Napoli di nuovo vincente in casa contro il Verona. Ecco cosa ci lascia il match del Maradona che restituisce un Napoli pronto al rilancio:

  1. NAPOLI PIÙ FORTE SPALLE AL MURO

E’ un Napoli che dentro gli schemi soppiantati dalla fantasia degli ultimi minuti, smeriglia tutta la propria duttilità che solletica la creatività di nuovi associazionismi mediante un’indomita forza di volontà unita alla capacità di non cedere alle pulsioni dei nervi.

Un Kvaratskhelia stratosferico ancora una volta, così come nella partita contro la Salernitana, riesce a salire in cattedra nei momenti bui del match e con somma perseveranza rimette l'accento sul grido di gioia di tutto il popolo partenopeo e malgrado la settimana tipo, le 17 finali da giocare, il roboante sostegno nella propria gente la squadra sospende il tempo per qualche secondo ed esce dalle difficoltà.

Complessa analisi retroattiva sull'undici di Mazzarri, con l'obiettivo fisso di sottilizzare le imperfezioni, resiste alle asperità scaligere e si sobbarca il peso di una vittoria strameritata seppur ottenuta negli ultimi istanti di gioco; prima con il solfeggio sul cuore tra Lindstroem e Ngonge e poi col colpo di bacchetta di un Kvara quanto mai irriducibile quando la sua testa e le sue gambe sono al centro del campo.

Una rimonta ben congegnata se si considera che la squadra non ha perso equilibrio, ha razionato le forze e perforato con cinismo come un pugile all'angolo che sa di dover utilizzare le ultime forze residue non sferrando cazzotti all'impazzata, ma piazzandone appena due, ben assestati.

  1. IL KVARADISO DEL GOAL

Kvara da lustro al suo estro, si incuriosisce nello scovare nuove trame di gioco, si avvince negli errori, rastrella calci sugli stinchi dagli avversari e si sobbarca il peso della sua classe che innesca in tutta il suo candore al minuto 87’, dipingendo l'arco che bacia il sette.

Il crogiolo di giocate, dentro cui il più grande talento del Napoli riesce a rendersi utile e capace, vive anche sul anche sul nerbo coperto degli opponenti; in buona parte delle sue prodezze delizianti, Kvara è istrionico; con il goal da fuori sormonta altre giocate altrettanto pittoresche, quali un tiro a volo da fuori area nel primo tempo e una doppia sterzata con tiro strozzato a rientrare al quarto d'ora della ripresa.

Ma se questo Kvaratskhelia è ora ben preposto, caparbio, munito della giusta dose di dinamite nei piedi ed una ribollente voglia di leadership, se solo saprà perseverare nel suo incedere calcistico nel campo allora di meraviglie invocate dall'alto ne vedremo tante altre ancora.

3. IL PIGLIO DEI GIORNI MIGLIORI

Napoli battagliero, ferrigno e autoritario, bagnato di umiltà con i crismi di un mazzarrismo ormai perduto, il cui intento di provarci fino all'ultimo respiro non risparmiando energia alcuna.

Così il Napoli per la prima volta in questo campionato mette a segno due vittorie consecutive in casa al medesimo modo, quello che abbina la prova muscolare all’ingegnosità delle idee, che sbocciano in fieri quasi all’ultimo rintocco di lancette. Per quanto il Verona abbia dato la sensazione palese di essere una squadra molto distante dal livello tecnico del Napoli, non ha neanche lontanamente tirato i remi in barca, pur quando si è difeso con spugna grondante tra i denti, trovando un infingardo vantaggio su cui pensava di costruire l’immeritato successo, rendendo il Napoli di nuovo vittima di sé stesso. Invece, come già accaduto nel derby contro la Salernitana, gli azzurri redivivi nel finale di gara, mescolando le posizioni in maniera geometrica, raccolgono il fiore dei semi cosparsi per 87 minuti sotto l'arcobaleno disegnato da Kvara, ed è la riuscita compitezza di una squadra che pur non riuscendo a ritrovare se stessa, impreziosisce d’orgoglio una vittoria che in altri tempi sarebbe stata di ordinaria amministrazione e che oggi è il tagliando per ripartire con nuova alimentazione d’interessi e soprattutto ambizioni ben raccontate dall'esultanza di Kvara.

