Il racconto del calciomercato è sempre esilarante, dai club che acquistano scartine fatte passare per fenomeni e altrettanti che prendono giocatori forti raccontati come onesti mestieranti del pallone. Alcune società cedono calciatori forti che trovi in ventesima pagina e altre che cedono per "rompere il giocattolo". È così da sempre, è la domanda che, imperterrita, cerca una risposta.

I più attenti avranno notato le differenze tra i racconti sul Napoli e le tre strisciate. Il club di De Laurentiis ad oggi ha ceduto (in realtà manca ancora l'ufficialità) i soli Kim e Ndombele. Forse partirà Zielinski, ipotesi percorribile anche per Lozano. L'Inter ha ceduto Dzeko, Skriniar, Lukaku, Brozovic, Handanovic, probabilmente Onana. Il Milan Tonali e Ibra che si è ritirato. La Juventus Di Maria e Cuadrado, forse Vlahovic.

Gli acquisti sono: Bissek, Frattesi e Thuram per i nerazzurri di Milano, Pulisic e Loftus Cheek per i diavoli, Weah per la Juventus. Il Napoli è fermo a zero acquisti, perché è fermo a una sola cessione. A meno che i succitati acquisti non si rivelino dei fenomeni assoluti (cosa difficile), pare francamente improbabile che le tre possano aver recuperato la bellezza di venti punti sul Napoli.

Eppure per il racconto del calciomercato ciò è già avvenuto. Perché nella desolazione della Serie A - ridotta quasi ad un torneo parrocchiale da gestioni ignominiose, leggi obsolete, mancanza assoluta di coraggio, perenne conflitto di interessi - solo il Napoli ha la spocchia di cacciare il petto in fuori, presentare la maglia nuova su una nave da crociera e potersi permettere di mettere in tribuna calciatori sotto contratto. Soprattutto, può dire al patron del PSG che "se vogliono Osimhen devono portare il duecentino". Roba da fantascienza pura, frutto di una gestione illuminata, coraggiosa, impopolare, al passo coi trend europei senza guardare minimamente alle faccende italiche.

Eppure sarebbe così infinitamente onesto dire e ribadire di guardare il Napoli per cercare di salvare il calcio italiano. No, gli occhi sono sempre e solo puntati verso nord. Il che non è un dramma, anzi. È un vantaggio perché il Napoli ha imparato anche a convivere con questa mancanza di considerazione. Ne ha fatto una delle sue forze. Perché aprire i giornali, sfogliarli, così come tanti siti online che si occupano di pallone, e leggere che il Napoli sta smantellando una rosa mentre le altre si stanno rinforzando non è opinare con mera incompetenza: è pura malafede. Probabilmente entrambe le cose. Perché per essere in malafede devi per forza di cose essere incompetente. E viceversa.

Ma i risultati che si raggiungevano prima - con una platea pressoché scettica - oggi non sono più visibili. Era facile, del resto. Si lanciava una notizia, la gente ci credeva e la contestazione partiva. Oggi no. Oggi addirittura si difende la scelta del nuovo sconosciuto DS. Si accoglie il nuovo allenatore al pari di un Rinus Michels e ci accinge a salutare l'eventuale acquisto di Faraoni come il miglior terzino di riserva d'Europa. È il potere dello scudetto. E così noti che alcuni esperti di mercato criticano una scelta a fine giugno salvo poi esaltarla a metà luglio. Vomitano sull’operato della società e dopo 15 giorni la prendono a modello. Parlano della insostituibilità di Kim e invece scopri che è facilmente rimpiazzabile. Quando si sono resi conto di non trovare praterie nella pancia del tifo fanno retromarcia. E poi ci sta pure il fatto della totale impenetrabilità del Napoli e vedi solo un vento di notizie che vanno, appunto, a vento.

La verità è una e incontrovertibile. Il Napoli ad oggi parte favorito per la vittoria del campionato. Lo sanno tutti, addetti e non. Ma il mercato è ancora lungo, le altre hanno tutto il tempo di recuperare. Sempre con un occhio alla minaccia araba che può arricchire i club italiani per validissimi calciatori che passeranno per scartine. Il racconto del calciomercato è davvero esilarante. A tratti - almeno per noi - di stucchevole comicità.