Un Napoli che sbrilluccica di convinzioni esili come lo stelo di un nuovo germoglio impiantato a nascere, ma che per sbocciare definitivamente ha bisogno d'esser irrorato di tanta autostima e fiducia. Salernitana battuta all'ultimo respiro in una partita che per larghi tratti non ha convinto neanche lontanamente.

Di seguito quanto evinto dalla vittoria al cardio-palma. in stile Mazzarri 1.0:

  1. LA CABALA DEL 13

È ancora il 13 numero, quello della fortuna, a cavare il Napoli di'impiccio ed il tappo dalla bottiglia per brindare al ritorno al successo. È il carneade Rahmani che già 365 giorni prima, contro la Juventus nella partita scudetto 2023, aveva determinato il risultato in perfetta corrispondenza biunivoca tra il giorno di calendario e il suo numero di maglia, ancora una volta ad evidenziare un segno del destino che marca il percorso gonfiando la rete che inghiotte tante lamentele e cela altrettante difficoltà.

Ma il tempo impiegato a ricercare quel Gol non va di certo nella direzione della fortuna, così come la cabala del numero prevede, piuttosto nell'imperterrita smania convulsa, con cui la squadra si è riversata in avanti per agguantare tre punti quanto mai vitali contro i corregionali, e se le spore di questo ritrovato successo sono da rintracciarsi nelle combinazioni astronomiche amiche dei numeri primi, ad oggi il Napoli sa che il conto con la buona sorte non è più drasticamente in perdita 

  1. LO SPRILLOVER DELL’ERMETISMO OFFENSIVO

È per lunga parte di gara un Napoli che non recepisce il cambiamento d’inerzia, appiattito su un encefalogramma scevro di idee nuove, in cui la sola rimostranza d’impegno è ampiamente insufficiente.

Eppure la squadra la cui prolificità offensiva non sarebbe dovuta essere in discussione, è oggi vittima dell'incapacità di trovare il terminator di turno negli ultimi 20 metri, laddove in rosa, tra i 7 giocatori offensivi, a referto ci sono a malapena 15 goals in tutto il reparto.

È un'involuzione cronica quella che nei mesi pregressi ha ammantato il gruppo squadra, partito con favore di pronostico, sfiduciatosi alla prima mancanza di vittorie, flessosi ineluttabilmente sull'inettitudine a reagire nelle difficoltà e accartocciatosi sopra un nucleo di gioco ormai non più attivo.

Per quanto il momento di difficoltà psicofisica e attitudinale sia la chiave di lettura di qualsiasi possibile lacuna divenuta macroscopica, prigioniera di schemi di gioco non più attuabili, una delle motivazioni dello strizzamento fisico e mentale della maggioranza dei calciatori è la mancata inversione di rotta in senso tecnico, adagiandosi candidamente su allori scortecciati da distonia societaria, abbassamento della soglia dei limiti ed assenza di furore agonistico.

  1. CAJUSTE: ACCENSIONE DI FIAMMA DOLOROSA

Grana da smarcare nel tempo più breve possibile quella che ha colpito Jens Cajuste a metà del secondo tempo quando il giocatore proveniente dalla mezzadria calcistica Francese, stava incrementando i giri sul motore rendendosi protagonista della partita, dopo un inizio in sordina, e si è fermato per infortunio.

Il suo probabile stiramento, a ripescare dal mazzo Demme protagonista poi in pectore della vittoria finale con l'assist, pone tutto il reparto di centrocampo in una condizione di deficit con il quale sino ad oggi si è convissuto in maniera parziale, e diventa un nuovo modo intrinseco per valorizzare i nobili decaduti, proprio come il tedesco o i giovani rigeneranti come Gaetano.

Indubbiamente, un backup di energie è indispensabile per ritrovare il fulgore e la brillantezza che necessita chi gioca in mediana, senza Anguissa titolare nel ruolo e adesso anche  senza lo Svedese, si preannuncia il mezzo servizio per i prossimi impegni dove urge un riassemblaggio di posizioni se non addirittura di modulo.

  1. AMORE BALUGGINANTE PER LA MAGLIA

Traspare sinistramente il vuoto di potere e di forza di volontà nell'incendiario tentativo di riappropriarsi di qualcosa che non esiste più nel Napoli.

Quello che invece non può smettere d’esistere è l'amore per la maglia da parte della gente ma soprattutto da parte dei calciatori che  hanno dimostrato pieno senso di appartenenza in questi anni, specie lo zoccolo duro della rosa dal quale ci si aspetta di più, e nella valutazione oggettiva senza che questi lesinino il minimo sforzo sul terreno di gioco, è evidente che sono molto distanti dal loro  massimo storico.

