"Questa cosa con l'Abruzzo è nata grazie al Covid perché ci furono chiusi le porte dell'altrove. Io mi misi in macchina e venni a Castel di Sangro. La conosceva perché litigavo sempre con l'esercente che programmava l'unico cinema che era qui, perché era un gran divoratore e durante le festività natalizie voleva fare più film possibili, togliendo presto il mio che guadagnava l'iradiddio. Abbiamo fatto quest'accordo che ci vede qui legati per 12 anni, di cui ne abbiamo già consumati tre, questo è il quarto, ne rimangono altri 8. Ringrazio Marsilio perché non era facile prendersi questa responsabilità durante il Covid. E' stato anche contrastato da politici con colori diversi, ma questa è una roba tutta italiana. Quando questo Paese smetterà di mettere lacci e laccioli a chi è al Governo sarà un paese migliori. Tu poi (rivolgendosi a Marsilio, ndr) non devi fare al posto mio promesse da marinaio, perché quando dici la Champions… La Champions è questione di fortuna! Quel 4-0 di Napoli-Milan mi è rimasto non qui (in gola, ndr), mi è rimasto chissà dove…".


Queste le parole del presidente azzurro Aurelio De Laurentiis alla conferenza di presentazione del francobollo celebrativo per il terzo scudetto del Napoli, beccato Marsilio (presidente dell'Abruzzo) per la promessa riguardante la vittoria della Champions League, tema trattato anche dallo stesso De Laurentiis durante la cerimonia scudetto, anche a fronte probabilmente di un cammino in Europa durante la scorsa stagione che ha lasciato un po' di amaro in bocca all'ambiente partenopeo.
Passaggio anche su quella che senza dubbio è stata l'unica vera giornata no della stagione passata, ovvero la 28esima giornata di Serie A, quando il Milan sbancò il Maradona con un perentorio 0-4, da parte degli ospiti una prestazione dal punto di vista fisico, mentale, e delle energie nervose totalmente superiore a quella dei padroni di casa.

Adl evidentemente non ha ancora digerito tale sconfitta, e, probabilmente, (indirettamente parlando) neanche il gruppo squadra, un risultato così pesante che all'apparenza poteva sembrare innocuo e giustificabile, si è in realtà portato dietro degli strascichi che la squadra, anche complice la poca abitudine alla gestione di certi palcoscenici, ha subito nella doppia sfida di Champions League. Ed è qui però che il presidente commette un errore cadendo in contraddizione, se è vero che col senno di poi quella sconfitta è stata più pesante di quel che sembrava, è pur vero che questa è la conferma che la Champions non è assolutamente questione di fortuna ma di dettagli; e sono i dettagli a fare la differenza quando le differenze tecniche e tattiche si assottigliano in questo modo. Come ribadito anche da Pep Guardiola (la Champions è un lancio di moneta), a più riprese durante la stagione, gli stessi dettagli che il Napoli ha tralasciato in quella 28esima giornata e che hanno contribuito a dare uno slancio al Milan, che arrivava da 3 vittorie in 9 gare di campionato e appena 10 punti fatti, e che ha giocato alla pari in ogni zona del campo, a tratti essendo anche superiore soprattutto dal punto di vista delle energie ad una squadra che nelle precedenti 10 in campionato aveva ottenuto 9 vittorie e che sembrava viaggiare a tutt'altra velocità.

È un meccanismo complicato da comprendere, quello psicologico legato allo sport, un meccanismo che ha permesso alla squadra di Pioli di avere lo slancio dopo forse aver toccato con mano, le vulnerabilità del Napoli, che in realtà non esistevano (non in quella misura) ma che hanno fatto credere ai rossoneri di essere all'altezza degli azzurri, pur non essendolo. Viene facile la metafora del calabrone, la quale predica che lo stesso non possa volare per il proprio peso, ma egli non lo sa e vola ugualmente, ecco, il calabrone rappresentato da quel Milan, che aveva evidenti limiti rispetto agli azzurri, ma complice la prestazione scialba del Napoli, non ne era a conoscenza ed ha ugualmente volato, pur non potendo.


Le dichiarazioni del presidente sulla Champions furono ovviamente istintive, la corsa alla vittoria è un processo che richiede tempo, sacrificio, cura del dettaglio e programmazione, ma non è una sorpresa che De Laurentiis ci creda, d'altronde è un competitore, lo è sempre stato, ricordiamo ad esempio le dichiarazioni plateali (e poco realistiche) post ottavo con il Real Madrid nell'era Sarri, quando rimproverò i suoi di aver avuto poca "cazzimma napoletana" e di non essere distanti dal Real qualitativamente parlando. Alla fine, questo ci fa capire che il presidente va preso per quello che è, un visionario estremamente legato alla competizione, che spesso va fuori le righe perché è il primo a credere a determinati obiettivi che sono complicati anche solo immaginare.


Però presidente, quando si parlerà di Champions League - che possa essere un obiettivo o meno - si corregga ribadendo che non è questione di fortuna, ma di dettagli, come quello che a lei (come dichiarato quest'oggi) è rimasto ancorato - presumibilmente - alla gola.