Sono le 23 circa del 4 gennaio 2023 e quello che state per leggere è il commento al match appena concluso al Meazza tra Inter e Napoli. Ed inizia così:

Tu-Dum.

Lo riconoscerete: è l’onomatopea del suono, ormai diventato vero e proprio brand, di una delle più importanti piattaforme ove dedicarsi al binge-watching.

Immagino che chiunque legga queste righe abbia visto nella propria vita più di una Serie TV, ma nonostante ciò, prima di addentrarci in quella che più ci interessa, serve una delucidazione.

Le Serie televisive possono essere di tre tipi: a trama verticale, a trama orizzontale ed infine quelle che sono un mix delle due precedenti.

Le prime sono quelle che costituite da puntate autoconclusive, le cui vicende nascono, si sviluppano e muoiono nell’arco della durata del singolo episodio stesso; le seconde sono quelle che in pratica sono un’unica lunga storia – lunga quanto la serie stessa – ma raccontata in tanti episodi e tante stagioni. Pensate al recente Dark, per esempio. Infine, nella terza categoria rientrano quelle che narrano vicende nuove ed autoconclusive ad ogni episodio, ma al cui interno hanno anche un'altra trama – la principale – che ad ogni episodio progredisce un po’ (prosegue orizzontalmente) e che termina soltanto con la fine della serie stessa.

Le ultime due categorie hanno però una caratteristica distintiva che manca alla prima: ogni stagione, di solito, si conclude con un finale aperto, allo scopo di indurre nello spettatore il desiderio di vedere immediatamente il primo episodio della nuova. L’attesa tra una stagione e l’altra diventa dunque un tempo interminabile da riempire con personali teorie, più o meno sofisticate, su cosa potrà mai accadere nei nuovi episodi. Chi ha visto Lost o il Trono di Spade sa bene di cosa parlo.

Ebbene, la Serie A, quest’anno, è una serie televisiva in due stagioni. Tra agosto e novembre abbiamo assistito, intensamente, ai primi 15 episodi, affezionandoci ad alcuni personaggi – quel ragazzo georgiano dall’aspetto trasandato e dall’incedere dinoccolato ne è un fulgido esempio – e detestandone altri: il signor Max Allegri da Livorno è un villain perfetto, non trovate?

Abbiamo vissuto i giorni che hanno separato il 12 novembre dal 4 gennaio – 53 per la precisione – con la stessa fremente attesa di chi vuole vedere il prima possibile la seconda – conclusiva – stagione, di una serie che lo ha catturato. Li abbiamo riempiti con la nostra immaginazione, giocando nella testa questo Inter Napoli innumerevoli volte. E, in effetti, anche questo pezzo potrebbe essere stato scritto prima del fischio d’inizio del match – chissà – che è appena iniziato. Quindi, adesso, non ci resta che sederci sul divano, premere il tasto del telecomando, spalancare gli occhi e rituffarci nella storia della Serie A 2023 partendo dal primo episodio della seconda stagione: sta iniziando Inter-Napoli. Quello che avete letto finora è stato scritto senza saperne l’esito. Quello che leggerete di seguito è la… recensione di ciò che è appena terminato.

Tu-dum.

La partita

Il prologo è un falso allarme che si diffonde nel pomeriggio: Meret preda di un attacco influenzale, rischia di saltare la partita. Alex però stringe i denti ed è negli undici di partenza, insieme a Rrahmani. Per il resto formazione tipo, con l'unico ballottaggio vinto da Olivera su Mario Rui. L'Inter risponde con il doppio attaccante: Lukaku e Dzeko, Darmian preferito a Dumfries e con il terzetto centrale completato da Acerbi accanto a Skriniar e Bastoni.

I titoli di testa possono scorrere adesso. Sono le 20:40. Tra 5 minuti partiamo.

Il protagonista indiscusso della prima parte di gioco ha un nome straniero ma non è nigeriano né belga. Si chiama DAZN: offerta indecente è dir poco, oscena calza a pennello: lamentele da parte di tutta Italia, chi vi scrive compreso, per un'app che dopo quattro anni esibisce ancora gli stessi problemi che aveva al suo avvento e che ha di fatto impedito a milioni di utenti paganti, molto paganti, di vedere il match.

In ogni caso, i pochi fortunati che hanno potuto assistere alla partita, testimoniano un'Inter pericolosa in tre occasioni, la più clamorosa passa però nei piedi del meno dotato tecnicamente: Matteo Darmian, che spara sopra l'incrocio da posizione favorevolissima. Per il Napoli solo un tiro svirgolato di Zielinski. Una segnalazione (dubbia) di fuorigioco svilisce una parata strepitosa di Meret su Di Marco, che ha richiamato un intervento simile di pochi anni fa, proprio su questo campo, in un Milan Napoli, con protagonisti Donnarumma e Milik.

Ai punti il primo tempo dice Inter.

Secondo tempo

Il secondo inizia sulla stessa falsariga e, difatti, i nerazzurri al 56' vanno in vantaggio con una frustata di testa del solito Dzeko su un cross perfetto di Dimarco. I trenta minuti successivi passano quasi senza accorgersene, di fatto non accade nulla: il Napoli sembra sulle gambe e l'Inter controlla la partita con agevolezza. Spalletti prova a scuotere la squadra sostituendo prima Politano e Zielinski con Lozano e Raspadori e poi Anguissa e Kvaratskhelia con Ndombele ed Elmas con questi ultimi due che provano a dare un minimo di vivacità ma che sembrano predicare nel deserto. Il copione però resta identico, a parte qualche guizzo interessante di Ndombele che forse poteva fare prima il suo ingresso in campo. Ma il Napoli non c'è, sembra decisamente sulle gambe. Il manifesto è Di Lorenzo che è sembrato sovrastato fisicamente prima da Dimarco e poi anche da Gosens.

Nonostante tutto, il Napoli arriva comunque ad avere l'occasione per il pareggio, al minuto 89: capita nei piedi di Jack Raspadori, che dall'interno dell'area di rigore calcia di destro nello specchio ma troppo centrale permettendo ad Onana di respingere.

Titoli di coda

I minuti di recupero sono soltanto 4', smentendo apparentemente il diktat dato durante i Mondiali, anche se onestamente la sensazione è che agli azzurri non sarebbe bastato nemmeno un tempo supplementare per segnare.

Finisce così la partita, con l'Inter che esulta come se avesse vinto una finale. Ed in effetti per loro lo era: se avessero perso o anche pareggiato avrebbero dovuto dire addio al tricolore.

Il Napoli perde l'imbattibilità, la perde meritatamente e adesso potrà aggiungere un'altra lezione a quelle imparate durante lo splendido autunno: come reagire ad una sconfitta meritata e contro una diretta rivale. Nulla è perduto, siamo ancora primi e con un buon margine. Adesso bisogna rialzarsi e riprendere a correre. Spalla a spalla.

Scorrono quindi i titoli di coda del match, ma - ricordate? - questo era solo il primo episodio. Non si è mai vista una serie TV con un lieto fine a 22 puntate dal termine.

Per quello c'è tempo. Abbiamo ancora tempo. Opinione personale è che questo match era il meno importante dei primi cinque di questo gennaio. Adesso però bisognerà ottenere dei preziosi successi negli altri e dimostrare a tutta Italia che il Napoli quest'anno non si fermerà al primo ostacolo.