Una situazione di grottesco sfiguramento d’ambizioni, unita ad una debolezza reattiva e psicologica ed un'altra indubbiamente caratteriale, dove il concetto di essere padroni della sfera senza efficacia sta lentamente soppiantando quello del raggiungimento del risultato; anche contro la sventurata ma arcigna Salernitana, alcuni calciatori hanno destato la sensazione d’avere bassissime dosi di rabbia agonistica e una carica atletica inferiori ai dirimpettai che navigano nei bassifondi della classifica.

Se questo possa dipendere da situazioni correlate a pendenze contrattuali, al profilarsi di nuove trattative, allo scoramento per un fallimento quasi annunciato e ai repentini cambi alla guida tecnica nel corso della stagione, si struttura un crogiolo da aberrare, perché con 18 partite di campionato da giocare ed un trofeo da poter conquistare, questo Napoli permanendo con lo stesso atteggiamento risulterà più che inadeguato per provare a centrare gli obiettivi.

Pertanto prima di glissare qualsiasi discorso tattico, che resta sempre predominante, la fissità tematica in questo momento va ricondotta sul fideistico attaccamento alla squadra e alla società di chi viene chiamato in causa per il Napoli, il proprio centro del mondo.

  1. IL MOMENTO IMPERSCRUTABILE DELLA SQUADRA

Il Napoli 2023-2024 si configura come compagine alla quale va tutto storto e c’è quasi sempre un colpo apoplettico per metterla al tappeto.

Fortuna vuole che non sempre può andare tutto per il verso sbagliato e contro i granata, in un Derby poco sentito se non per la rivincita di quanto accaduto lo scorso 30 Aprile, Napoli e il Napoli possono tornare a festeggiare.

Le parole di Walter Mazzarri alla vigilia però sono La cornamusa che fa eco alle tante polemiche e dicerie con un minimo di fondo di verità, lì dove la squadra non è felice non solo per i risultati ma anche per la situazione ambientale; ora nel gomitolo di linee da direzionare per attribuire colpe e responsabilità, nessuno può considerarsi estraneo, pubblico incluso, che però mai come in questa stagione sta facendo sentire un amore e una passione sfrenata, seria e incondizionata al di là degli aspetti reconditi che sono pur sempre quelli risultatisti.

Non può sfuggire pertanto che se due conduzioni tecniche sortiscono effetti disunivoci e paradossalmente peggiori l'uno dell'altro, assommate alle peccaminosità dei giocatori che in condizioni tra virgolette normali si sarebbero sbarazzati della Salernitana con molto meno sforzo, imponendosi categoricamente, oggi sono il pilastro traballante di una rifondazione annunciata, come velatamente asserito dal capitano Di Lorenzo e Rramhani nel dopo gara.

Desumere quali sono state le falle ed i glitch che hanno portato al malfunzionamento di tutto l'organico è un esercizio alla portata di tutti, bensì non altrettato capire come uscire da questo rebus di anomalie anche comportamentali. La priorità assoluta per il Napoli è sbrogliare la matasa di dubbi per riassestare la propria posizione sulla retta via.

  1. GAETANO FRANGIFLUTTI SENZA STUZZICARE

Gianluca Gaetano figlio di Napoli, nelle ultime due stagioni e mezzo ha vissuto il sogno che tanti prima di lui si erano visti precludere dalle vicissitudini del calcio: trafila fruttuosa in serie B approdo in prima squadra stabilmente con partecipazione attiva alla vittoria dello scudetto e adesso la possibilità che va a dischiudersi, di acquisire una titola titolarità pro-tempore nella quale doversi riconoscere anche una sorta di leadership tecnica.

Il piccolo talento di Cimitile, sfoggia contro la Salernitana una qualità che risulta insufficiente non tanto nel volume di gioco quanto nell’efficaci; troppo facile da notare che un giocatore che ha una proprietà balistica più che buona non possa andarsi ad imbrogliare in budelli di campo dove le soluzioni di gioco gli mancano e non riesce a crearle, oltre al fatto di associarsi male con i compagni e non identificare una posizione in mezzo al campo suffragando la richiesta dell'allenatore, altrettanto improvvida, cioè quella di battezzarlo a ridosso delle punte.

Il Gaetano che ci si aspetta nell'immediato futuro è un giocatore che aggiunga potenza e capacità muscolare ad una pienezza tecnica, che non gli manca e pertanto è giusto alzare il livello delle aspettative anche nei suoi confronti

  1. KVARA SPRAZZO DI RAGGIO DI LUCE NEL BUIO

Sarà forse un discorso trito e ritrito quello di Kvarastkelia tra i migliori giocatori della squadra, se non della serie A, che non riesce ad incidere.

Finalmente nel secondo tempo della partita contro la Salernitana dopo una prima frazione abullica, si rivede il dribblomane che sapeva sconquassare il reparto arretrato opponente e generare occasioni da gol per creare un valore aggiunto alla squadra.

