“Notizia, dato o elemento che consente di avere conoscenza più o meno esatta di fatti, situazioni, modi di essere”.

Treccani

Così riporta la Treccani alla voce: informazione. Eppure all’Istituto dell’enciclopedia italiana dovrebbero sapere che quando l’argomento è il calcio l’informazione assume contorni mistici. Trascendentali. Altro che conoscenza esatta dei fatti. La cronaca sportiva permette di dire tutto e il contrario di tutto, professionisti della penna capaci di smentire le proprie parole, date per fatti assoluti e incontrovertibili, nel giro di 24 ore e anche meno.

Con il campionato ormai chiuso, e un europeo che solletica a malapena il palato dei tifosi nostrani, è il mercato a spingere il carrozzone mediatico. Giornali e giornalai, pardon volevo dire giornalisti, si azzuffano a suon di esclusive e scoop da report d’assalto. Rumors che infiammano i tifosi di tutta Italia, con Napoli protagonista assoluta nelle ultime settimane.

Tutti a chiedersi chi sarà il prossimo allenatore. Chi avrà mai l’ardire, il coraggio, ‘o stommaco di trattare con quel “padre padrone” di Aurelio De Laurentiis.

Mi ha sempre fatto ridere questo appellativo e sono pronto a credere che anche il buon Aurelio sghignazzi compiaciuto quando lo sente. Magari ripensando al film dei fratelli Taviani, lui che di cinema si è nutrito, prima che il calcio entrasse nella sua orbita imprenditoriale.

Ebbene quando tutti, ma proprio tutti, davano ormai per fatto l’arrivo di Conte, con tanto di cifre e trattativa chiusa telefonicamente tra un crocché e una pizza fritta in una nota pizzeria nel rione Sanità, ecco il coup de theatre.

Dopo mesi di corteggiamento serrato, quando il tecnico salentino aveva ormai ceduto alle avances del presidente azzurro, l’improvviso dietrofront. Questo matrimonio non s’ha da fare.

Un duro colpo per quei tifosi che vedono in Conte l’unico uomo capace di risollevare la squadra dopo un’annata sportivamente tragica per i colori azzurri. Gli stessi che ad oggi, come se non bastasse, sono costretti a leggere tutt’altre candidature: in cima alla lista dei candidati si piazza Stefano Pioli. Vero incubo per le groupies del leccese, infervorate a tal punto da mandare in tendenza l’hashtag #NoPioli.

Ma è qui che la storia assume contorni grotteschi. Si, perché a rovinare i piani di chi già pregustava il serial winner dell’alzata dei trofei a raffica con la tuta azzurra ci sarebbe Giovanni Manna.

Manna, rampante dirigente bianconero, pronto ad assumere il ruolo di DS nel Napoli che sarà, secondo alcune ricostruzioni apparse oggi, avrebbe dato parere sfavorevole. Ponendo un veto alla nomina di Conte e spingendo affinché sia l’attuale tecnico del Milan l’allenatore da cui ripartire. E De Laurentiis, il padre padrone, quello che vuol fare tutto da solo, quello che non accetta consigli, il presuntuoso, avrebbe accettato le sue direttive senza battere ciglio.

Ma vuoi vedere che non bastava mettere la piazza contro De Laurentiis?

Qualcuno si sarà reso conto che l’odio verso la presidenza - perché è di odio che parliamo - ha già un proprio partito: quello A16. Quindi perché non spostare il tiro verso i dirigenti? Ed ecco Manna, il quale, senza aver nemmeno messo piede a Napoli, vede già incamminarsi verso il patibolo grazie al disappunto della frangia di popolo insoddisfatto.

Un processo farsa, dove la congettura viene mascherata da verità e la sentenza viene scritta dall’accusa.

È triste sapere che c’è chi millanta informazione facendo esclusivamente leva sul risentimento. Chi approfitta della fragilità emotiva del tifoso e in alcuni casi dei suoi limiti culturali.

È grave se il fine è quello di incrementare le interazioni. Gravissimo se a questo si aggiunge la volontà di sabotare subdolamente il lavoro di una società che, nel rispetto delle regole sportive, e seguendo principi di sostenibilità economica, lotta contro un sistema corrotto dal rapporto clientelare e dal doping finanziario.

https://www.youtube.com/live/cU9WGRK4zAQ?si=qWYgRB8ChpuX92fH
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