La quantità di battute sulla statistica è piuttosto vasta. Una delle preferite di chi scrive è quella in cui si afferma che lo statistico è colui che viaggia in aereo con una bomba nella valigia perché la probabilità che vi siano due bombe nello stesso aereo è statisticamente impossibile.

Scopo di questo articolo quindi è quello di essere noi questo viaggiatore confidente nei poteri di questa particolare e controversa scienza che ha come pioniere un filosofo inglese, William Petty, il cui cognome ha una traduzione piuttosto infausta: futile, insignificante.

Ecco a voi quindi una serie di futili, insignificanti, bombe da mettere nella vostra valigia prima di prendere il volo verso lo scudetto.

La volata per lo Scudetto

La prima, la più nota degli ultimi giorni: nella storia delle serie A mai nessuna squadra, con un distacco di 8 punti sulla seconda dopo 15 giornate, ha poi concluso il campionato in un posto diverso dal primo. Certo, la prima obiezione che si può muovere è che vi sono vari esempi di squadre che invece sono state capaci di non vincere pur avendone 8 di vantaggio, se non di più, anche a pochissime giornate dal termine. Questo è vero. Però bisogna riflettere su questo dato: arrivare a 9 punti sulla seconda, facciamo l’esempio della Juve 99-2000, a 8 giornate dal termine indica un chiaro vantaggio – è innegabile – che però è stato conseguito nell’arco delle 26 giornate precedenti (allora il campionato era a 18 squadre) ovvero è come se la Juventus quell’anno, ad ogni giornata, avesse guadagnato 0.3 punti sulla sua inseguitrice (la Lazio di Eriksson). Ogni 3 giornate in pratica guadagnava un punto. Vantaggio poi dilapidato in uno sciagurato rush finale associato ad un diluvio umbro universale.

Questo Napoli, invece, gli 8 punti di distacco sul Milan e i 10 sulla Juve li ha maturati in appena 15 giornate: ha guadagnato in media rispettivamente 0.5 e 0.67 punti su Milan e Juve ad ogni turno in calendario. Quindici giornate sono un numero molto piccolo per maturare un simile distacco ma allo stesso tempo sufficientemente congruo per indicare un trend. Quindi, se è vero che da un lato ci sono tante giornate ancora per dilapidare questo vantaggio, è altresì più ragionevole pensare che ve ne sono altrettante per addirittura aumentarlo.

Aggiungiamo qualche altro dato: nessuna squadra che ha perso 5 partite su 15, come accaduto quest’anno all’Inter di Inzaghi, ha poi vinto il titolo; se il Milan di Pioli nel girone di ritorno viaggiasse alla stessa ottima media dell’anno scorso terminerebbe il campionato esattamente a 86 punti, come l’anno scorso. Se per Allegri, il nostro spauracchio maggiore, valutiamo tutti i campionati in cui ha allenato una big (quindi Milan e Juve) e consideriamo come anomalie statistiche il suo punteggio più alto ottenuto, i 95 punti con la Juve 2017-18, e quello più basso, ovvero i 70 della Juve dello scorso anno, si ottiene che la media finale delle sue squadre è di 85 punti. Con un errore medio (in gergo si chiama deviazione standard) di 6 punti. Ovvero possiamo essere ragionevolmente convinti che finirà anche quest’anno tra i 79 e i 91 punti. In media 85.

Ne volete un’altra? Se consideriamo tutti i campionati a 20 squadre giocati fino ad oggi a partire dal 2004-05, i punti necessari per vincere, ovvero quelli della 2° classificata + 1 punto, sono stati in media 82. Con uno scarto di errore che varia da 3 (se escludiamo le anomalie del punteggio più alto: i 92 necessari per battere il Napoli di Sarri, toh la nostra proverbiale fortuna, ai 71 per battere la seconda Roma di Garcia) a 5 se comprendiamo tali anomalie. Ovvero, spingendoci in là, si arriva sempre ad 86/88 punti per farne uno in più della seconda.

Insomma, ci sono diverse indicazioni che suggeriscono che 88-89 punti sono la finestra magica che può permettere al Napoli di conseguire il sogno con ragionevole certezza aritmetica.

Ultimo step: come si fa a raggiungere questa quota?

Al di là di varie considerazioni, che poggiano comunque su solide premesse e che dicono che, se il Napoli mantiene l’attuale vantaggio anche a fine gennaio e a valle degli scontri diretti con Inter e Juventus, ben più di metà del cammino è stato fatto, un altro dato interessante è quello che ci dice che dei 23 match che mancano da qui alla fine, 15 saranno contro delle squadre che non sono delle big, ovvero le altre sei “sorelle”: le due milanesi, la Juve, le romane e l’Atalanta. Quindici partite che avranno come punte di difficoltà le trasferte contro il Torino, il Sassuolo e l’Udinese. Se il Napoli dovesse riuscire nell’impresa, tutto sommato non ardua, di ottenere 39 punti sui 45 disponibili, pari a 12 vittorie e 3 pareggi, contro queste compagini, i punti totali sarebbero già 80. A questo punto cosa mancherebbe per arrivare ai fatidici 89 ma, perché no, facciamo anche 90? É presto detto: fare 10 punti negli 8 scontri diretti (di cui 6 in casa) che mancano da qui alla fine. Non è semplice ma nemmeno così complesso per chi finora è a 12/12.

Insomma, la prima parte di questo pezzo ci ha detto che l’impresa non è possibile: è probabile. Nella seconda parte abbiamo provato ad abbozzare per quali vie la si può raggiungere.

Tuttavia, la statistica non è tutto

C’è un però ovviamente. Immaginate questo "però" scritto a caratteri cubitali, come quando prendete una pagina Word e andate a selezionare la grandezza maggiore possibile suggerita: fatelo, arriverete a 72. Ecco, non vi basta, aumentate ancora, immaginate qualcosa di ancora più grande, facciamo... 91. Eccolo il vostro, il nostro, gigantesco però.

Però questo articolo, almeno nelle conclusioni, sarebbe stato ugualmente valido e solido anche nel 2017-2018, la già citata stagione del Napoli di Sarri che ottenne 91 punti che, SEMPRE, prima di allora (e, ad oggi, anche dopo di allora) avevano garantito il titolo.

Questo perché c'è un particolare che non molti colgono: le statistiche sono interessanti non per ciò che rivelano ma per i dettagli che a volte nascondono. Ed è proprio lì, nel più minuscolo dei dettagli, che a volte si cela il diavolo.