal 2010-2011, quando Walter Mazzarri per la prima volta guidava gli azzurri da inizio stagione e la formazione titolare vedeva Aronica, Grava, Pazienza, Gargano ed altri onesti braccianti del calcio (più i tre tenori, chiaro).

L’altro “peccato” estivo è stata l’apparente improvvisazione di alcune scelte, anche qui con quella di Garcia a fare sempre da manifesto (non) programmatico. Tuttavia, si era anche scritto che improvvisazione non sempre fosse sinonimo di inadeguatezza, ma che a volte fosse capacità di trarsi d’impaccio.

Ecco, adesso, proprio adesso, che il Napoli naviga in cattive acque, è necessaria una scelta “improvvisata”, di quelle che, se vanno bene, poi verranno chiamate "felici intuizioni" a posteriori.

Il peso più grande che si portava dietro Garcia (sì, ne parliamo già al passato) iniziava con la lettera C, quella di Credibilità.

Al di là delle migliori intenzioni, quando arriva un nuovo capo, viene “pesato” dai suoi dipendenti. A quel punto ci sono due modi per  far valere il proprio ruolo: sbattere in faccia un curriculum prestigioso oppure convincere con delle idee innovative. Rudi non aveva sufficiente robustezza in nessuno dei due aspetti dunque, alla prima difficoltà, più o meno consapevolmente, i giocatori lo hanno rigettato come corpo estraneo. Non si fidavano. Non si sono mai fidati: non era credibile.

Dunque, siamo di nuovo al punto di partenza: serve un allenatore che abbia credibilità agli occhi dei Campioni d’Italia. E, ribadiamolo, non deve essere per forza un "grande nome" – questa è una strada, certamente – ma soprattutto una gran voglia di (ri)emergere, portando qualcosa in più nella squadra.

I nomi li conoscete, inutile farli. Tudor sarebbe una bella scelta, allenatore che ha fatto benissimo al Verona (preso in corsa), ottimamente a Marsiglia, piazza caldissima che ha portato in Champions, e uomo con la schiena dritta al punto da rinunciare alla sua prima Champions conquistata.

Tudor sarebbe un gran bel nome, davvero. E sarebbe credibile. Ma non scalderebbe i cuori di tutti. E la sensazione è che dopo la doccia fredda francese qui ci voglia un incendio, un fuoco nucleare capace di ricompattare l'ambiente.

Sempre nel segno della Credibilità. Che inizia con la lettera C. Ma tanto già lo sapete.