Il day after della prima conferenza stampa di Rudi Garcia da allenatore del Napoli registra una serie incoraggiante di feedback positivi. Persino i delusi dalla scelta di Aurelio De Laurentiis hanno apprezzato la positività e l'ambizione mostrata dal tecnico francese. Il campo parlerà, come ogni anno, e ci dirà tutto quello che c'è da sapere sulla scelta del successore di Spalletti. Sul livello della stampa locale, invece, sappiamo già tutto.

Salvo buona pace di qualcuno, chi si occupa di raccontare le cose azzurre è rimasto a un livello che con quello raggiunto dal Napoli non ha nulla a che fare. Imbottigliandosi nel mood dell'inciucio, si è persa la capacità di analisi delle cose di campo e anche - perché no - delle vicende economiche, che ormai vanno di pari passo con il reparto tecnico. Nel tentativo di alimentare le pulsioni intestine del sogno a tutti i costi e l'irrazionalità dei tifosi come dogma di un corretto approccio al calcio si è persa la mano nel fare quello che dovrebbe essere il ruolo primordiale della stampa che, da un lato, dovrebbe portare il suo contributo alla formazione culturale dei lettori e dall’altro alimentare una curiosità costruttiva, volta alla comprensione delle dinamiche che alimentano il movimento calcistico moderno.

I social, in realtà, hanno stritolato i media. Il caldo abbraccio dei click ha presentato il conto in termini di credibilità e soprattutto in termini di allenamento alla professione. Rincorrere l'effimero per avere riscontri lampo ti lascia impreparato quando poi si presenta l’occasione di fare bene quello che serve alla collettività.

La conferenza stampa di Rudi Garcia è sembrata un’intervista degna di un qualsiasi Pomeriggio Mediaset. Temi scontati, nessuna ricerca dell’approfondimento, nessuna curiosità tattica. Nessuno spunto interessante, fatta eccezione per le uniche due domande di spessore provenienti da testate transalpine.

In un clima del genere, sembrava che da un momento all’altro qualcuno potesse chiedere se il nuovo tecnico del Napoli preferisse la baguette o il pane cafone.

Alla fine la conferenza stampa ha preso forma perché le notizie principali sono uscite in maniera autonoma dalla bocca dei protagonisti. Forse la scelta della società di affidarsi all’anzianità non paga e anzi, diventa un’arma a doppio taglio. È auspicabile che così come fatto con la rosa la scorsa estate, il club svecchi anche la platea che da troppo tempo racconta, male, la storia del Napoli più gigante della storia.