Anche se ti contraddistingui come l’idolo delle masse, mostrando la tua genuinità e il tuo candido sorriso non puoi permetterti di sbagliare. E non conta più di tanto se risulti un simbolo o una mascotte per il tuo paese, se rivesti il ruolo di calciatore più amato la platea impone che tu sia leader sempre. Sfogarti è da perdenti e finire sotto processo è un attimo.

È toccato un paio di settimane fa a Kim Minjae. Sì, anche un guerriero come lui non può concedersi pause o distrazioni. Colpevole, in base al giudizio dei suoi fan del poco attaccamento alla maglia della nazionale coreana, reo, e vittima, del suo istinto che lo ha indotto, al termine della gara amichevole persa a Seoul per 2-1 contro l'Uruguay, nel manifestare il suo dissenso dopo un volo transoceanico per il doppio impegno della nazionale coreana proprio nel bel mezzo del periodo clou della stagione agonistica.

Sono stanco, per il momento voglio concentrarmi solo sul mio club, piuttosto che sulla Nazionale.

Le polemiche sono impazzate ovunque, dai media locali ai social le critiche suscitate dei supporters della nazionale rossoblu hanno destato clamore per lo stupore del calciatore napoletano.

Il colosso di Tongyeong sin dall’età dello sviluppo gli è stato consegnato il soprannome di the Monster, ma solo per la sua prestanza fisica, e le relative performance elargite sotto la guida dello zio, suo personal trainer, ma si è sempre contraddistinto come un ragazzo dal cuore d’oro. Infatti, nel 2021 è stato nominato Ambiasciatore della Purme Foundation, la quale si occupa della riabilitazione dei bambini con disabilità e dell'indipendenza dei giovani con disabilità, donando 50 milioni di won, circa 40.000 euro, per l'organizzazione no-profit. Un ragazzo buono e particolarmente sensibile, al punto tale da essersi reso conto di aver rammaricato i suoi tifosi per una dichiarazione impulsiva e coniata da uno stress psico-fisico che lo ha messo alla prova per l’intera stagione (passaggio dalla Turchia all’Italia per il cambio squadra, mondiali invernali in Qatar, ritorno in Italia e viaggio in Corea per le due gare ufficiali con la sua Nazionale nel periodo più critico da affrontare con il suo club di appartenenza) ha rilasciato sui social le sue scuse e il suo dispiacere per aver recato dispiacere e malumore.

Sono crollato mentalmente e ho avuto uno sfogo. Mi scuso ancora e chiedo ai tifosi di sostenerci sempre.

Non è anomalo che la statistica infortuni abbia un’incidenza così rilevante proprio ai postumi degli impegni con le rispettive nazionali. Anzi, direi tutt’altro, perché i repentini cambi climatici e le superfici non perfettamente omogenee sollecitano in maniera contigua la muscolatura di un’atleta. Lo stress comporta tensione muscolare, sia in fase acuta che in quella cronica e, consequenzialmente, questa può bloccare lo stato di benessere. La fase iniziale del processo infiammatorio interessa la muscolatura volontaria, il muscolo rimane contratto non avendo più l'energia per espandersi. Non solo, un gruppo di muscoli in tensione esercita un'influenza su altri muscoli, sia per un fattore muscolare (biomeccanico) che nervoso (i neuroni eccitati spronano, allo stesso modo, quelli circostanti). Questo processo comporta l’alterazione posturale che, a sua volta - attraverso la rete di tensegrità, formata dal sistema connettivale - interesserà tutto l'organismo e sarà in grado di generare, col tempo, innumerevoli disfunzioni muscolo-scheletriche, nonché organiche.

Lo sfogo avuto da Kim è più che legittimo, perché è alquanto insensato mettere a rischio l’integrità fisica - e psichica - dei calciatori nella fase finale di una stagione che li vincola a rivestire il ruolo da protagonisti. Gli infortuni ad Osimhen, Olivera sono figli di altalenanti stimolazioni muscolari dovuta alle alture sud americane che alle disomogenee superfici dei campi africani. E, ad essere del tutto sinceri, anche le consumate condizioni del terreno di gioco del Via del Mare di Lecce ha contribuito all’ennesima defezione in casa Napoli ai danni di Giovanni Simeone.

Non si vuol classificare gli impegni della nazionale in second’ordine, ma è anche giusto tutelare chi mette a busta paga i calciatori. Se l’idea di ritagliarsi un mese intero per lo svolgimento di un campionato mondiale soddisfacendo le esigenze - e le provvigioni - del Dio Denaro, perché non calendarizzarla e renderla una ricorrenza annuale per le nazionali. Un mese per le nazionali con dirittura d’arrivo a ridosso della sosta natalizia. Dalle 5 alle 6 partite utili per qualificazioni mondiali, europee Nations League e quant’altro e vi togliete il pensiero: Fifa e Leghe di tutta Europa. Un impegno serio e dovizioso, con la giusta concentrazione e unione d’intenti. Tra novembre e dicembre, come quest’anno, ognuno avrebbe i suoi tempi di gestione e non sarebbe costretto a ripetuti voli extra oceanici dai tempi ristretti e dalla folle tensione di mettere a repentaglio l’intera programmazione dei club, consentendo alla parte più calda della stagione di decidere gloria e futuro dei beniamini di questo sport.