Davvero siamo ancora alla ressa per una foto con un calciatore o un allenatore? Così tanto invadenti da infastidire i diretti interessati? A nulla sono valse le testimonianze di calciatori passati da queste parti che lamentavano il fatto di non poter fare una vita normale?

L'ultimo in ordine di tempo è Antonio Conte. Nascosto dietro la parola "entusiasmo", non c'è altro che il più piccolo e insignificante provincialismo.

Come se questa città non avesse avuto fior fiori di artisti, scrittori, poeti. Come se tutto si rifugiasse solo nel calcio per estirpare quel senso di sconfitta insita in questo ambiente.

Sembra un riflesso incondizionato quello di dover stalkerizzare un calciatore per una foto.

E che vuoi che sia se il ragazzo vuole semplicemente trascorrere una serata di normalità con la famiglia? Basterebbe avere un minimo di rispetto e tutto sarebbe più chiaro.

Ben diversa la realtà altrove, dove i calciatori sono liberi di vivere una serata senza patemi e senza doversi camuffare per bypassare orde di urla e spinte.

Eroi contemporanei al pari di luminari che domani andranno in altri lidi col sorriso stampato sulle labbra senza rimpiangere minimamente la scelta.

Sul capitano Giovanni Di Lorenzo sorvoliamo. Parlare di argomenti da soap opera non suscita emozione.

Cambiamo. Perché lo si può fare. Perché questo non è entusiasmo, è cattiva educazione. Meglio essere chiari.

La diversità di cui tanto si pompa questa città non è questa. La diversità è altro. La napoletanità è altro.

Dovrebbe esserci più distacco e di conseguenza ci sarebbe più equilibrio.

Se ci fosse equilibrio, questa città, e di riflesso la squadra di calcio, non avrebbe limiti. È una legge non scritta dello sport.

https://youtu.be/svrZ-ZtUty4?si=uvnFoutEGmx-G6bJ
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