Spalletti vs Pioli: perché tanta fatica?
Dopo la faticosa vittoria in trasferta dei partenopei sul campo del Lecce, è già tempo di vigilia europea, nella giornata di domani infatti il Napoli affronterà il Milan in uno scenario storico per gli azzurri, per la prima volta sono tra le migliori otto squadre d’Europa, e avranno l’opportunità di giocare per un posto in semifinale di Champions League in un doppio confronto sulla carta alla pari tra le due formazioni.
Se finora il Napoli ha dimostrato superiorità ma soprattutto continuità per l’intera stagione, al contrario ha fatto il Milan, che ha alternato picchi qualitativamente molto alti a rumorose cadute, il fattore psicologico avrà un ruolo da protagonista, entrambe visto il lato di tabellone dove sono state sorteggiate sanno di avere una chance difficilmente ripetibile, e chissà che la pesante sconfitta subita dagli azzurri in casa nell’ultimo confronto (0-4) possa mettere sotto pressione la squadra di Pioli, ora con i favori del pronostico (anche date le defezioni offensive del Napoli).
Ad oggi, però, il dato di fatto e la costante che ha accompagnato le quattro sfide tra Napoli e Milan nell’era Spalletti è la grande difficoltà tattica degli azzurri, infatti nonostante i precedenti, che ad oggi dicono 2-2, con il Milan vincente sempre al Maradona, e il Napoli a San Siro, le partite hanno tendenzialmente avuto un unico padrone in campo, e lo si può notare anche dal dato degli xG, che serve proprio a calcolare i gol che una squadra può realizzare in base alle occasioni create e alla pericolosità offensiva.
Dato curioso se consideriamo le prestazioni azzurre negli ultimi due anni sotto la gestione Spalletti, il Milan, almeno in Italia, è l’unica squadra infatti che riesce a mettere in grande difficoltà il Napoli, sotto il piano tattico e fisico, le due vittorie arrivarono in due gare giocate meglio dai rossoneri, con il Napoli mai padrone del campo. Se andiamo a vedere gli ultimi 4 match giocati, il dato sugli xG è sempre superiore per la squadra di Pioli, ci sono più fattori da considerare per provare a dare una spiegazione a questa statistica e al dominio territoriale assunto dal Milan nelle sfide agli azzurri.
Innanzitutto, sembra banale dirlo, ma l’assenza di Osimhen è un fattore, e pesa troppo per il Napoli non poterlo schierare dal primo minuto, soprattutto in gare con un ritmo e una fisicità così elevata. Nei precedenti, considerando sempre la gestione Spalletti-Pioli, solamente in una partita il Napoli ha avuto a disposizione il suo attaccante titolare, ed è stato nella sconfitta interna (0-1) nel girone di ritorno della scorsa stagione. Non un caso se in quella occasione, nonostante il risultato, sia stata probabilmente la partita più equilibrata degli ultimi quattro confronti, infatti nonostante gli xG superiori (1.18), il Milan, soprattutto nell’ultima mezz’ora, si fece schiacciare dal pressing avversario e fece grande fatica a creare occasioni in ripartenza, lo dimostrano i pochi palloni passati dai piedi di Tonali (34), in quella occasione regista nel 433, infatti l’italiano insieme a Kessie come mostrato anche dalla heatmap giocarono gran parte del match nella metà campo difensiva facendo fatica nella ricerca della prima punta, solo 24 i palloni toccati infatti da Giroud. Negli altri tre confronti, senza Osimhen, i rossoneri hanno fatto meno fatica nello stare alti e nel pressare a uomo sulla linea di centrocampo il Napoli, Osimhen è una chiave tattica non solo offensiva con le sue accelerazioni e movimenti senza palla, ma anche in fase difensiva, infatti oltre al pressing molto spesso portato dal nigeriano, assume un ruolo importante nel tenere basso il baricentro avversario che teme i suoi tagli e movimenti costanti, e il gioco aereo a fare sponda per gli esterni, e quindi consente al Napoli di creare con Lobotka e i due terzini senza tornare indietro per sfuggire al pressing, giocatori come Raspadori o Simeone portano gli avversari a non temere imbucate alle spalle dei centrali e di conseguenza li porterà ad avere un baricentro più alto per far sentire soprattutto la propria fisicità a due attaccanti in questo fondamentale non eccelsi, se andiamo a vedere le sfide con Raspadori in campo, subito ci accorgiamo che gioca principalmente sulla trequarti senza dare profondità, nell’ultima sfida contro il Milan l’ex Sassuolo infatti soffrì gli anticipi di Tomori e Kalulu, toccando solo 35 palloni (68% precisione) e chiudendo con 0 passaggi chiave e 0 dribbling riusciti.
