Cagliari-Napoli 0-4: l’analisi e i numeri del match
Cagliari-Napoli 0-4: Kvara-Lukaku cinici, Di Lorenzo-Anguissa determinanti. Il Napoli è tornato squadra
Cagliari-Napoli: il risultato
Senza appello la trasferta sarda in questa quarta giornata di Serie A per il Napoli. 0-4 il risultato finale, forse un parziale fin troppo severo, al netto di un buon Napoli infatti, i padroni di casa hanno giocato la loro partita essendo anche piuttosto pericolosi nella parte centrale di match. La qualità offensiva però del Napoli è elevatissima, apre Di Lorenzo, raddoppia Kvaratskhelia dopo il grande assist di Lukaku, poco dopo il georgiano ricambia per il belga e alla fine arriva la soddisfazione personale anche per Buongiorno, su assist, il terzo (in 3 gare), di Neres.
Aspettando l’Udinese questa sera, la squadra di Antonio Conte sale al primo posto in solitaria (9 punti), dopo gli inciampi di Inter e Juventus, in attesa proprio del big match con quest’ultima tra pochi giorni.
L’analisi del match
Un tema che ha caratterizzato la pausa nazionali in orbita Napoli è stato sicuramente l’impiego di Lukaku, la sua forma fisica e come avrebbe cambiato il reparto offensivo azzurro. Con il Cagliari il suo esordio dal 1’, in un attacco inedito per posizioni in campo, accompagnato da una costruzione con Di Lorenzo sempre più protagonista.
Lukaku: perno offensivo e svolta tattica per Kvaratskhelia
Sin da subito è stato evidente come il belga abbia approcciato la partita proprio come ha sempre fatto sotto la guida tecnica di Conte. L’avversario è stato di quelli difficili da affrontare, Mina infatti non ha concesso metri di campo ma anzi, sfruttando la sua stazza, unico del Cagliari a poterlo fare, ha cercato di infastidire l’attaccante con anticipi altissimi sulla trequarti.
La posizione di Lukaku rimanda a delle passate dichiarazioni di Conte sul giocatore, definito un attaccante atipico perché lega con la squadra e aiuta i compagni (3 passaggi chiave) facendo il lavoro sporco, grazie alla sua potenza fisica. È evidente che la forma è ancora da rivedere, ma la strada è tracciata, e attenzione, perché questa posizione a venire incontro del numero 11 può essere fondamentale non solo per far alzare la linea avversaria, ma anche e soprattutto per agevolare un suo compagno di reparto, Kvicha Kvaratskhelia.
Il georgiano in questi due anni di Napoli ha praticamente sempre giocato a tutta fascia, in particolare con Spalletti, lo scorso anno prove generali da esterno più vicino alla punta che però non diedero i frutti sperati, oggi però qualcosa è cambiato. Se con Osimhen la parola d’ordine era ‘profondità’, oggi con Lukaku si tende maggiormente a cercarlo incontro, spalle alla porta, ed è qua che può esserci una svolta tattica per Kvaratskhelia. Nel primo tempo il georgiano ha sbagliato tanto, spesso fuori posizione, tanto da incitare Lukaku a chiedergli di avvicinarsi a lui, cambio avvenuto nella seconda frazione. Il gol dello 0-2 è indicativo proprio del Napoli del futuro, Lukaku scende per portarsi via l’uomo, regge il contrasto, e poi trova (con grade gesto tecnico) il 77 che da posizione centrale parte verso la porta. In nazionale Kvara ha giocato prettamente da seconda punta, e la direzione è quella, ha fiuto del gol, ha movimenti a tagliare la linea, e queste caratteristiche possono essere solo che esaltate da un attaccante così disposto al sacrificio sulla trequarti.
La fase difensiva di Matteo Politano
Ma perché, nonostante gli ottimi ingressi a partita in corso, David Neres siede ancora in panchina? La risposta la troviamo facilmente in quello che solitamente spicca meno all’occhio in campo, ovvero nel lavoro senza palla di Politano.
Conte era stato chiaro nella conferenza pre Cagliari, esaltando le sue doti difensive, e comunicando indirettamente (come spesso fa tramite conferenze per i suoi giocatori) a Neres che è quello lo step da fare per giocare in questo 343 dal 1’.
La posizione di Politano ci spiega come l’esterno vada a concentrarsi soprattutto sulla metà campo, le sue incursioni sono sempre meno, in un modulo come questo, in cui Di Lorenzo a destra partecipa attivamente alla fase di costruzione (e lo vedremo) è fondamentale avere un giocatore che curi la fase di prevenzione una volta persa palla, e Politano in questo è il migliore a disposizione di Conte.
