Ciao Zielinski: ti prometto che cresceremo
"Addio Zielinski: con perdere la trebisonda s'intende il perdere il controllo, l'essere confusi e disorientati"
Note, A53 di Tommaso. 15/06/2024.
Non lo so. La verità è che non lo so.
Ti sei mai presentato ad un'interrogazione senza aver nulla da dire? Ad un esame senza aver studiato? A lavoro senza aver dormito? Ad un pranzo di famiglia con gli occhiali da Sole volti a coprire quegli occhi che dal canto loro avrebbero tempo e modo di raccontare ciò che hai fatto (e ciò che non hai fatto) la sera prima?
Non prendermi in giro, guardami negli occhi. Anche se non puoi farlo, immaginali.
Le hai fatte tutte o quasi, non rammaricartene: hai vissuto. E a differenza mia, quando avrai dei figli o se ne hai già, custodirai il privilegio d'un ricordo intimo e soggettivo. E sarai credibile quando gli raccomanderai di non alzare il gomito. Nessuna fotografia custodirà l'impeto d'un momento che è lì, tracagnotto e spensierato, a dimenarsi nel cassetto dei tuoi ricordi più balordi.
La mia generazione, invece, di foto ne scatta tante. In preda ad una vitrea fobia di perdere coscienza di momenti che diventano storia sin dal loro compiersi, cerchiamo brandelli d'anima nell'opacità di qualche pixel.
Ecco, forse ora so cosa voglio dirti.
Puoi continuare a leggere senza incappare in ulteriori seghe mentali. Magari t'ho pure concesso il lusso di qualche ricordo felice, no?
Zielinski arriva a Napoli
"Il talento è un carcere a vita"
Salmo, Cabriolet.
Occhi cerulei, sguardo schivo e imbarazzato. Titubante nell'arrivo, nelle movenze e nell'interazione sociale. Non esattamente l'archetipo di supereroe che un bambino di nove anni sceglie di idolatrare, specialmente se il ragazzo in questione è chiamato addirittura al paragone con "Ammsìk", signore incontrastato del centrocampo, delle barberie e degli occhietti lucidi di ogni piccolo sognatore della zona.
Se una prima stagione fatta d'integrazione in un sistema perfetto lo rese degno di considerazione, fu l'inizio della seguente a consacrare l'imprinting assoluto.
27/08/2017. Il Napoli ospita l'Atalanta di Gasperini, solito ago della bilancia per gli obiettivi della squadra azzurra.
La Dea fa la partita e chiude il primo tempo sullo 0-1. E le sta pure stretto eh.
Minuto 56', calcio d'angolo, palla messa fuori dalla retroguardia atalantina. Zielinski ha un uomo addosso, gli avversari stanno salendo.
Tentare uno stop significherebbe perdere un tempo di gioco ed esporsi all'aggressione dell'uomo in pressione. Un giocatore saggio calcerebbe a occhi chiusi, evitando il contrattacco. Un giocatore di livello, potrebbe tentare un difficile appoggio volante.
C'è della genialità, però, nel numero 20 polacco. E se un talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire, un genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere.
Controllo di petto orientato, avversario mandato fuori tempo.
Fugace contatto visivo con il ragnetto che tranquillo intendeva arabescare la sua tela lì dove s'incrociano i pali.
Collo esterno che parte sospeso in aria.
Vien giù quello che fu il San Paolo, la foga agonistica d'una squadra che azzannò quella partita, il povero ragno che - eccallà - era pronto a gustarsi l'ennesima zanzara d'un'afosa giornata estiva. Vengon giù proprio tutti. Tutti tranne lui. Impassibile, accetta di buon grado lo scappellotto di Capitan Hamsik e torna a centrocampo. Tutto nella norma se il Padre Eterno t'ha dato un bacino più o meno delicato come quel collo esterno prima di mandarti giù tra i vivi.
E non so se fu quel controllo di petto o quegli istanti direttamente successivi alla rete. Ma quel giorno, Piotr Zielinski, entrò nel mio cuore. Sarà perché un po' c'avevo visto le mie tendenze caratteriali, la tendenza a far sembrar facile ciò che è difficile e al farmi cascare le braccia dinanzi alle amenità.
E come ogni amore estivo, sarebbe diventato una storia da raccontare.
Questo però a dieci anni e con la quinta elementare da affrontare non potevo saperlo. Sapevo soltanto che finalmente anch'io avevo un "giocatore preferito".
Zielinski discontinuo
"Il Napoli deve costruire attorno a Zielinski"
Jurgen Klopp.
Ti capita mai di guardarti allo specchio in doccia e ripensare a discussioni avute durante la giornata rielaborando risposte e conclusioni?
