Non ci resta che Istanbul
In principio era il calendario. Ricordate, vero? Fu questa la prima giustificazione ufficiale usata dai rivali del Napoli – in quello specifico caso i milanisti – per provare a sminuire il primato azzurro.
Hanno avuto un calendario semplice, appena arriveranno gli scontri diretti si scioglieranno come neve al sole, recitavano come una litania i tifosi rossoneri, affiancati da giornalisti più o meno complici. Poi è arrivato Milan Napoli, seguito da Roma Napoli e da Atalanta Napoli. Tutte vittorie, mentre nel frattempo il Milan, dopo la girata di Simeone, perdeva punti anche a Torino sponda granata e a Cremona con l'ultima in classifica.
Successivamente è nata l'attenuante “infortuni”. Vincono perché non stanno avendo infortuni in rosa. Ora, tralasciando che si può parlare di casualità o sfortuna se un infortunio avviene in modo traumatico (vedi Osimhen l’anno scorso) mentre viene un po' meno facile farlo se arriva come conseguenza di problemi muscolari (più facilmente addebitabili ad una fallace preparazione atletica), anche questa attenuante è caduta quando il Napoli ha dovuto fare a meno proprio del nigeriano, per quasi tutto il girone di Champions + diverse giornate di campionato, e di Kvaratskhelia. Tutte vittorie anche in quel caso.
Un po’ meglio di quanto fatto dal Milan senza Maignan, dall’Inter senza Lukaku o Brozovic. Della Juventus non ne parliamo, perché affidare le proprie sorti ad un 35enne ed a un 30enne che è stato più in infermeria che fuori negli ultimi tre anni non può che essere un’aggravante su come la dirigenza ha costruito la rosa.
Accantonata dunque la variabile fortuna del calendario e le scienze mediche, ci si è buttati sulla Storia. Le squadre di Spalletti crollano in Inverno. Peccato che la Storia dicesse tutt’altro, ma figurati se quelli – gli alfieri del giornalismo fattuale – sono andati a controllare i numeri. E, difatti, a gennaio e febbraio il Napoli le ha vinte tutte tranne una. Le altre? Un po’ meno.
Prima di allora, accanto al falso storico su Spalletti, si era provato anche con una vera e propria preveggenza: la sosta Mondiale cambierà le carte in tavola! tuonavamo i soloni tra una bagnacauda ed un risotto allo zafferano. Beh, sappiamo com’è finita. Prima del Mondiale il Napoli guadagnava in media sulle inseguitrici un punto ogni due partite, ora ne sta guadagnando uno a partita. Ha raddoppiato la velocità di distacco.
Adesso, con la primavera quasi alle porte, gli esperti giornalisti ed opinionisti hanno dovuto fare i conti con l’amara realtà. Ognuno di loro si è guardato allo specchio e si è detto: Amico mio, devi arrenderti, questi napoletani lo scudetto lo vincono davvero. Il vero soldato però si arrende solo dopo un ultimo disperato tentativo. E quindi, da novelli William Wallace, prima di esalare l'ultimo respiro, hanno raccolto le forze per lanciare il loro ultimo, definitivo, strale.
Il campionato è di un livello basso!
Pluricit.
Per entrare in empatia, dovete immaginarlo proprio come l'urlo "Libertà" vomitato sotto tortura dal personaggio di Mel Gibson in quello straordinario film che è stato Braveheart.
Una volta assorbita quest'immagine forte, ciò che si farà nelle righe seguenti e un debunking di quest’ultima disperata ricostruzione a-storica.
Partiamo dalla logica, innanzitutto: se si vuol sminuire la vittoria di una squadra dicendo che sta maramaldeggiando in un campionato di basso livello, cosa si dovrebbe desumere sulle altre presunte big che invece nello stesso torneo stanno annaspando? Diciamo che il ragionamento portato avanti da cotanti addetti ai lavori ha una logica Tafazziana, a voler esser benevoli.
Fatta la premessa logica, andiamo ai dati.
