10 Insegnamenti di Napoli-Cagliari 2-1
1.VENTO DI CAMBIAMENTO
È la novella delle prebende natalizie che si ravviva con le lancette degli orologi fin troppo retrodatate nello scoccare il principio dell'ultima settimana d’avvento, che da questa stessa etimologia restituisce un Napoli depositario del culto della bellezza che tanti proseliti continua ad avere, con l'assertiva convinzione che alcune cose puoi apprezzarle solo all'ombra del Vesuvio.
Il prodigo gruppo di Mazzarri va oltre disagi e malumori pregressi, vince in maniera più che convincente una partita labile, ed in principio infame, ritrovando rifioritura nei propri mezzi, che anche gli sferzanti nodi di vento del pomeriggio partenopeo avevano provato a far traballare o volatilizzare.
Una partita brutta o non efficace contro gl’isolani avrebbe contribuito a certificare l'insipienza del Napoli di fine 2023, l'anno dei sogni, ed è invece la squadra che con mezz’ora di ritardo dal ruolino di marcia, si ritrova nel gioco, nella prestazione e nella determinazione, non uscendo mai dalla partita, facendo fronte a tutte le difficoltà emerse per sfortuna, compendiata nel palo di Rrahmani, rispolverando giocate pregevoli che solo il tempo dirà in quale almanacco ed archivio digitale permaranno rinvenibili.
2.IL DUO DELL'EROS PER IL GOAL
Dopo i gol iconici segnati alla Juventus e l'Atalanta lo scorso campionato, duettando in maniera inestricabilmente sincronizzata, Osimhen e Kvaratshkelia agiscono in simbosi nel gol del vantaggio con sfoggio d’idee e dimostrazione di quanto la loro grandezza viva nell'estrosità di momenti in cui i campioni si autobiografichino con la palla.
Un'intesa filiale che ha resistito a provocazioni e insinuazioni nel corso del tempo e dopo aver regalato a Napoli la gioia più grande, ora prova ad innescare l'inneggio al talento, mediante nuove giocate “folli”.
Un gol bellissimo, che annovera molti significati, raccolti tutti nell'esultanza a due - come nelle più fervide interpretazioni di Dedalo ed Icaro che mitizzano l'ascensione celeste all'unisono, inebriando l'ambiente partenopeo del proprio Eros con il un nuovo gol, ad impreziosire di senso l’intelligenza motoria della loro amicizia.
3.LA MIRA DIFETTOSA
Con i 3.7 gol attesi da contraltare agl’appena 1.74 del Cagliari, il Napoli ancora una volta ha dimostrato di non avere un peso specifico offensivo con le polveri infuocate per bersagliare la porta avversaria, mancando ripetutamente di svincolarsi dalla frustrazione di non poter concretizzare occasioni anche a portiere quasi battuto e dover continuare ad insistere nel tirare dalla lunga distanza oppure imbattersi nei pali o nelle traverse.
Nel primo tempo è evidente che questa squadra per ritornare ad essere la schiacciasassi che tutti si attendono possa essere, deve stabilmente accrescere il numero medio di reti segnate in corrispondenza biunivoca con le occasioni generate.
Osimhen è un terminale favoloso, ma troppo spesso non ha la precipuità del solo tap-in. Kvara in taluni frangenti ansima nel variare la giocata a rientrare ormai marchio di fabbrica; Politano trascende anche il concetto di esterno per rendersi tuttocampista e l'ammantante gioco che si intensifica a ridosso dell'area, raramente sbrana le ostensioni difensive altrui.
Questo Napoli per provare a tornare in una bagarre per i primissimi posti, deve obbligatoriamente aggiustare la mira.
4. IL LIFTING ALLA PALLA DI MARIO RUI
Sensazione di quasi sparuta giustizia, quella di vedere un terzino di ruolo andare sul fondo a crossare, ma ancor più bello è vedere Mario Rui ritornare in campo arruolabile come non ci si aspettava viste le recrudescenze dell'infortunio e soprattutto servire al bacio l'assist per Osimhen.