Tranquillo, non sei mica pazzo. Io ho cominciato a farlo proprio in una delle mille guerre combattute al fianco immaginario di quel numero 20 che pian piano stava diventando uomo con la casacca azzurra. Non capivo come si potesse criticare qualcuno che ad ogni tocco del pallone t'avrebbe tenuto col fiato sospeso, anzi, ancor prima che lo toccasse. E ti dirò di più: tra sette giorni di anni ne faccio diciassette e questo era uno dei miei ultimi trasduttori per l'elettroshock dei dolci ricordi d'infanzia.
Non l'ho mai capito e non lo capirò mai. In un calcio all'insegna dell'ordine e della disciplina, dell'atletismo e degli automatismi, abbiamo avuto sotto gli occhi una delle ultime variabili impazzite. L'empatia di chi è cresciuto condividendo casa sua con dei bambini orfani e tuttora non fa mancare loro la sua presenza, la sensibilità mentale ancor prima che fisica per permettersi un certo livello di giocate, di calcio, d'intelligenza. Piotr è un giocatore diverso, divisivo. E chi l'ha osteggiato, ha sempre avuto sotto gli occhi le sue prestazioni straordinarie. Perché la verità è che Napoli, a Zielinski, ha sempre chiesto qualcosa in più che spesso era nelle sue corde. Non gli ha mai perdonato la sufficienza.
Manifesto del suo talento il primo controllo, quando ben innescato il migliore al mondo. Vedasi l'assist per Mertens in Napoli-Lazio 5-2 2020-2021.
Quell'anno frequentavo la terza media. Dopo quell'assist, pensai tra me e me che un giorno avremmo vinto lo Scudetto grazie ad una delle sue finte. E a pensarci un solenne brivido miete la mia epidermide.
Ora veniamo al dunque: la frase sopracitata fu proferita dal tecnico del Liverpool prima di una sfida di Champions, in data 7 settembre 2022. Il Napoli, reduce da due scialbi pareggi con Fiorentina e Lecce, è chiamato all'impresa contro la squadra vicecampione d'Europa. Klopp, come molti altri allenatori nel corso degli anni, cita il polacco in conferenza stampa.
4-1, Zielinski sarà l'uomo partita di quella gara. Due gol e un assist, non lo prendono neanche per lo scambio delle magliette.
Sta nascendo il Napoli Campione d'Italia.
Buona fortuna, Zielo
"Al liceo c'andavo senza aver dormito"
Kid Yugi, Il ferro di Cechov.
Papà m'ha sempre detto che poi da grande t'abitui, che non t'affezioni, che fai ciao con la manina senza voltarti a guardare che chi saluti stia imboccando la via di casa. Però io, prima di quella maledetta giornata d'agosto, non m'ero davvero mai affezionato a nessuno. Mi piacevano tutti, dicevo ai miei amici. Poi sarà stato che da Zielinski s'aspettavano che salvasse il mondo, che vincesse il Premio Nobel, l'Oscar come miglior attore e come miglior attore non protagonista al contempo, che rinnovasse alla metà di quanto pattuito per una questione "d'amore" o andare in Arabia per rimpinguare le casse di chi l'ha dipinto come un traditore. Sarà perché pareva che Zielinski avesse il potenziale per risolvere ogni situazione scomoda, il piccone d'argento per trovare la luce in fondo al tunnel e pareva anche che lo sapesse, ma che non ci credesse abbastanza. E ho sentito il bisogno intrinseco di combattere per la sua causa.
Ma non riuscirà mai ad essere un giocatore normale, per me. E non dovrebbe esserlo neanche per te. Perché so che steso a terra, stremato sul prato dell'Allianz Stadium, c'eri anche tu. A strabuzzare gli occhi dopo la finta con imbucata che permette a Simeone di sancire il +11 nella vittoria contro la Roma non ero il solo beato e strabiliato.
E nei suoi frammenti d'esistenza vissuta con l'ombra d'un talento troppo ingombrante per una persona così sensibile, c'ho rivisto per intero la mia. E gliene sarò grato in eterno.
Quella disputata contro la Francia è stata la sua ultima gara da tesserato del Napoli. E questa volta anche la puzza di plastica bruciata che subentra dal balcone sembra essere inodore.
Zielù, le nostre strade si separano, ma, per favore, troviamo il tempo per crescere. Senza essere più vittime di noi stessi. Se tu smetti di trattare il pallone come se non ne fossi il naturale padrone io smetto d'andare a letto alle quattro, per poi entrare a scuola da fantoccio della caffeina.
Se tu togli quel c... di piede dal freno, in un ambiente più consono alle tue qualità, ti giuro che comincio a farlo anch'io.
Ciao Piotr Zielinski, miglior assistman del Napoli Campione d'Italia, settimo giocatore più presente della storia del club con 360 presenze.
Tutto il resto è noia.