Conte è la dimostrazione che un tecnico competente va oltre gli stereotopi
Il tecnico doma strategicamente il pur bravo Cesc Fabregas
Queste prime sette giornate di campionato hanno demolito definitivamente l'idea che un allenatore conti solo il 20% nei risultati di una squadra. Antonio Conte e il suo team al Napoli ne sono la prova lampante: non solo sono riusciti a costruire una rosa pressoché completa per affrontare le due competizioni che attendono la squadra quest’anno, ma hanno anche convinto giocatori di raffinatissima qualità tecnica come McTominay e Gilmour, e di spiccate individualità come Nerés e Buongiorno, a scegliere Napoli come la loro nuova casa calcistica. Tuttavia, il vero miracolo compiuto dal tecnico pugliese è stato riuscire a inserire questi talenti in un contesto di squadra devastato dagli eventi della scorsa stagione.
Capolavoro tattico
La vittoria contro i comaschi è finora la più significativa per come, strategicamente, è stata ottenuta. Il vantaggio fulmineo dei partenopei non ha inciso, a mio modo di vedere, sull’atteggiamento della squadra sulla gestione della gara, il blocco squadra eseguito nella propria metà campo non ha comunque dato la possibilità alla squadra di Fabregas di imbucare la difesa azzurra con verticalizzazioni veloci che hanno caratterizzato la squadra lariana in questo primo scorcio di campionato. Il pareggio è arrivato grazie ad una pregevole conclusione da lontano. Una delle tante a dire il vero, in quanto le attitudini in fase di copertura di Lobotka e McTominay erano poco coordinate a quelle di Anguissa, le quali hanno consentito di arrivare poche volte al contrasto diretto anche grazie alla notevole capacità degli avversari di far girare palla. Una maggiore compattezza dei tre centrocampisti in casacca azzurra, eseguita accorciando il raggio d’azione del talento scozzese e ad una maggiore centralità dello slovacco hanno consentito agli uomini di Conte di riprendere le redini del gioco e riprendere quota nel cerchio di centrocampo. All’acume tattico del ‘demone leccese’ si è aggiunta la follia di chi, fino a quel momento, risultava il migliore in campo: dall’alto del suo talento della sopraffine scuola catalana, Sergi Roberto è passato dai lampi di genio da vero e proprio catalizzatore del gioco dei lombardi, ai tuoni della follia, regalando prima palla ad Anguissa e rimediando peggio con l'atterrare in area di rigore Kvaratskhelia.
Il presente è già un punto d'arrivo
Il Napoli non è più la squadra che arrancava, disorientata e psicologicamente fragile, come la scorsa annata aveva lasciato intendere. Oggi, dopo sette giornate, la squadra guarda tutti dall’alto della classifica, mostrando una solidità e una compattezza che sembravano perdute. Conte ha saputo ridare anima e struttura a una rosa che, sotto la sua guida, si è riscoperta competitiva, affamata e, soprattutto, sicura dei propri mezzi. E proprio per questo, l’idea che l’allenatore incida solo marginalmente risulta del tutto obsoleta: il tecnico toscano ha saputo trasformare un gruppo in crisi in una macchina vincente. Sì, proprio così, vincente. Perché chi è riuscito a restituire fiducia e identità ad un club (dirigenza inclusa) che sembrava averle smarrite è già riuscito nel suo intento.
Un sogno nel cuore
Con la pausa per le nazionali che interrompe momentaneamente il flusso di emozioni vissuto dai tifosi partenopei, si apre lo spazio per riflessioni, speranze e proiezioni sul futuro. Gli appassionati azzurri, immersi nelle loro attese e nei loro sogni, non possono fare a meno di porsi le domande più profonde, quelle che toccano non solo il calcio, ma la vita stessa. Come una sorta di aura marzulliana, queste settimane di pausa lasciano ai tifosi di Napoli un quesito che fluttua tra i loro pensieri: "La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?"
Per ora, il sogno di un Napoli protagonista si è concretizzato nella realtà del primo posto in classifica. E, nonostante le raccomandazioni inferte, i tifosi sanno bene che, con Conte alla guida, l’ambizione può continuare a volare alto, tra sogni e concretezza. Alla scaramanzia ci pensa Aurelio De Laurentiis.