Lo ammetto: 300 è il mio guilty pleasure preferito. Un film oggettivamente modesto, con una regia fatta di campi lunghi e ralenti a profusione, un montaggio frenetico che non permette di capire appieno ogni singola scena con più di tre individui a schermo, una fotografia talmente tanto satura da bucare gli occhi e, per non farsi mancare niente, una sequela di uomini palestrati rigorosamente a petto nudo - e senza peli, perché si sa: a Sparta, nel 540 ac, avevano già inventato rasoi, creme depilatorie e cerette. Insomma, un film di Zack Snyder.

Nonostante una sequenza interminabile di difetti, 300 è uno di quei film coatti e caciaroni che rivedo volentieri, sempre, non appena ne ho la possibilità. Non che scelga di vederlo, beninteso, ma diciamo che se passa su Italia 1 in terza serata me lo guardo dal principio e verso metà film sono in piedi sul divano a gridare "augh! augh!" insieme ai trecento spartani capitanati dal Leonida di Gerard Butler. Tuttavia, questa non è certo una recensione di questo film classe 2007 che adatta la graphic novel di Frank Miller, ma c'è un discorso in particolare che, mentre cercavo di prendere sonno, mi si è ficcato in testa e mi ha fatto pensare all'Inter, alla Sampdoria, all'imminente sfida contro la Juventus e al Milan.

Incanalati in questo angusto corridoio, il loro numero non conta niente.

Delios, voce narrante in 300.

La Battaglia delle Termopili, oltre a essere un evento storico di importanza planetaria, è la chiarissima e cristallina dimostrazione di come la strategia conti più di ogni cosa. Se gli spartani avessero affrontato le orde armate di Serse a campo aperto, non sarebbero durati mezz'ora. Quello stretto corridoio naturale che erano le Termopili hanno permesso loro, per ben due giorni, di respingere i persiani costretti ad attaccare a sparute ondate dimezzate, proprio per via della conformazione del campo di battaglia. Una lotta impari si trasformò in un elogio all'intelligenza militare di Leonida e del suo esercito, contro un numero di nemici decisamente superiore.

Il Napoli deve travestirsi da Leonida

Tralasciando chiaramente l'esito (lo scontro si concluse con una vittoria pirrica dei persiani, ndr) il concetto che deve essere chiaro all'armata azzurra di Spalletti è proprio quello di affrontare i nemici (sportivi) uno a uno, poiché diversamente sarebbe risucchiato nel vortice della loro esperienza e pedigree, finendo per soccombere ancor prima di aver dato allo storia uno degli eventi più importanti della stessa.

Nonostante la sconfitta a Milano, il Napoli, vincendo con la Sampdoria e, contemporaneamente, pareggiando l'Inter col Monza, ha rimesso 10 punti di distanza con l'esercito di Inzaghi estromettendolo - di fatto - dalla lotta Scudetto. Sono bastati quattro giorni e un Napoli ancora convalescente per riallineare i pianeti e riportare Saturno in Giove. Fuori la prima, sotto a chi tocca.

All'alba di questo fine settimana, lo Stadio Diego Armando Maradona dovrà trasformarsi nelle Termopili perché tocca affrontare il secondo - e forse anche il più insidioso - degli eserciti contendenti alla gloria tricolore: la Juventus. Già, perché vincendo contro i bianconeri il Napoli riserverebbe loro la stessa sorte inflitta all'Inter, demolendo ogni velleità iridata di Allegri a 10 punti di distanza con "sole" 20 partita poi rimaste da giocare.

E il Milan? A oggi orbita a sette punti di distanza, complice lo sciagurato pareggio interno contro una pazzissima Roma: per loro c'è tempo, il Napoli dovrà essere paziente, perché dopo la Juventus, la trasferta granata a Salerno e la Roma in casa, il calendario partenopeo diventa più agevole - SULLA CARTA - rispetto a quello del diavolo.

Il mondo saprà che degli uomini liberi si sono opposti a un tiranno, che pochi si sono opposti a molti, e prima che questa battaglia sia finita, che persino un dio-re può sanguinare.

Leonida (Gerard Butler) in una delle battute più iconiche del film di Snyder.

Il Napoli deve travestirsi da Leonida e sapere serrare i ranghi e contrattaccare non appena gli avversari prestano il fianco, come fecero Leonida e i suoi trecento soldati. Il Napoli dovrà compiere l'impresa di opporsi a molti e di dimostrare che anche quei dei-re possono effettivamente sanguinare.

Augh! Augh!