Il goal del georgiano infatti è uno schiaffo al pallone, in puro stile da slice tennistico, che, oltre a percuotere il Verona, scuote e incentiva tutto il mondo Napoli a rivedere la luce in fondo al tunnel.

4. SOLLIEVO DA SPERIMENTAZIONI 

Per quanto i cambi in corsa debbano dirottare o indirizzare l'andamento di una gara a seconda della gestione o dell’arrembaggio alla porta, è chiaro che le sperimentazioni bonsai che Mazzarri prova ad attuare ritornando alla difesa a quattro, che mal si prostra ad allineamenti e marcature preventive ma che consente alla squadra di avere un baricentro medio più alto, trova la cartina tornasole in una nuova pletora di soluzione offensive. Con l'ingresso di Mazzocchi Lindstroem e Ngonge, oltre a quello di Raspadori - che sostituisce il volitivo Simeone - il Mister addensa l’attacco a cingere l’area avversaria; il danese - su cui De Laurentis si era sperticato alla vigilia in disamine statistiche - ed il neo acquisto belga confezionano il gol del pareggio, in una fulgida intesa all'interno degli ultimi 16 metri, grazie anche all'anticonvenzionalità dei posizionamenti attivi e ad uno svariamento molto più funzionale a ricoprire i vuoti tra le maglie avversarie, così che negli ultimi minuti finali la difesa veronese si ritrova a dover captare nuove vettorialità che i nuovi entrati hanno saputo ben intensificare, sia da un punto di vista fisico che tecnico.

Un nuovo inizio per il Napoli del plagio dei tempi migliori, per intravedere il punto di discontinuità, più che di rottura, con il passato recente per irrorare di nuova linfa la vitalità della squadra.

5. IL MAZZOCCHI CHE NON TI ASPETTI

Magistrale Pasquale Mazzocchi ad entrare con la percezione della nevralgia veronese a destra, dove si insinua con perfido ingegno e sa rendersi coltellino svizzero nelle transizioni offensive della squadra, favorendo entrambe le reti: suo l’assist per Lindtrom, che battezzerà il primo gol di Ngonge in maglia azzurra, e suo l’assist anche per la magia di Kvara. Un napoletano che corona il sogno di giocare “a casa” dopo una carriera in ascesa, vive la sua miglior giornata in maglia azzurra prendendo il posto di un Mario Rui troppo spavaldo per essere vero, che aveva badato più alla forma che alla sostanza; al contrario, invece, ‘mezzo chilo’, come veniva chiamato dai suoi compagni in età infantile, riesce a satollare il bicchiere dei contenuti, aggiungendo ritmo, visione di gioco e senso della posizione in un momento critico della partita in cui tali credenziali sono risultate indispensabili da parte di un giocatore insospettabile, con la spia sempre accesa.

6. POLVERI BAGNATE SOTTO PORTA

Squadra che prova a drizzare le antenne nella fase terminale del gioco, eppure mal si spertica in assalti che somigliano più ad un assalto dell'area di rigore che una precisa voglia di andarla a dominare con criterio.

Per quanto la squadra risulta imbottita di terminali di offensivi ultra perspicaci e specializzati, risulta ormai reiterata l'inconsistenza dei tentativi anche ben architettati, per costruire il pericolo.

Specie nella prima frazione l'attacco del Napoli con la sola sollecitazione di Kvara è molto poco concreto, mentre nella ripresa Simeone riesce a ritagliarsi un'occasione sparuta senza eseguire il colpo del killer Instinct di cui è dotato. Nel complesso il gioco che si dirama dalle fasce verso il centro ancora una volta porta troppe poche volte al tiro da fuori i centrocampisti, pochi cross per imbeccare l'inserimento da dietro e un isolamento della prima punta, con l'alibi di aver giocato contro otto difendenti effettivi e una palla che non si è mai scoperta sotto la prima linea, proprio per inibire le caratteristiche di cui sopra dei giocatori del Napoli.

Un'attitudine atavica a non incidere negli ultimi mesi che Mazzarri dovrà potenziare.

7.RINNOVATO INCANTESIMO NAPOLETANO

Il Napoli del girone di ritorno che con due vittorie ed un pareggio si trova quasi in cima alla classifica provvisoria, è sicuramente una delle buone notizie da poter trovare per rimirare con speranza alle solide ambizioni di inizio campionato.