Il terzino portoghese, uno dei decani del Napoli dei tre cicli, di cui soltanto l'ultimo vincente, subentra per far quello che sa fare con padronanza, e riesce ad imbeccare il cross in maniera davvero magistrale sulla testa del centravanti nigeriano con una classica esecuzione di plasticità stilistica, in cui il suo piede preferito inprime un'inerzia alla palla da farla sembrare quasi intelligente.
Un cross di grande esperienza e brio, che radiocomanda la traiettoria e restituisce al Napoli la compiutezza d'essere solo perfettibile in tutti i reparti, infortuni permettendo.
5. LE RISERVE DI PIACERE A GIOCARE
Resistono, confutabili, le tesi sul calcio più bello e meno funzionale o più funzionale e meno spettacolare.
La verità è che non esiste una prescrizione su come giocare a pallone perché è la chiave interpretativa che fa ruotare i propri satelliti attorno ad un credo, ma la cosa più difficile è rimanerne fedeli; così come il Napoli ha sempre preferito perdere giocando meglio degli avversari con la palla, anche quando vince lascia sempre più ammaliato che questa sia la strada corretta.
Sciorinare un calcio aposizionale, di triangoli mobili negl’interspazi e di riconquista rapida alla perdita del pallone, ampliando il campo di azione e restringendo lo spazio di mobilità degli avversari, è certamente il logico costrutto per giocar bene in soldo, ed è verissimo che il Napoli quando va in gestione tecnica sia la squadra più bella d'Italia, pertanto il segno di riconoscimento da rimarcare in questo momento, è stabilizzare tutto il reparto difensivo sia su palla scoperta che sulle marcature preventive, per avere meno campo da setacciare sulla riconquista e sfuriare con la fluorescente intensità che la squadra sa di avere.
6. LA KVARISCOSSA
La rete decisiva di cui Kvaratshkelia si rende co-protagonista è una pietra miliare in questo momento della stagione, non tanto per una questione di fiducia e rinnovata empatia con l'abitudine a segnare, quanto perché risulta decisivo anche in una serata in cui viene martellato ripetutamente dai difensori avversari per contrastare il suo ritmo tambureggiante e s'invischia in situazioni di gioco torbide, prendendo purtroppo tante botte e calci.
Ma l'impegno, la corsa fluida, la gamba morbida e l'asseverazione di alcuni suoi principi di gioco lasciano maturare ancor di più la certezza che sta per plasmarsi un nuovo Kvara, più turbinante nel suo volume di gioco ma allo stesso tempo che riesce a badare alla concretezza della finalizzazione. Ad ingigantire il luccichio della sua artiglieria tecnica è l'assoluto dovere di presentarsi sempre più spesso all'appuntamento col gol.
7. UNA DIFESA NON MANIACALE
Da quando è iniziato il campionato della stagione 2023-2024, la difesa azzurra è stata quasi prevalentemente concupiscente e vittima, senza lasciarlo notare, di non saper rimediare ad un’assenza preponderante come quella di Kim.
I quattro difensori centrali in Rosa a disposizione dell'attuale tecnico Mazzarri, si sono alternati con risultati piuttosto scadenti a seconda delle circostanze.
Rrahmani non ha più il physique du role per affrontare avversari a palla scoperta con cognizione di causa, uscendo spesso senza i tempi giusti e senza raziocinio, abbandonando spesso la propria posizione e lasciando imberbe il compagno di reparto a sobbarcarsi marcature estemporanee.
Natan ha fatto tutto quello che era possibile fare per ambientarsi rapidamente nel nuovo contesto europeo; il lavoro è ancora lungo ma già il fatto d’adattarsi anche a giocare terzino sinistro, rende tanto merito ad un ragazzo giovane e dall'indubbio talento.
