L'assolutismo di Conte (e De Laurentiis) può diventare pericoloso per il Napoli?
Mai prima d’ora De Laurentiis aveva assecondato un allenatore in tutte le sue indicazioni. Siamo così sicuri che la strada giusta sia quella della totale sottomissione intellettuale al mister?

La corrispondenza di amorosi sensi con Conte rappresenta per De Laurentiis una novità. Mai prima d’ora il Presidente aveva assecondato un allenatore in tutte le sue indicazioni, mai era entrato più volte mediaticamente in suo soccorso, peraltro in un lasso di tempo limitato ai primi 4 mesi della storia.
La sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio è stata sportivamente una débacle, ma ha restituito all’ambiente (e non solo) una verità che sembrava aleggiare solo nei cassetti. Entrambi credono allo Scudetto. Per il mister, continuamente teso ad alimentare la sua irrefrenabile ansia da prestazione, era già chiaro. Riguardo al Presidente, non del tutto.
Il fatto: Conte cambia 11 uomini rispetto alla squadra “titolare” e rimedia non solo una sconfitta all’Olimpico, ma anche una figura barbina. La conseguenza (logica): si avvertono mormorii nell’ambiente e insinuazioni, con annessi ghigni virtuali, nella stampa nazionale. Il follow up: interviene De Laurentiis e sostiene le scelte del tecnico al 100%, con una motivazione piuttosto leggera nei contenuti, ma sostanziale per il valore di appoggio, spalla, unità di intenti.
Conte e De Laurentiis, in amore vince chi si fa inseguire

E’ stata la conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che in amore vince chi si fa inseguire. Antonio ha praticamente “maltrattato” la società e biasimato la carenza nelle scelte estive, dimostrando dalla sua prospettiva che la rosa non è all’altezza della multi-competizione. Il Presidente ha incassato, addirittura approvato, salendo sul filo dell’equilibrista e appiattendo le polemiche.
Troppo? Francamente sì. Conte ha mandato la squadra allo sbaraglio in una competizione che evidentemente pone in ultimo piano rispetto al suo desiderio, ormai non più recondito, di giocarsela per il titolo in serie A. E De Laurentiis, contravvenendo ad una logica posizione da capo azienda, ha apposto la bolla di un paradossale placet.
Sicuri che la strada giusta sia l'assolutismo di Conte?
Siamo così sicuri che la strada giusta sia quella della totale sottomissione intellettuale al mister? Davvero le riserve del Napoli sono così scarse da non vedere quasi mai il pallone contro una buona Lazio sì, ma intrisa comunque di tante seconde linee? O magari è anche una questione di comunicazione interna e di messaggio implicito di svalutazione di un (potenziale) trofeo a discapito dell’obiettivo principale?
Cambiarne 11 su 11 e affrontare una squadra competitiva in questo modo, vuol dire aprirsi ad un autolesionismo già scritto. Cosa sarebbe mai potuto accadere se si fosse conservata un’ossatura abituata a stare assieme, contornata da nuovi ingressi in rampa di rivalsa? Probabilmente qualcosa di diverso, probabilmente no. Ma rivedere concettualmente le scelte mazzarriane del celebre Napoli di Verona (lato Chievo, stagione 2011-2012), con Fideleff in campo, è stato uno strazio senza senso.
C’è chi lo chiama senso pratico, invero si scorge un assolutismo pericoloso. Puntare tutto solo su un percorso, per quanto al massimo delle forze, è una forma di retrocessione della mentalità.