Chiunque abbia giocato a calcio lo ha fatto quasi sicuramente per la prima volta per strada. Dunque sa bene che la porta quasi sempre veniva realizzata con un paio di pali raccattati alla bell'e meglio – magari due zainetti – o, se sulla spiaggia, un paio di ciabatte. La traversa? Il cielo stellato per chi attaccava. L'altezza del portiere per chi difendeva. Quando la palla superava la linea immaginaria della porta, poi, non c'era una rete a contenerla e quindi continuava a rotolare, rotolare, rotolare...

Immagino avrà iniziato così anche Gianluigi Buffon, che poi di strada ne ha fatta tanta, sui campi di calcio. Fino ad arrivare all'intervista odierna concessa a La Stampa, dove in merito ai guai giudiziari della sua Juventus, fornisce un'interpretazione della vicenda legata a doppio filo con la dicotomia Potere vs Anti-Potere. Ho pensato di approfondire questo pensiero con un paio di esempi storici.

Buffon simbolo dell'Anti-Potere

Il primo risale al 25 febbraio del 2011.

In quel caso il Potere era rappresentato dal Milan campione in carica, o se volete dalla gravità che fa entrare la palla oltre la linea, come chiaro praticamente a chiunque abbia visto quel Milan - Juventus, tranne la terna arbitrale.

Quel giorno Buffon, da fiero prode dell’Ant-Potere si oppose a tutto ciò che regolava in quel momento il Calcio italiano: il Milan, Ibrahimovic che non perdeva mai un campionato, Allegri, la gravità, la giustizia, il regolamento, l’etica. Decise dunque di non rivelare che – sì – la palla aveva oltrepassato la linea di porta. E non di poco.

Il secondo esempio: 11 aprile 2018.

Dopo 90 minuti memorabili, la Juventus è a una manciata di istanti dal giocarsi la qualificazione al turno successivo di Champions ai tempi supplementari contro il Real Madrid quando il compagno di squadra di Buffon, Medhi Benatia travolge Lucas Vasquez, regalando un calcio di rigore che Cristiano Ronaldo trasforma spedendo la Juve fuori dalla competizione. Buffon non poté nemmeno provare a pararlo quel rigore, perché poco prima si era fatto espellere in seguito alle sue reiterate proteste anti-Sistema.

Il Potere in questione in quel caso era il Calcio europeo, il Real Madrid e l’arbitro inglese Oliver. Quello con il bidone dell’immondizia al posto del cuore.

E lui, il prode Gianluigi, ancora una volta si autoproclamò come il simbolo dell’Anti-Potere, che non accetta la decisione del giudice di campo, sommergendolo di insulti ed acrimonia anche davanti ai microfoni.

Oggi, Buffon, nell'intervista concessa a La Stampa, ha deciso invece di ammettere quello che tutti abbiamo sempre pensato: non è vero, signori miei. Non è mai stato un alfiere dell’Anti-Potere. Ma che credevate?

Buffon: il Portiere del Potere

Tutt’altro, lui è sempre stato l’estremo baluardo del Potere e di tutto ciò che esso rappresenta: l’arroganza dell’esercitarlo, l'incapacità di riconoscerne i limiti e infine l’impunità nel difenderlo, facendo sfregio di tutte le regole tranne una: le regole si devono plasmare secondo le proprie necessità. Fino alla Vittoria. O fino alla lamentela, a seconda se hai vinto o hai perso.

Attenzione, il vittimismo recente di Buffon ha una radice ideologica profondamente diversa da quello del quale spesso anche noi tifosi del Napoli veniamo tacciati. Sarà bene chiarirlo.

Anche noi, come Buffon, sappiamo bene che esiste un Potere e abbiamo sempre provato a combatterlo con le nostre armi. E spesso abbiamo combattuto sapendo in cuor nostro che fosse una battaglia persa. La differenza è che Buffon, e la Juventus, come tutti coloro che hanno sempre vissuto dentro il Palazzo, per usare un’analogia cara anche agli ormai estinti Sarristi, sanno ragionare solo in un modo: se perdo è perché c’è uno più potente di me. Non lo dichiarano ad alta voce chiaramente, non prima di quest'intervista, ma è il modo con il quale ragionano i potenti, quelli veri. Non c’è spazio per la giustizia o le regole da rispettare.

Esercitare il Potere è l’unica cosa che conta

Noi, a differenza loro, siamo abituati ai soprusi come tutti i perdenti nati, ma conosciamo meglio come va il mondo qui fuori e abbiamo sempre conservato una speranza: sappiamo che chi è abituato al Potere non si accontenta mai e, prima o poi, diventa talmente arrogante da non comprendere che anche per il Potere c’è un limite, oltre il quale la Storia – ma a noi piace chiamarla Giustizia –  ti punisce.

Esattamente come è accaduto nel calcio italiano 17 anni fa. Esattamente come dovrà accadere di nuovo a breve.

Buffon, che di scivoloni sulla Storia ne ha già compiuti tanti in passato, evidentemente non lo ha mai capito. E non lo capirà mai.

E quindi continuerà a difendere la Porta del Potere, senza accorgersi che, alle sue spalle, non c'è più una rete di protezione, ma solo uno spazio vuoto dove la palla continuerà a rotolare, rotolare, rotolare...