Il ritiro di Castel di Sangro volge al termine e l'anno calcistico, di conseguenza, sta per cominciare.

Il Maradona ospiterà la prima gara ufficiale del Napoli targato Antonio Conte, in Coppa Italia contro il Modena. E i ritiri, a quello abbruzzese si aggiunge anche quello di Dimaro, hanno dato delle indicazioni.

Tutto bene fino all'amichevole contro gli spagnoli del Girona. Gli azzurri non hanno visto palla, inutile girarci intorno. La gara contro i rossi di Miguel Angel Sanchez Munoz, allenatore bravissimo ed in rampa di lancio, ha mostrato le lacune ormai evidenti degli uomini di Conte.

Urgono la punta che succederà a Victor Osimhen, l'esterno destro del centrocampo a 4 (visto che Giovanni Di Lorenzo ha sempre giocato nei 3 dietro), preferibilmente un uomo accanto a Kvicha Kvaratskhelia che abbia tanti gol nelle corde e infine un paio di centrocampisti che completino l'organico.

Ci sono dei dettagli che, in realtà, lascerebbero pensare. Alex Meret, Amir Rahmani, Giovanni Di Lorenzo, Stanislav Lobotka, Frank Anguissa, Khicha Kvaratskhelia e Matteo Politano sono gli stessi calciatori di 2 anni fa e anche del campionato scorso. L’unica differenza è che hanno cambiato ruolo e dettame tattico.

Le domande sono molteplici: se il Napoli non aveva intenzione di rivoluzionare, come mai ha preferito cambiare schema? Siamo sicuri che questi calciatori possono essere recuperati dalle macerie dello scorso anno? Siamo tranquilli sul fatto che questi ragazzi abbiano nel DNA la qualità, vecchia come è vecchio questo sport, di saper soffrire? Perché il Napoli, storicamente, non sa soffrire. Deve dominare la gara. È costretto a farlo. Se subisce l'avversario, caccia fuori tutti i limiti di questo mondo.

In sostanza, il Napoli deve sempre fare la partita e mai subirla. Riuscirà il tecnico leccese a far entrare nella testa dei ragazzi quella qualità così perdutamente bella e purtroppo accantonata che si chiama Sacrificio? Che fa il paio con Lotta, Attesa, Unione? Vedremo. Certo la patata è bollente e servono calciatori nuovi.

Alla fine del mercato parleremo di rivoluzione o di restaurazione? Per chi scrive non vi sono dubbi. Non ci sono altre opzioni rispetto alla prima. Ai posteri l'ardua sentenza.

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