Dopo le dimissioni di Roberto Mancini, la Figc ha puntato tutto su Luciano Spalletti per il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Ma c'è un però che ha nome e cognome: Aurelio De Laurentiis. Il presidente del Napoli detiene ancora potere contrattuale rispetto al tecnico di Certaldo, sul cui capo pende una clausola liberatoria di 3,25 milioni di euro. La cifra è frutto di una nuova contrattazione, la clausola di partenza era di circa 5 milioni di euro.

E qui entra in gioco l'opinione pubblica. Dopo i movimenti di liberazione organizzati per il povero Cristiano Giuntoli, schiavo di un despota e chiuso nelle segrete di Castel Volturno a pane e acqua sporca; e quelli di protesta per le richieste sbalorditive che non hanno permesso a Victor Osimhen di lasciare l'Italia, il vento dell'indignazione degli organi di stampa è soffiato forte anche sulla clausola di non concorrenza che pende sul capo di Luciano Spalletti. Il tecnico, che fino a qualche tempo fa era descritto a livello nazionale come eterno perdente, spacca spogliatoio, arrogante, antipatico, oggi è finalmente diventato un uomo per cui vale la pena lottare.

Quando si tratta del Napoli, anche semplici principi di diritto come una clausola vengono messi in discussione. Una forma di indignazione a intermittenza che non si manifesta quando i protagonisti sono club con maglie a strisce. Qui il vittimismo non c'entra nulla. I fatti sono fatti. La storia è la storia.

Alla fine Luciano Spalletti sarà il Ct della Nazionale. Sky ha appena anticipato che l'annuncio arriverà il 16 agosto. De Laurentiis si è mostrato persona ragionevole. Ma, ancora una volta, chi racconta il calcio è andato nella direzione sbagliata.