Prima quelli nazionali. Andando a guardare tutti i campionati, a partire dall’inizio del dominio della Juventus, quindi dal 2011-12, sono andato a verificare come si sono comportate le tre big del Nord quando NON hanno vinto il torneo. Ebbene, l’Inter e il Milan, facendo una media nel periodo di tutti i punteggi stagionali, hanno raccolto gli stessi punti: 66 circa. Peggio della Roma che ne ha fatti 71 in media. La Juve un po’ di più. 74. Ripeto: questa è la media punti quando le suddette squadre non hanno vinto, quindi erano (fra) le prime rivali di chi poi ha trionfato. Se vogliamo restringere il campo agli ultimi 5 anni, facendo finta di scordare la Banter era delle milanesi, i numeri sotto la Madonnina migliorano: 74 per l’Inter e 68 per il Milan.
Qual è stata invece la media del Napoli avuta dal 2011-12 fino all'anno scorso, quindi stagione 2022-23 esclusa? 76 punti. Meglio di tutte.
Cosa significa tutto ciò è presto spiegato: se il grado di competitività è descritto dalle rivali al titolo e se la tesi è che negli anni passati questo livello era maggiore, beh, signori, allora dovete ringraziare il Napoli se c'è stata competitività, perché è stata la squadra che in questi anni e più di tutte le altre ha avuto un rendimento alto e costante. Il Milan, l’Inter e la Juve, in media, quando non hanno vinto, hanno avuto più o meno lo stesso andamento di quest’anno (che li vede infatti proiettati intorno ai 75-80 punti finali). A volte un po’ meglio, come l’Inter di Inzaghi l’anno scorso che si punti ne ha fatti 84, molte altre volte molto peggio.
Del resto quali sono state le migliori seconde della storia recente? Il Napoli di Sarri con 91, la Roma di Spalletti con 87 (che precedette di una sola lunghezza il Napoli di Sarri che detiene anche il record di migliore terza della storia della serie A).
Non vi basta? Perfetto, andiamo a guardare il rendimento europeo. Quale miglior arbitro imparziale per giudicare il livello nostrano che i risultati nelle coppe Europee?
Ebbene, andando a sommare i punteggi ottenuti ogni anno nel ranking UEFA dalle squadre italiane, dal 2011 ad oggi, periodo in cui il calcolo del ranking è rimasto pressoché invariato, cosa scopriamo?
Scopriamo che la media punti raccolta ogni anno dalle italiane è di 86 circa. Con dei picchi massimi di oltre 100 punti nelle ultime 3 stagioni (che sono quelle in cui il signor Massimiliano Allegri non ha vinto in Italia: casualità?).
A che stiamo quest’anno? Già ad ottanta punti. Attenzione però: non è ancora finita. Se solo le italiane si qualificassero al prossimo turno di Champions la quota arriverebbe intorno ai 90, ben al di sopra della media, alla quale poi bisognerebbe aggiungere i punti che si potrebbero ottenere dalle altre due competizioni europee.
Il risultato non cambierebbe nemmeno se come parametro prendessimo i risultati delle migliori 3 italiane in Europa ogni anno, o delle migliori 4. Avremmo comunque come conclusione che questa stagione europea ha tutte le carte in regola per essere una delle migliori campagne di Coppe dell’ultima dozzina di anni. Potrebbe addirittura essere la migliore, con un pizzico di buona sorte e coraggio.
Quindi, riassumendo:
Se il parametro per definire un campionato di livello è la forza delle rivali in campo nazionale, allora gli anni scorsi il livello è stato mantenuto alto proprio e soprattutto dal Napoli.
Se il parametro per definire un campionato di livello è la forza delle rivali in campo internazionale, i risultati di quest’anno danno indicazioni – che a fine anno potrebbero tramutarsi in certezze – che il livello di quest’anno è più alto della media degli ultimi dodici anni.
Tutto questo senza dimenticare la premessa logica di partenza: chi sminuisce l’avversario che lo ha stracciato durante l’anno sta indossando automaticamente i panni di Tafazzi: si prende a martellate sugli zebedei.
Sia chiaro, chi vi scrive sa perfettamente che tutto questo non servirà a convincere i nudi e puri che popolano l'impeccabile stampa nord-riferita o le schiere del tifo.
Forse l'unica maniera per zittirli definitivamente sarebbe vincere la Champions o, quantomeno, arrivare in finale. Del resto le finali Champions, lo sappiamo, sono considerate come trofei a certe latitudini.