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Antonio Conte
Antonio Conte

C’è una parola che ha segnato l‘ultima conferenza di Antonio Conte: delusione.

Getta, ancor più delle laconiche frasi “il calciatore ha chiesto di essere ceduto”, una cortina di cemento armato sulla narrazione del caso Kvaratskhelia. Separando cioè le congetture, la coazione a ripetere vecchi stilemi offensivamente andanti, dalla fredda realtà.

Quello di Kvara è un caso che può essere raccontato con l’apologetica - il figlio ingrato, il Dio danaro, la ritorsione nei confronti di chi non riconosce un premio allo studente più meritevole - scadendo però, è inevitabile, nel riciclo di frasi stantie, superficiali e mal supportate dai fatti.
Oppure con la fredda realtà. Conte si conferma, su questo aspetto, quello che per brevità chiameremo cruda realtà, un gigante. Raccontando di sè, a noi e al mondo intero, il rammarico di aver parlato al vento.

Il tradimento di Kvaratskhelia: lo spogliatoio

McTominay, Lukaku, Kvaratskhelia
McTominay, Lukaku, Kvaratskhelia che festeggiano

Non confonderò mai morale e cronaca: perché è esercizio intimo, roba da non mischiare con il conformismo di un sistema valoriale che inevitabilmente varia da persona a persona.

Ma il calcio ha le sue regole, talvolta grossolane e antiche, ma architravi di una baracca che sennò crollerebbe di fronte alle troppe lusinghe e alla sostanziale abnegazione al profitto.

Una di queste, quella che Kvara ha deciso di violare, è la sacralità dello spogliatoio: il patto firmato col sudore quotidiano di guidare tutti verso la stessa rotta, quale che siano i venti, le avversità e i pericoli.

Kvara chiede di essere ceduto da un Napoli primo in classifica. In piena lotta per lo scudetto. Senza una logica che giustifichi la sua propensione se non il pensiero, latente ma persistente, di aver esaurito il proprio ciclo. E di meritare ingaggi, dimensioni e latitudini diverse.

Non migliori: ad oggi, anche fuor dall’ombelico del nostro endemico meridionalismo, non è Parigi in assoluto un livello da non meritare dubbi o perplessità. Certo, dovessero essere confermate le cifre di partenza, al georgiano saranno corrisposti bei quattrini, quasi il doppio di quanto offerto dal Napoli.

Ma, ovviamente, non è questo il punto. Perché chi ti offre oggi 11 all’anno difficilmente cambia idea sei mesi dopo. E allora, quella che sembrerebbe una scelta sensata - resto fino alla fine dell’anno, stiamo lottando per vincere ancora una volta - non passa nell’anticamera del cervello perché è proprio la permanenza qui a non essere sul tavolo.

Il tradimento di Kvaratskhelia: Antonio Conte

Antonio Conte e Khvicha Kvaratskhelia
Antonio Conte e Khvicha Kvaratskhelia

Credo che in 30 anni che seguo il calcio raramente ho visto tradire così platealmente le aspettative di un allenatore come ha fatto Kvaratskhelia. Raramente ho sentito una simile ammissione di impotenza come quella di Conte al quale, sono certo, questo episodio darà una carica emozionale ancora più alta rispetto all’orizzonte dell’impresa storica che pian piano sta provando a costruire.

Conte è a Napoli anche per questo: pochi altri al mondo sarebbero venuti in conferenza stampa a dire la verità, tradendo appunto delusione ma anche barra dritta.

Per assurdo, l’elaborazione di un addio così importante si è spenta nel giro di qualche frase. Lasciando, nella chiosa finale, paradossalmente ottimismo: il Napoli che non è tappa ma meta, a ben vedere, è la nostra assicurazione per il futuro.


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