Khvicha Kvaratskhelia: croce e delizia del Napoli di Conte
Kvaratskhelia secondo alcuni è diventato un caso visto che i suoi numeri sono calati rispetto al primo anno di Napoli. Ne parla la Gazzetta dello Sport in edicola.
Kvaratskhelia: da spina nel fianco per gli avversari a piccola spina per il Napoli
Mvp: che significa Ma Vogliamo Parlarne, o anche no, perché in fin dei conti sono trascorsi appena 17 mesi dall’incoronazione. Mvp vuol dire tutto, mica niente, il più bravo, il più decisivo, il più sorprendente, il più affascinante e la sera del 4 giugno, mentre Napoli festeggiava (ufficialmente) lo scudetto, Khvicha Kvaratskhelia, con lo sguardo perso tra i fuochi pirotecnici, pensava d’essere finito dentro un sogno.
Il calcio però sa essere impietoso, e alla nona sostituzione stagionale, non una rarità, quel bambino delizioso ha un po’ ondeggiato con la testa, ha preso il giro alla larga per andarsene in panchina (e facendo sospettare di volersi accomodare nello spogliatoio) e qualche domanda se l’è posta: qualcosa è mutato dentro di sè, nei dribbling che sono meno letali di quei giorni, nella lucidità che sotto porta pure con la Roma gli è venuta meno (al secondo minuto, con dinnanzi la possibilità di scacciare via i fantasmi), nella libertà di sapere fare ciò che gli riesce meglio, stupire con quegli effetti assai speciali che l’hanno eletto Most Valuable Player , semplicemente nel giugno 2023, sarebbe l’altro ieri a pensarci bene. Era una spina nel fianco altrui, s’è ritrovato poi nel costato di Napoli o forse nel suo, con Conte che però ha già afferrato la pinzetta per asportarla: «Per me ha giocato il miglior primo tempo stagionale». Però gli Mvp non durano a metà e Kvara lo sa, altroché, nel suo malessere interiore.
La stanchezza del giovane Kvaratskhelia
Se le statistiche hanno un’anima, e nel calcio a volte succede, Kvaratskhelia potrebbe starsene adagiato su un cuscino, a scrutare fiducioso l’orizzonte: 5 gol in 13 partite rappresentano una mezza assicurazione garantita dalle proiezioni. Ma c’è altro: c’è una «irrequeietezza» che s’avverte nelle scelte - i due errori, prima che Conte intervenisse mettendo Neres - e c’è quella lavagnetta con il 77 che sprigiona un senso di malinconia. È capitato per 9 volte di dover salutare, spesso - anzi quasi sempre - oltre il 71’, e rientra nelle dinamiche d’una partita adattarsi, risistemarsi, rivitalizzarsi con energia fresca e alternativa. Ma Kvara è probabilmente stanco, contro la Roma s’è portato un affaticamento (cit. Conte: «e abbiamo dovuto gestirlo») e la sosta è un perfido inganno: nelle tre (cosiddette) pause, KK ne ha giocate sei su sei con la Georgia, ha aggiunto altri 525’ al percorso, spendendosi praticamente ogni tre giorni, e mettendoci poi i voli, i cambi di preparazione, il fardello psicologico di essere leader per la Patria. Sono pesi che qualcosa sottraggono.
Kvaratskhelia ed il nodo contrattuale
La voce del popolo, non sempre quella di Dio, va a rifugiarsi, rileggendo l’ultimo Kvaratskhelia , nel problema contratto: è un aspetto, chissà quanto secondario e (ir)rilevante, e sta lì, affinché ognuno lo maneggi secondo proprie visioni.
Kvaratskhelia è arrivato a Napoli nell’estate 2022, ingaggio a scalare partendo da 1,3 che intanto è approdato a 1,8. L ’exploit immediato e travolgente ha automaticamente spinto il management a trattare un rinnovo che non è mai arrivato: De Laurentiis ha tergiversato per un po’ e alla fine, estate scorsa, ha lasciato che fosse il d.s. Giovanni Manna a confrontarsi con i procuratori del georgiano. La variabile impazzita, a luglio, è stato il Psg, che s’è spinto ad offrire 100 milioni e dunque ha rovesciato il tavolo. Il Napoli ha proposto al suo fuoriclasse 6 milioni (bonus inclusi) per un prolungamento sino al 2029, la controrichiesta è di 8. Ma il problema, in realtà, è la clausola: gli 80 milioni che propongono gli agenti di KK sono ritenuti inadeguati da Adl, che vuole scavalcare la soglia dei cento. E’ una questione di dribbling, pure in questo caso, però assai più insidiosi