Con Simeone, nonostante il gol fondamentale di San Siro nella sfida d’andata dell’attuale stagione, la storia non cambia, troppo in difficoltà dal primo minuto nel gestire il reparto offensivo, nell’ultimo precedente infatti 21 palloni toccati, solo 9 passaggi andati a buon fine, 0 occasioni create e 0.16 xG.
L’altro aspetto tattico da tenere in considerazione è la scelta del 4231, che poi diventa 433 (a specchio) in fase difensiva, con Krunic come jolly nella doppia fase, capace sia di ricoprire l’esterno e dare supporto a Theo Hernandez per raddoppiare le uscite sugli esterni, e sia di giocare come mezz’ala box to box a uomo su Anguissa/Zielinski. Il che permette il recupero alto e forza le palle perse del Napoli, e inoltre permette alla squadra di salire senza prendersi eccessivi rischi in zona arretrata. Ciò si può evincere dai possesso persi, in particolare nell’ultimo confronto (135), superiore alla media di squadra (121), e dalla precisione che si abbassa per quanto riguarda i terzini, soprattutto a destra con Di Lorenzo che scende al 78% di passaggi riusciti rispetto alla sua media stagionale (86%). Come detto il sacrificio di Krunic non solo mette in grande difficoltà gli esterni, ma concede più libertà nelle uscite senza palla a Tonali e Bennacer, e infatti ne soffrono Lobotka e Zielinski, che non trovano nessun passaggio chiave e, in particolare il polacco, non riesce ad avanzare sulla trequarti palla al piede e giocare tra le linee, per Lobotka la difficoltà non sta nella precisione, che rimane comunque elevata (89%), ma nella distribuzione dei passaggi, non un caso se proprio nelle sfide ai rossoneri Kim e Rrahmani sono chiamati ad aumentare la distribuzione dei propri passaggi, proprio perché unico riferimento in costruzione, infatti nei quattro precedenti la statistica dei passaggi riusciti sorride sempre al Napoli, meno positiva di conseguenza è l’efficacia, oltre il 60% dei palloni sono giocati nella propria metà campo. Se associamo a queste situazioni tattiche create da Pioli per schermare la costruzione del Napoli, la grande intensità e il passo degli esterni rossoneri, in particolare con Theo e Leao, ne esce fuori quello che ad oggi (e non solo) è l’avversario peggiore, in Italia, per gli azzurri, che non riescono ad essere puliti nelle uscite dato il forte pressing e le marcature a uomo sugli uomini chiave, e hanno la consapevolezza che ogni ripartenza avversaria può essere letale con la velocità e lo strapotere fisico degli attaccanti di Pioli, Leao in particolare, rappresenta il giocatore più rapido della serie A, con una velocità di 36.50 km/h.
Alla luce di un avversario come abbiamo raccontato molto scomodo, non si escludono degli accorgimenti da parte di Spalletti, Osimhen rappresenterebbe una novità (vista l’unica presenza contro i rossoneri) nonché un’arma importante per cercare di allungare le linee sempre molto strette del Milan e impegnare la coppia centrale rossonera anche in fase di non possesso, in alternativa è insistente la voce di Kvaratskhelia schierato punta, con Elmas sull’esterno, probabilmente per cercare scarichi sul macedone e alleggerire la manovra centrale, creando una sorta di linea a 4, mandando in affanno il centrocampo avversario. Tante ipotesi quindi, come giusto che sia, alla vigilia di una partita così importante, una cosa però è certa, Milan Napoli è già iniziata, e nonostante le evidenti difficoltà evidenziate nei precedenti confronti, è ancora tutta da giocare.