L'involuzione tecnica e tattica di questo Napoli porta i nomi e cognomi di Aurelio De Laurentiis e Rudi Garcìa. Se da un lato ci sono le scelte sbagliate fatte in estate dalla dirigenza, dall'altro la realtà virtuale nella quale si è rifugiato il tecnico francese pur di non assumersi pubblicamente le proprie responsabilità. Se il Presidente non può essere esonerato per le sue scelte (in primis proprio quella di Garcìa), la colpa - volente o nolente - non può che ricadere sull'allenatore.

Sono sotto gli occhi di tutti le prestazioni di questo napoli (lettera minuscola non casuale, ndr) e, peggio ancora, alle orecchie le risposte dell'allenatore durante le conferenze. Parole sempre prossime a un evidentissimo scollamento con la realtà, una simulazione all'interno della quale il buon Rudi non è consapevole di essere, così come non lo era Neo in Matrix, il capolavoro degli allora fratelli Wachowski: De Laurentiis, nonostante la torrida Estate, vestito con un lungo cappotto in pelle e occhialini scuri quando si è presentato davanti all'allenatore francese, offrendogli la panchina azzurra: pillola blu e domani ti svegli come nulla fosse successo, pillola rossa e vedrai quanto profonda può essere la tana del bianconiglio.

E Rudi ha ingoiato la pillola rossa, in un atto di fede e coraggio nell'andare a ereditare il lavoro straordinario fatto dal suo predecessore, Luciano Spalletti. Lo stesso atto di fede fatto da De Laurentiis vedendo in lui l'eletto per liberare il popolo azzurro dal fantasma del tecnico toscano, così come Morpheus vedeva in Neo l'eletto per liberare l'umanità dalla schiavitù delle macchine. I milioni di tifosi azzurri rappresentano invece Trinity, la prima a essere scettica quando Mr. Anderson si lancia dal grattacielo e capitombola malamente in strada.

La speranza, è che la Nabucodonosor azzurra non venga distrutta nel secondo capitolo della trilogia e che Neo si riveli essere realmente “l'Eletto”. Perché - se così non dovesse essere, anche a stretto giro - sarebbe già tempo di riscrivere il romanzo: una nuova Matrix, con un nuovo Eletto pronto a essere ricercato da Morpheus per porre fine alla guerra. La speranza, è che Neo riesca a raggiungere la Città delle Macchine e porti i milioni di Trinity tifosi del Napoli a rivedere il cielo azzuro prima che sia troppo tardi. La speranza, è un'inversione repentina di rotta affinché il trittico Lazio-Genoa-Braga sia stato (fin troppo) sufficiente a chi era abituato alla Grande Bellezza. I napoletani non sono mai stati risultatisti: la frase "Ti amo anche quando vinci" è infatti emblematica e rappresenta alla perfezione il pensiero di un popolo in correlazione alla squadra che li rappresenta.

Negli ultimi dieci anni, i tifosi del Napoli hanno potuto rifarsi gli occhi e sviluppare un senso del gusto estremamente spiccato, in quanto a qualità del gioco espresso. Dapprima Benitez, seppure a sprazzi, poi il triennio di Sarri, il primo anno di Ancelotti con le splendide partite in Champions e, infine, le due stagioni di Spalletti: sono almeno sette gli anni in cui i tifosi azzurri sono stati abituati alla bellezza. Ai Wolfsburg-Napoli 1-4, Napoli-Psg 2-2, Juventus-Napoli 0-1, Napoli-Juventus 5-1, Napoli-Liverpool 4-0. Questo è ciò che chiede Napoli. Non i risultati, ma la bellezza. Ed è questo il motivo per il quale, nonostante la vittoria di Braga, sei ancora sotto accusa.

Wake up, Rudi. Prima che sia troppo tardi.

Per entrambi.