La sua fase difensiva è anche il motivo principale per cui è così poco lucido in avanti, non è mai stato un fenomeno tecnicamente parlando, ma le critiche ricevute nell’ultimo periodo non tengono conto di troppi fattori. Lo scorso anno era molto più libero in fase offensiva e privo di compiti difensivi, arrivarono 8 gol e 7 assist, quest’anno con il nuovo ruolo spende tantissimo dietro, e perde quando si tratta di attaccare palla al piede, con diversi errori di lettura del gioco dovuti per l’appunto, a scarsa lucidità. Nel match di ieri appena 2 le palle lunghe riuscite (su 9) e ben 12 possessi persi, a fronte di un ottimo rendimento a contrasto, 4 duelli vinti su 6 tentati e 3 salvataggi.
Le incursioni in costruzione di Di Lorenzo
La scorsa non è stata di certo una stagione memorabile, dentro e fuori dal campo, in particolare per il capitano Giovanni Di Lorenzo. Con Conte ed una fiducia rinnovata verso società e allenatore, l’ex Empoli si trova a ricoprire un ruolo che fino a pochi mesi fa non gli apparteneva. Da terzino destro passa a braccetto a destra in una linea a tre, e se all’inizio di campionato (vs Verona) molti movimenti ancora non erano stati codificati, come sul primo gol subito della stagione del Napoli (uscita con tempi sbagliati), ora pare che le cose si stiano sistemando, è contro il Cagliari infatti che abbiamo visto un Di Lorenzo finalmente perfetto in quello che è l’aspetto principale per un braccetto, i tempi di movimento nelle uscite.
Come vediamo in questa immagine è Di Lorenzo a legare il gioco tra la mediana e la punta, scala da braccetto fino alla metà campo, andando ad un tocco per Lukaku, da cui nasce lo 0-2. La verticalità è l’elemento imprescindibile per Antonio Conte, e il numero 22 è la chiave in queste prime uscite stagionali per rendere verticale la manovra azzurra, e allo stesso tempo non costringere Lobotka a portare palla in avanti, restando dunque coperti in mediana. La prestazione di Di Lorenzo in fase di possesso rende l’idea di un ruolo interpretato sempre meglio, 62 tocchi, 92% di precisione e soli 5 possessi persi. In fase difensiva, con l’aiuto di Politano sulla destra, il capitano del Napoli non è più costretto ad uscire per chiudere in avanti, mantiene maggiormente la sua posizione, permettendo dall’altro lato a Buongiorno dei blitz avanzati in chiusura. Sono 9 i contrasti vinti (su 13), 2 gli intercetti e 7 i salvataggi.
La posizione di Lobotka e la fase di pressing
Ne abbiamo parlato diverse volte in questo inizio di campionato. Lobotka nel centrocampo a due fa fatica, e anche ieri, dopo la prima mezz’ora, ha confermato il trend, ma limitando i danni. Al netto di un Anguissa in grandissima forma, lo slovacco è stato finalmente limitato alla sua posizione, in regia.
Vs Parma:
Vs Cagliari:
La differenza è sostanziale, da una parte il compito del 68 era di aggredire alto, permettendo ad una squadra forte tecnicamente come il Parma di uscire facile dal pressing, dall’altra parte una partita giocata da regista senza blitz in fase di pressione, lasciando il compito ad Anguissa, questa volta non lasciato solo ma accompagnato dal tridente offensivo, con Di Lorenzo a salire in preventiva sull’esterno. La fase di pressing è stata estremamente efficace, e i metri lasciati a centrocampo si sono visti sempre meno. Ancora tante palle perse e diversi errori tecnici dei centrocampisti, ma con la differenza che il Cagliari non ha mai avuto la possibilità (come al contrario il Parma ed il Bologna) di costruire in verticale in posizione centrale, uscendo palla a terra. 12 su 18 i contrasti vinti dai due di centrocampo, in attesa di Mctominay (che giocherà più avanzato) a completare un reparto in crescita.
Il Napoli è tornato squadra
E poi l’aspetto che forse conta più di ogni altra cosa, si perché ci possono essere buone idee tattiche, buoni spunti per migliorare i propri elementi, ma alla base di tutto serve sacrificio, per se stessi e per i propri compagni. Cagliari non era una trasferta facile, un campo in pessime condizioni ha reso il tutto ancora più complicato, insomma, bisognava sporcarsi le mani.
Proprio di questo parla Antonio Conte dopo il match, evidenziando un limite che effettivamente il Napoli ha sempre avuto nel suo passato, e che ha caratterizzato anche l’anno dello scudetto, riferendosi proprio allo sporcarsi le mani nei momenti difficili. Bisogna essere consapevoli per soffrire, bisogna sapere di essere forti per accettare situazioni di svantaggio, ed il Napoli lo ha fatto. Perché non si può sempre pretendere di essere la miglior versione di se stesso, ma si può, e si deve, pretendere di dare sempre il meglio anche nei momenti no. Tutto sta nella rincorsa di Simeone a chiudere una conclusione del Cagliari sullo 0-3 al 91’, il Napoli è tornato squadra, e Conte è già entrato nella testa dei suoi ragazzi.