Avete visto Barbie?

Certo che lo avete visto, lo hanno visto tutti. E se non lo avete visto, ve ne hanno parlato e lo conoscete come se lo aveste visto. E cosa vi hanno raccontato?

Vediamo: per i più probabilmente sarà stata una divertente commedia americana, per altri invece una parabola femminista che pone dunque l’accento sul patriarcato, per altri ancora un musical, per altri ancora semplicemente: quanto sono belli Margot Robbie e Ryan Gosling qualsiasi cosa facciano.

Al di là dei gusti personali (qui siamo del fan club Margot Robbie), Barbie è sicuramente anche la rappresentazione di un mondo plastico ed artefatto, in cui ci sono bambole che camminano sulle punte e bambolotti che non hanno un posto nel mondo, salvo poi capitombolare nel mondo reale e scoprire che va sorprendentemente alla rovescia.

La BarbieNapoli

Ecco, Barbieland ed il mondo Reale in questo momento sono un po’ come il Napoli di Aurelio De Laurentiis (ci sentiamo di dire che mai come quest’anno il Napoli si identifichi con l’immagine del suo Presidente) ed il resto della Serie A, con annessi media che la descrivono.

Mentre altri club si crogiolano da anni sui loro Barbie e Ken, pieni di plastica apparenza ma vuoti nella sostanza, ovvero in squadre-bambole che continuano a dispensare sorrisi mentre ogni anno sprofondano sempre di più con i conti, ogni anno sono costrette a vendere giocatori per ripartire ed ogni anno sono costrette a magheggi con le stanze del potere per non subire retrocessioni per illeciti sportivi – le stesse Stanze del potere che manifestano serenità mentre i diritti televisivi per ammirare la loro Casa di Barbie sempre più ridotta a capanna diventano più miseri – la BarbieNapoli si è ribellata da tempo allo Stereotipo del Nord vincente ed affarista ed il Sud arruffone e truffaldino.

Il percorso del Napoli è stato proprio come quello di Barbie Stereotipo (è questo il nome-manifesto del personaggio interpretato da Margot Robbie): si è buttata nel mondo Reale e, dopo averne subìto le storture (vedi serie A 2017-18), ne ha appreso i segreti e li ha plasmati a proprio vantaggio.

Il Napoli è cresciuto in un ventennio, ha imparato ad accettare i limiti, sempre più evidenti, della Serie A rispetto al resto d’Europa e li ha trasformati comunque in un volano per crescere.

L'imminente rinnovo di Victor Osimhen è il manifesto di questo mercato.

In una stagione dove, all’onnipresente Premiere League, che ha strappato Tonali al Milan e Onana all’Inter, si aggiunge l’Arabia (chi meglio dell’Arabia può rappresentare il patriarcato cattivo) che, vomitando la sua potenza finanziaria sull’Europa, saccheggia Inter e Lazio privandole dei loro centrocampisti più importanti: Brozovic e Milinkovic Savic,il tutto mentre nerazzurri e Juventus si litigano un altro Ken piuttosto volubile: Romelu Lukaku, il Napoli prima trattiene Piotr Zielinski e poi, soprattutto, Victor Osimhen, il miglior attaccante della serie A, candidato al pallone d’oro Africano e pluri corteggiato ovunque. Unica cessione: Kim, a causa di una clausola che però è stata il grimaldello per convincere l'entourage del coreano a venire a Napoli una stagione, vincere un attimo uno scudetto dopo 33 anni, e poi ripartire.

La Barbie Victor

La chiave interpretativa su Osimhen però è importante: Victor resta un altro anno, il quarto, ma non resta per amore, non ci credete se lo sentirete dire. Ed è una buona notizia, perché Victor resta per ambizione, sportiva ed economica. E anche qui, sebbene l’azzardo estetico sia grande, ci sta alla grande il paragone tra lui e la Barbie/Robbie, che non cerca affatto l’amore nel suo viaggio ma soltanto l’affermazione di sé.

Osimhen resta perché vuole competere e vincere. E sa che il Napoli può garantirglielo, in questo momento, meglio di qualsiasi altra squadra in Italia, e di molte squadre d’Europa, fatta eccezione per cinque o sei club al massimo. E, se anche il suo scopo finale fosse quello di approdare in un team di Premiere League, sa che non c’è strada migliore per farlo se non vincere di nuovo con il Napoli, in modo da avere ancora maggior appeal, e conseguente possibilità di scelta, in futuro.

Guardando invece l'aspetto economico, il Napoli pagherà un contratto che, secondo gli ultimi spifferi, potrebbe essere il più oneroso della serie A, forse secondo solo a quello di Pogba (un altro che ha la stessa mobilità di Ken). E lo fa nel pieno rispetto delle regole e senza intaccare minimamente il proprio bilancio futuro.

A conferma di ciò, basti pensare che la cifra che andrebbe a guadagnare il nigeriano sarà in ogni caso ampiamente coperta dalla diminuzione della quota ammortamento del suo cartellino: nella stagione 2022-23 Osimhen è costato al Napoli circa 4 netti a stagione (5.5 lordi per il decreto crescita)+14 milioni di ammortamento cartellino. Nella prossima l’ammortamento scende a 5 M: se quei 9 Milioni risparmiati andassero tutti a confluire nel suo ingaggio, il Napoli corrisponderebbe al nigeriano un netto di circa 10 a stagione (15 lordi), senza aver intaccato minimamente il bilancio!

Non è fantasia, è programmazione. La stessa che a breve, al di là degli ormai proverbiali polemisti estivi, porterà il nuovo difensore titolare alla corte dei Campioni d’Italia (finanziato ampiamente dalla cessione di Kim) e la stessa che ha saputo guidare l’ingresso di nuove figure manageriali che hanno portato i primi brillanti risultati con la campagna per le nuove maglie e quella per gli abbonamenti.

A proposito di polemiche estive, quindi, lasciamo pure gli onori delle cronache alle solite note, lasciamo loro anche le prime posizioni delle griglie estive. Il Napoli ormai è nel pieno del suo ciclo, dentro e fuori dal campo, e non si lascerà turbare dai giornali di plastica.

Tra qualche mese faremo i conti con la realtà e vedremo se la Barbie Napoli (intesa come città stavolta) scoprirà di nuovo che si può camminare meglio senza stare sempre sulle punte e se sul campo il Ken/Milan/Inter/Juve riuscirà a ritagliarsi un ruolo da protagonista oppure, come nella stagione appena trascorsa, resterà solo a cantare alla Luna il dolore del suo ruolo da comprimario:

I’m just Ken”.