Juan Jesus ha provato a mettere pezze di diversi colori che si sono rivelate essere stracci rammendati per coprire vuoti di marcatura ed Ostigard ha fatto il jolly, timbrando poche volte il biglietto della concretezza, in una difesa che subisce gol molto frequentemente, scoprendosi sull'esterno e smembrandosi al centro, non ripiegando sulla linea e perdendo il riferimento di uomini liberi.
Un reparto che deve migliorare. Per quanto gli uomini stanno mettendo in campo tutto quello che gli è fisicamente possibile per farlo, è evidente che se il cambio di modulo non vada ad attuarsi devono essere attualizzati i concetti imprescindibili per vincere le partite in maniera solida.
8. L'AMORE PER LA MAGLIA DEI CAPITANI
Esiste un chiaro ed incondizionato amore per la maglia da parte di tanti giocatori che vivono il palcoscenico partenopeo da svariate stagioni e che si sentono ormai Capitani morali e comportamentali della squadra, erigendosi sempre più dalle plague dell'esempio per compagni e ambiente. Meret, Politano di Lorenzo (200 presenze per lui in azzurro) Lobotka, assieme a tutti gli altri, con l'ardore, l'impegno e il sacrificio che profondono ripetutamente per la maglia senza perdere mai il lume del raziocinio, danno un senso ancora più passionale riguardo cosa voglia dire vestire i colori azzurri e difendere il titolo di campioni d'Italia.
Atteggiamento premiante quando c'è bisogno di motivare il perché si sia una spanna sopra gli altri.
9. IL RUGGITO DI OSIMHEN
Cosa raccontare più della settimana di Osimhen; pallone d'oro africano, gol decisivo contro lo Sporting Braga per sigillare la qualificazione agli ottavi di finale e gemma incastonata nella miriade di cose fatte in maniera roboante nella sua spigolosa carriera.
La grande presenza all'interno del gioco d'attacco del Napoli è certificata dal gol da centravanti puro e l'imperiosità con cui sovrasta i difensori avversari, sia nel gioco rasoterra che quello aereo, ma il passepartout a Kvara è il quid che un giocatore può sfoggiare e vale il prezzo del biglietto.
Qualcosa di superlativo il crogiolo della giocata con la palla a mezz’altezza, già esibito per un terzo di background balistico contro la Roma nello scorso campionato, stoppandola di petto palleggiandola e scaraventandola in porta.
Qui si supera, aumentando ancora la numerosità di tocchi e palleggi orientati in controllo di sfera con finezza aerobica e direzionamento del corpo in guadi pericolosi, che fanno esplodere una bellezza immarcescibile, insieme all’urlo che nessuno potrà spezzare.
Grazie Osimhen per aver ancora una volta dimostrato che anche con il tuo fisico si possono compiere giocate maradoniane.
10. L'OCCHIO "VAR'O"
Annullato a Politano un gol regolare, bello ed altrettanto utile in quel momento per la squadra, che avrebbe sigillato la vittoria con il 3 a 1 che in maniera del tutto inspiegabile viene cancellato senza neanche i prerequisiti per potersi considerare irregolare (posizione di Osimhen ravvisata come attivamente scomoda).
Ancora una volta l'interpretazione di alcuni dettami regolamentari viene vilipesa da strame interpretative, sia dei Varisti senza ortottica, sia dall'incapacità di scegliere una on field review da parte dell'arbitro, quanto del completo sottacimento a decisioni penalizzanti, perché risultanti fortunatamente ininfluenti all'interno di uno svolgimento della gara a risultato quasi acquisito.
Cominciano a essere più di una manciata gli episodi compromettenti le sorti della squadra Azzurra che assommati l'uno a l'altro calibrano sulla classe arbitrale a tutto tondo la scarsa ponderazione su decisioni, che per quanto si voglia qualificare come trasparenti e motivate, ma rimangono, come in tal caso, incompetenti.