Dalla Lazio all’Atalanta: la metamorfosi azzurra
Termina 2-0 la partita del Maradona che ha visto opporsi Napoli e Atalanta, i gol, tutti arrivati nel secondo tempo portano la firma prima di Kvaratskhelia e successivamente a chiudere il match di Rrahmani. Napoli che allunga ulteriormente, dopo la sconfitta dell’Inter in casa dello Spezia (2-1) e il pareggio senza reti tra Bologna e Lazio sono 18 i punti sulla seconda. Andiamo ad analizzare il match tramite i numeri dei protagonisti, confrontandoli con quanto avvenne 8 giorni prima quando la squadra, sempre al Maradona, uscì sconfitta contro la Lazio: una partita all’apparenza simile, ma è sostanziale la differenza tra l’atteggiamento messo in campo dalla squadra di Sarri e quella di Gasperini.
Partiamo dal possesso palla, l’Atalanta ha chiuso al 40% la partita, ma solo il 39% era nella metà campo avversaria, il 46% per il Napoli, che soprattutto nel secondo tempo alza il pressing e mette in difficoltà l’uscita della dea, infatti l’indice rischio passaggi denota la difficoltà in uscita di Demiral e Scalvini, rispettivamente 39% e 36%, per il Napoli il dato più alto in tal senso è di Di Lorenzo (28%). La Lazio invece ha tenuto poco palla (35%), ma il dato sul possesso nella metà campo avversaria dice 39%, maggiore di quello del Napoli (36%), a confermare il pressing e il recupero alto, soprattutto nella prima frazione, infatti il Napoli ha tenuto palla per gran parte del match, ma senza quasi mai trovare i suoi giocatori più pericolosi e quindi facendo possesso sterile che non ha fatto male ai biancocelesti.
A confermare tale dato è l’indice rischio passaggi complessivo, nell’ultima sconfitta interna la statistica per gli azzurri è del 13% (28% vs Atalanta ),il dato più alto è di Lobotka (27%), per la Lazio del 25%, questo indica una grande difficoltà nella costruzione in verticale e infatti sono stati tanti, forse troppi, i tocchi dei centrali difensivi. Sono stati 298 palloni giocati della coppia Kim Rrahmani, con 20 lanci tentati, a simboleggiare i pochi varchi per Lobotka e Di Lorenzo, la precisione rimane costante (90%), Kim inoltre è il giocatore che chiude il match col più alto dato di disponibilità al passaggio (87%), Lobotka fuori dalle prime cinque posizioni. L’Atalanta invece ha deciso di impostare la partita stando bassa con un baricentro di 43m il primo tempo e 46m il secondo tempo, come si vede anche dalla heatmap di De Roon e Ederson, a ridosso dell’area di rigore praticamente tutta la partita, anche gli esterni troppo statici, rinunciando al pressing, inoltre il centrocampo atalantino chiude il match al di sotto del 50% dei contrasti vinti, ed infatti i tocchi del pallone sono distribuiti come da volontà di Spalletti. Kim e Rrahmani toccano ben 200 palloni in meno, tentando solo 6 lanci lunghi, molto più facile con una squadra schiacciata trovare le linee di passaggio per Di Lorenzo e Lobotka, due uomini chiave per la fase di possesso. Ed infatti queste le differenze statistiche: Di Lorenzo tocca ben 108 palloni (+26), +4% la precisione e +2 i passaggi chiave, 17 i passaggi sulla trequarti, 6 (su 8) palle lunghe riuscite, per Lobotka sono 29 i palloni giocati in più, 97% la precisione.
Anche in attacco notiamo una differenza sostanziale come tipo di proposta di gioco, per la Lazio furono 28 le azioni manovrate, 26 per il Napoli, inoltre superiore fu anche l’indice di verticalità, 3.65 contro il 3.11 ottenuti dagli azzurri. Per l’Atalanta 24 le azioni manovrate, 28 per il Napoli, che chiude con il 64% di pericolosità, +9% rispetto alle azioni in transizione.
Tante le critiche a Sarri dopo il match, “catenaccio” la definizione più diffusa, per una partita decisa da un episodio. I numeri però ci dicono tutt’altro, l’impostazione è di una squadra pronta a prendersi dei rischi, ed è anche merito del Napoli se i biancocelesti hanno chiuso con 0.24 xG. La partita è stata impostata sul chiudere e ingabbiare tutti gli uomini cardine per il palleggio della squadra di Spalletti, Vecino e Immobile a uomo su Lobotka, ingabbiando lo slovacco e costringendo Kim ad andare su Olivera, scelta voluta viste le caratteristiche del sudamericano, la costruzione infatti non è tra i suoi punti forti. Per Vecino oltre il gol decisivo gran partita di sacrificio, 50% i contrasti vinti, 5 salvataggi e 2 dribbling subiti. Su Di Lorenzo marcatura a uomo di Zaccagni che soffre in fase offensiva, con soli 36 palloni giocati, ma è molto attento in copertura, costringendo il capitano del Napoli a stare sull’esterno e non entrare praticamente mai in mezzo al campo (diversamente dalla partita con l’Atalanta), per l’esterno di Sarri 85% la precisione, 4 contrasti vinti (su 6), 1 salvataggio e 2 dribbling riusciti (su 3).
Coraggio che diversamente non ha avuto Gasperini, la scelta di Zapata ha fatto subito presagire una partita di questo tipo, cercando solo di non subire e provando qualora fosse possibile delle ripartenze sfruttando il colombiano come perno offensivo, il Napoli però ha tante soluzioni, tra tutte l’uno contro uno, negli anni passati queste partite erano il punto debole di questa squadra, ora grazie alla fantasia e agli strappi degli attaccanti, in particolare Kvaratskhelia, con un po’ di pazienza anche questi match sono diventati ordinaria amministrazione per la capolista.