Termina con una vittoria interna il match tra Napoli e Juventus, 2-1 al triplice fischio, decisiva la rete di Raspadori dopo il vantaggio di Kvaratskhelia e il pareggio arrivato dal destro di Chiesa. Per la Juventus questa è la sesta volta consecutiva che esce dal Maradona con una sconfitta, risultato che apre forse al primo vero momento di difficoltà di questo campionato, infatti negli ultimi 6 match giocati è arrivata solamente una vittoria, a fronte di 3 sconfitte e 2 pareggi, staccandosi probabilmente in modo definitivo dalla possibilità di agguantare la prima posizione, in cui sempre più comodamente si trova l’Inter.

Il Napoli d’altra parte riapre le porte alla chance di qualificazione in Champions League, a -8 dal quarto posto (Bologna) e a 4 punti dal quinto posto (Roma), che con ogni probabilità basterà alla fine del campionato per approdare nella massima competizione europea il prossimo anno. 

Napoli-Juventus: lo schieramento tattico 

Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Lobotka, Traoré; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia

  • In fase di possesso la squadra di Calzona alza il baricentro sui 57m, allargando il campo grazie ai movimenti delle mezzali che vanno sulle corsie laterali a seconda del movimento dei terzini, in particolare a destra con la coppia Anguissa-Di Lorenzo, che si scambia per favorire il 3vs2 creato dal Napoli da quel lato (con Politano che scala); in fase difensiva si passa al 451, con una squadra più stretta (35m) grazie alla densità in mezzo con gli esterni alti che scendono al fianco dei centrocampisti, lasciando Osimhen come unico riferimento lì davanti.

Juventus (352): Szczesny; Rugani, Bremer, Alex Sandro; Cambiaso, Alcaraz, Locatelli, Miretti, Iling Junior; Vlahovic, Chiesa

  • Allegri sorprende tutti con l’undici schierato, soprattutto per la scelta delle mezzali, in assenza di Mckennie infatti si pensava alla titolarità di Weah per (in fase di possesso) sfruttare le sue caratteristiche e allargare il campo, al contrario la Juventus questa volta non ha cercato raddoppi sull’esterno, ma ha isolato maggiormente i propri quinti con Chiesa lasciato in posizione di seconda punta, non un caso se il pareggio è arrivato proprio quando Allegri ha deciso di cambiare tornando alla predisposizione classica, con l’ex Fiorentina sull’esterno. In fase difensiva invece si è vista la solita Juventus, difesa a cinque, squadra molto bassa (44m) e compatta per evitare il fraseggio centrale degli avversari (27m di lunghezza media)

Napoli-Juventus: i numeri del match 

Per la quarta volta su quattro tentativi il Napoli di Calzona risulta (xG alla mano) più pericoloso degli avversari, anche nella serata di ieri infatti il trend è stato questo, con i padroni di casa che hanno creato 2.11 xG a fronte di 1.66 xG della squadra di Allegri, che inoltre ha subito per gran parte della partita il possesso avversario (71%), non essendo praticamente mai in controllo del pallone, chiudendo il match con soli 198 passaggi riusciti (74%), un terzo di quelli avversari (581). 

Guardando questi numeri, viene da chiedersi come la Juventus sia stato così pericolosa tenendo così poco il pallone e aspettando praticamente per tutta la durata del match l’avversario, la risposta sta in una fase difensiva azzurra ancora traballante e troppi errori individuali, basti pensare alle tre chiare occasioni da gol di Vlahovic nel primo tempo, la prima dopo l’errore in uscita di Olivera, la seconda su un’incertezza di Meret in uscita che si ferma a metà strada e la terza su un controllo sbagliato di Traoré al limite dell’area. La differenza sta proprio qua, il Napoli è stato più costante, più pulito in costruzione, più ordinato e armonioso nei movimenti senza palla e maggiormente presente nell’area avversaria. 

Il netto miglioramento del Napoli con l’arrivo di Calzona sta proprio qui, la fase di costruzione è finalmente tornata a essere un’arma e non uno strumento per addormentare la partita, tanti gli aspetti da sottolineare che hanno sicuramente fatto piacere all’allenatore della nazionale slovacca. 

Innanzitutto la combinazione Rrahmani-Lobotka in uscita, se prima lo slovacco riceveva palla sulla metà campo, ora ha abbassato il suo range di azione al limite della propria area di rigore, e lo fa grazie a Rrahmani che con un movimento di dai e vai permette all’ex Celta Vigo di avere sempre lo scarico pronto qualora gli avversari lo vadano a prendere nella sua area, nel primo tempo c’è un immagine chiara di come il centrale difensivo dopo lo scarico sia partito immediatamente indicando con la mano la profondità per riceverla di nuovo, da qui il Napoli crea superiorità a centrocampo, e da qui nasce la verticalità che tanto ha fatto paura agli avversari la scorsa stagione, ma questa non è solo questione di tattica e tecnica, ma di testa, questa è un’azione che puoi provare e riprovare in allenamento ma per prendere un rischio del genere in una zona così delicata devi esserne convinto, sapendo che quella giocata funzionerà ed aiuterà la squadra, evidentemente con Calzona questo step sta avvenendo ed è il primo passo (come dichiarato dallo stesso allenatore) per tornare alla serenità e al divertimento in campo che ormai si era totalmente perso.

Rrahmani

Lobotka:

Un altro aspetto da evidenziare, e che sta avendo ripercussioni positive sulla squadra ed in particolare su Kvaratskhelia, è il ruolo di Traoré, la mezzala ex Sassuolo infatti parte interna ma fa da ‘satellite’ in funzione di Kvaratskhelia, che in questo modo non solo ha più libertà di puntare in 1vs1 grazie al raddoppio portato da Traoré (che gli porta sistematicamente via l’uomo) ma può giocare con maggiore continuità sull’interno, quasi da seconda punta, avendo sempre la doppia possibilità: scarico sull’esterno o taglio dentro. Il risultato è ovviamente una pericolosità maggiore sulla sinistra, Traoré e Kvaratskhelia nella serata di ieri hanno combinato 3 passaggi decisivi, 3 dribbling riusciti, 5 conclusioni e la rete arrivata dal destro del numero 77.

Kvaratskhelia

Traoré

D’altra parte la squadra di Allegri è sembrata in difficoltà in fase offensiva per via delle scelte del proprio allenatore, le occasioni sono state per lo più regali avversari, e in fase di costruzione non hanno mai particolarmente spaventato Meret e la difesa azzurra. Come anticipato la Juventus fa dell’ampiezza la sua arma principale in fase offensiva, grazie alla sovrapposizione della mezzala destra su Cambiaso e Chiesa largo a sinistra, formando un tridente con il conseguente raddoppio sulle fasce, non è un caso se i giocatori più pericolosi, numeri alla mano, risultano essere Mckennie e Chiesa, proprio gli esterni del tridente di Allegri, la scelta di quest’ultimo di rinunciare a Weah (caratteristiche simili all’ex Schalke) e tenere per 75’ Chiesa seconda punta hanno lasciato dubbi che poi, quando è tornato al classico assetto offensivo, si sono trasformati in certezze, è bastato un pallone all’esterno ex viola per pareggiare la partita, e per creare altre due occasioni, proprio con i cross in mezzo nati da sovrapposizioni.