La riapertura del settore ospiti per i supporters azzurri, a due mesi dai vandalici scontri che trasformarono l’autostrada del sole in un campo di battaglia, con ultras romani e napoletani a fronteggiarsi incuranti dell’incolumità degli ignari automobilisti che - per loro sfortuna - si trovavano a transitare in quel momento, coincide con attimi di tensione all’esterno dell’Olimpico di Torino. Decine quelli sprovvisti di biglietto che hanno provato a forzare i controlli, ritardando o addirittura impedendo l’ingresso a coloro che ne erano muniti.

Si segnalano, infatti, casi di biglietti duplicati, con i reali possessori bloccati al tornello e costretti a rinunciare al match, magari dopo aver affrontato un viaggio di centinaia di chilometri per seguire la squadra fin nel capoluogo piemontese.

Non è la prima volta che siamo costretti ad assistere a certe scene e ci sembra assurdo dover rimarcare, per l’ennesima volta, le continue ingiustizie e i soprusi a cui la parte sana della tifoseria azzurra deve sottostare. A tal proposito è recente la notizia di un maxi blitz delle forze dell'ordine proprio in merito agli incidenti di gennaio. Gli agenti della Digos hanno dato luogo a perquisizioni per 33 soggetti, 12 napoletani, riconosciuti a vario titolo colpevoli del gravissimo episodio di violenza.

E’ per questo che da anni la società ha deciso di tagliare completamente i legami con queste figure, simbolo di un calcio che non appartiene alla visione di Aurelio De Laurentiis, il quale, in più di un’occasione, ha rimarcato la necessità di uno stadio sano, privo di violenza, dove poter portare le famiglie e vivere una giornata di sincera aggregazione e sport. Proprio la richiesta di leggi sul modello inglese ha acuito la frizione tra club e Ultras, con questi ultimi che da oltre una decade conducono una battaglia a colpi di slogan, cori e striscioni contro quella società che oggi permette loro di essere squadra ammirata in tutta Europa. Anche Gravina, presidente della Figc, in una lunga intervista a Il Mattino ha parlato della necessità di strumenti legislativi che permettano di punire severamente chi si macchia di atti di violenza. Parole dettate dalla paura di possibili nuovi scontri tra le strade di Napoli in occasione della sfida per le qualificazioni ad Euro 2024 tra Italia ed Inghilterra che gli uomini del CT Mancini affronteranno il giovedì 23 marzo.

“Il casino lo facciano a casa loro”, queste le parole del Presidente in una delle recenti interviste, a rimarcare che non c’è nessuna apertura al dialogo con chi fa della violenza il proprio credo e che il Napoli continuerà la sua battaglia per emarginare tutti coloro che imperterriti proveranno a fare del Maradona e i suoi dintorni una zona franca per abusarne impunemente.

Ed ecco che alla richiesta di una fan zone dedicata ai gruppi delle due curve, De Laurentiis ha risposto con una normativa d’uso dell’impianto sempre più stringente che ad ogni partita permetta di individuare e punire col Daspo i protagonisti che si renderanno colpevoli dei più disparati reati.

Qualcuno ha addirittura chiesto “benevolenza” per gli Ultras, rivendicando la necessità di avere uno stadio caldo e che canti a sostegno della squadra in campo, ma visti i risultati degli uomini di Spalletti direi che si può fare a meno di megafoni e tamburi.

I sacrifici del mondo Ultras, quante volte abbiamo dovuto sorbirci questa frase, usata a sproposito per appropriare di - non si sa il perché - cotanta autorità poche centinaia di persone. Il sacrificio comporta fatica, comporta rinunce, magari quelle che fanno un padre o una madre per i propri figli, ma di quali sacrifici parliamo esattamente per chi va a guardare una partita di calcio? Avete mai sentito un fan di qualche cantante parlare di sacrificio quando va ad un concerto? Anche io ogni anno assisto a quasi tutte le partite, girando l’Italia, investendo tempo e denaro, ma non per questo lo considero un sacrificio. Magari è un privilegio, cioè quello di poter essere accanto alla propria squadra del cuore e lo faccio pagando sempre il biglietto e non accalcandomi ai tornelli e minacciando disordini, pagandomi da mangiare e non vandalizzando gli autogrill, avendo rispetto per la città che ci ospita e non devastandola.

Dalle indagini della DIA, la direzione investigativa anti-mafia, risulta che alcuni dei gruppi Ultras è riconducibile ai clan della camorra, con diversi elementi pluripregiudicati legati da un unico filo rosso a dinamiche da stadio e criminali.

Siamo consapevoli che certe dinamiche non siano esclusive di Napoli e che quello degli ultras è una piaga che affligge non solo l’Italia, ma il mondo intero, con le società spesso vittime del ricatto dei loro stessi tifosi e le varie nazioni che non riescono o non vogliono trovare una soluzione che sia definitiva e che permetta di restituire il calcio a chi condivide esclusivamente principi etici e sportivi.

Per questo bisogna essere orgogliosi della SSC Napoli e dei suoi rappresentanti, non per i meravigliosi risultati che stanno ottenendo in campo, piuttosto per la fermezza con cui combattono da sempre a sostegno della parte sana del tifo napoletano, difendendo con i fatti e non a chiacchiere l’immagine della città nel mondo. E questo per chi ama Napoli e il Napoli, vale più di uno scudetto.