Hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Alessandro Canovi, agente - tra gli altri - dell’allenatore Thiago Motta, sondato in estate dal Napoli per rimpiazzare Spalletti. Il procuratore del tecnico felsineo non ha fatto altro che ribadire un'ovvietà, scambiata per la piazza - sempre più rancorosa e intollerante - come l'ennesimo danno provocato da Aurelio De Laurentiis.

Thiago Motta non verrebbe perchè Napoli è di passaggio

Ma perché stupirsi tanto? L'agente di Thiago Motta, tra le righe, ha detto una sacrosanta verità: tra Bologna e Napoli non cambia alcunché se si ha la possibilità di allenare top team come Paris Saint Germain (squadra del cuore dell’italobrasiliano) o Barcellona. Napoli è un trampolino da lancio, non un punto di arrivo. Tuttalpiù un trampolino da ri-lancio. Uno Scudetto, seppur conquistato meravigliosamente, non può sovvertire il dato storico per il quale la piazza partenopea non è vista come un dei club principali non solo d'Europa, ma anche del campionato italiano. Un calciatore, così come un allenatore o un dirigente, a parità di offerta tra Napoli, Juventus, Milan o Inter, sceglierebbe sempre le tre strisciate. Questione di blasone. Di brand.

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(re)Branding del Napoli: la dura missione di De Laurentiis

Il Napoli e De Laurentiis hanno l'arduo compito di cancellare lustri di gestioni scellerate, durante le quali gli azzurri sono stati spesso relegati nel campionato cadetto oppure costretti a fugaci apparizioni nella massima serie. Tipo quando, nella stagione 1997/1998, chiusero il campionato con il record negativo di 14 punti e una media di 0,41 a partita. Sembra passata una vita, ma è passato meno tempo da allora che dallo scudetto precedente. Non bastano ancora quindici anni consecutivi in Europa. Non bastano serietà nei pagamenti e conti in ordine, risultati sportivi che, negli ultimi quindici anni, sono secondi soltanto alla tirannica Juventus. Chissà quanto altro tempo e piazzamenti del genere serviranno per elevare il Napoli allo status che meriterebbe di diritto.