Anche in questo caso non si fa mancare la situazione asperrima di un gol facile sbagliato, ma se riconquistare Kvaratskhelia così dentro e nel vivo del gioco, svariando sul fronte e riuscendo a evidenziare il cono della Treqquarti con un maggiore livello di possensa tecnica nei confronti dei compagnièe uno dei sostanziali passi in avanti che si possono intravedere per rivitalizzare al meglio colui all’altezza di fare la differenza sempre, anche da solo, e per quanto resti indefesso l'impegno di Kvara, la sua presenza all'interno della partita vive di ondulazioni, alcune anche molto alte che vanno ancora sistemate.

  1. NAPOLI ARIDO IN PARTENZA PER IL DESERTO

Un buon spirito di iniziativa non lascia presagire, ad alto livello, che la ruota continui a girare in senso orario specie quando di fronte hai un carro armato.

La squadra che cerca Mazzarri evidentemente non era l'immagine e somiglianza del suo credo e si avvicina molto di più a qualcosa che ha un'intelaiatura ma a cui pradossalmente manca un'armatura ed ha un blocco solido incapace di essere contundente.

Troppi svarioni e qualche strafalcione, alcune indecisioni, delle pause inspiegabili, dei ritardi incomprensibili nei passaggi e per larghi tratti anche una certa confusione nel far girare la palla non sono frutto né di allenamento né di richiamo di preparazione, ma di improvvisazione e frenesia.

Ecco perché il Napoli abituato a giocare binariamente sulle fasce, offrirsi in azioni di gioco non stereotipate e saper difendere molto alto, oggi rinsecchisce dinanzi alle modeste difficoltà e s’approccia all'impegno in questo momento più importante della stagione, la Supercoppa italiana, proponendo la versione più sbiadita e controversa di se stesso.

  1. I CAMBI CONTROINTUITIVI DI MAZZARRI

Ingiusto criticare Mazzarri per quello che con la dote dell'esperienza e la predisposizione al lavoro quotidiano intenso tenta d’importare da un modello che evidentemente non conosce fino in fondo, e non è coerente ridurre tutto al concetto di modulo 4-3-3 offensivo i cambi che opera nella ripresa.

Al di là della forzatura per l'infortunio di Cajuste, ha una logica concreta intravedere la possibilità di attaccare con più uomini e proporli effettivamente in avanti nelle posizioni congrue.

Gli ingressi di Zerbin e quello mancato di Lindstrom, l'inversione di Raspadori con Kvara e la totale scopertura del lato destro sul finire di gara, sono variabili prevedibili a cui il mister cerca di mettere mano ma più che con la forza delle idee con quella della frustrazione, alludendo a un tentativo sistemico di ricercare il gol con costrutto esegendo “la ricnquista immediata” che equivale a dire prevenire il contropiede che non sarebbe altro che un’ingenuità.

 Purtroppo lo sfibramento delle linee di gioco nei momenti clou della partita è indice che la fase offensiva già orfana di osimhen è I’dentikit dello snaturamento in cui i giocatori vengono accorpati, in posizioni dissociative col presupposto di dare il loro meglio ed innescare occasioni estemporanee; così come si era visto nel passato recente con Garcia anche il ben più amato Mazzarri, seppur con meno giocatori a disposizione, mal si districa nella lettura delle partite a gara in corso.

  1. LA DEBACLE FISICA 

La squadra nei suoi 18 sui 23 a disposizione del mister, in questo periodo si spertica in una fatica da surplus linfatico, esito del richiamo alla preparazione a cui Mazzarri ha fatto più volte riferimento come elemento concettuale per poter trarre un giudizio esaustivo sulla mancanza di capacità atletica della squadra.

E’ francamente un fattore che potrebbe portare i suoi frutti nell'immediato futuro, ma vedendo la squadra dispiegarsi in campo, la sensazione che stia peggio di quanto sia stata nei mesi antecedenti è tangibile, pertanto la valutazione sbagliata sulla stilatura di un piano di preparazione atletica e metabolica estiva non tarata sui parametri dei singoli giocatori, unitamente a un cambio di dinamicità e del richiamo fatto di recente, comportano un imballamento tendenziale in cui nessun giocatore può dare libero sfogo alle proprie caratteristiche peculiari 

Pertanto la squadra con ben altra condizione psicofisica potrebbe ritrovarsi a giovare di questo endorsment muscolare ma soffre enormemente specie nei minuti finali, quando c'è da fare forcing, per fortuna bene suggellato dal gol contro la Salernitana, e vivacchia su misere sfuriate di qualche giocatore che mettendosi in proprio prova a prendere il fondo o attaccare lo spazio senza  rimpinguare lo spettro di soluzioni.

Lo sport richiede disciplina, forza e sacrificio da costruire nel tempo, il calcio in particolare, ed a fine stagione tra le analisi a posteriori da tracciare per non ricadere più nel medesimo errore, ci sarà sicuramente quello della preparazione atletica fatta indecentemente.


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