Allo stato attuale - malgrado qualche deficitarietà di formazione, i soliti dubbi tra arrivi e partenze e la concomitanza di altre competizioni internazionali che influenzano la stabilità del gruppo - ritornare a vincere dentro il calderone del Maradona, ostentando resilienza e dimostrando convinzione seppur non a 360 gradi, è il segnale che il mondo Napoli sfigurato dall'eclissi di risultati oggi è di nuovo pieno di cose da raccontare.

Il pubblico delle curve partenopee, evidenzia sempre di più un innamoramento senza tempo e contorna la comfort zone in cui calciatori e tifosi possono sentirsi forti all'unisono, in un afflato che seppur non prescinda dal risultato, ma designa l’anticamera in cui risiede il piacere della partita.

8. MAZZARRI IL FINALISTA

Mazzarri non lesina sul risultato ma lo impone come chiave di lettura rispetto ad un canovaccio motivazionale che già tempi addietro aveva esitato dei buoni piazzamenti in classifica e anche questa volta il dogma interpretativo d’ogni partita come se fosse l'ultima - con il cuore ad immolarsi oltre l'ostacolo - sorvegliano i desideri di Mazzarri il quale non può schiodarsi dall’amarcord ed esige la vittoria non come fine ultimo ma come bene primario da ottenere sfibrandosi nel corpo e nella mente.

L'obiettivo di salvare la stagione ora non è più penzolante sulle slackline del tempo, bensì su una prospettiva concreta per vivere i prossimi tre mesi da araba fenice che deve risorgere dalle proprie ceneri e sa che la propensione alla vittoria la si ricostruisce calcando un modello di efficientamento motivazionale; in quest’ottica la politica dei piccoli passi, quelli che in un mese hanno restituito al Napoli una buona dose di solidità difensiva, un riesumarsi di convinzioni sopite e il dischiudersi di buone speranze per il termine della stagione, va foraggiata con proselitismo.

9. LE VALIDE ELUCUBRAZIONI PRESIDENZIALI

Aurelio Laurentiis fedele alla sua parola, non perde l'occasione in conferenza stampa per rimbrottare la fine critica, che raramente perora la causa Napoli, in una parossistica quanto sincera e interessata arringa, con strali missilistici in tutte le direzioni del calcio italiano, in cui pone rigidamente il tema della non indispensabilità della vittoria ad appannaggio di un platonico progetto di gestione delle risorse tecnico-umanistiche.

La manna dello scudetto per il presidente, ha rappresentato una sorta di scevrità dall'impegno morale, con chi, a suo dire, ha sempre preteso - senza contraccambiare con onestà intelettuale - l'operato del club.

Eppure oggigiorno in un intermezzo periodo di transizione tra un vecchio e un nuovo Napoli appare chiaro il quadro d'una società a metà del guado tra il continuare a essere sé stessa senza perdere la pazienza di ritornare nel ritrovarsi, scendendo dall'altalena di emozioni che coinvolge tutti. In virtù di ciò, De Laurentiis, con retorico ottimismo, assevera il concetto che la non iperattività del club sul mercato sia stata dettata dalla logica di governo e conoscenza interna della squadra, ben ponderata, e da cattive deduzioni sulle occasioni di ingaggio di calciatori e valutazioni da fare in itinere che mirano incondizionatamente alla rivalorizzazione degli stessi, i quali, allo stato attuale, sono pur sempre i campioni d'Italia.

10. IL TEMPO DELLA DELUSIONE È FINITO

Il Napoli che vince come piace ai suoi tifosi emergendo dalla nebbia di dicembre e gennaio è platealmente un gruppo che ora ha una configurazione autentica rispetto al target e al reale dimensionamento sia dei calciatori che del club.

I tifosi sostengono la squadra più di tutti e molti dei calciatori stanno definitivamente assaporando cosa voglia dire sperimentare gioie e dolori in uno dei posti più tellurici ed emotivamente Instabili d'Italia.

Per tali motivi, passata la delusione degli smottamenti da cambio di allenatore, delle false aspettative e dei tradimenti (lasciati andare i più giovani, chiarificata la posizione dei giocatori in partenza) l’obiettivo si ripone nell'imbracciare nuove speranze e il caricarsi di aspirazioni sodali verso la Champions League, sia per raggiungere l’agognata posizione in campionato che per la sfida prossima contro il Barcellona. Ul monito per non specchiarsi più nelle voragini dell'annata storta ed estendere fiducia in tutto il gruppo col proposito di trasformare la sedimentata delusione in riscatto.