Stellantis, i vescovi di Nola e Acerra contro la proprietà: "Rispetti i lavoratori!"
Dura presa di posizione dei vescovi di Nola e di Acerra contro Stellantis: "Si salvaguardi la dignità dei lavoratori"
Il futuro industriale di Pomigliano D'Arco è sempre più incerto e lo stabilimento storico della città, nato sotto il mitico nome di Alfasud, sembra avviarsi verso una sempre più inesorabile chiusura per responsabilità della proprietà attuale, Stellantis, che da tempo ha deciso di disinvestire nei grandi centri di produzione italiani. Giorni di cassa integrazione guadagni che sono spaventosamente aumentati tra agosto e inizio ottobre, forniture che non arrivano…
Come se tutto ciò non bastasse, è arrivata poi anche la recente decisione di sospendere per due giorni la produzione della FIAT Panda. Una situazione, dunque, che inizia a farsi davvero a tinte fosche per circa cinquemila famiglie, al punto che sul tema deve esprimersi le Diocesi di Nola e di Acerra per il tramite dei loro vescovi: “La Chiesa è sempre stata attenta alle problematiche sociali del nostro territorio e ha, con coraggio, denunciato le azioni contro la dignità della persona umana e dell’uomo lavoratore”. La durissima nota inizia con queste esatte parole.
Stellantis, la dura reazione dei vescovi di Nola e di Acerra
Prosegue la nota dei vescovi di Nola e di Acerra: “I Pastori delle Chiese di Nola e di Acerra, Mons. FRANCESCO MARINO e Mons. ANTONIO DI DONNA, insieme a tutte le comunità ecclesiali delle due Diocesi, esprimono la loro piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di STELLANTIS e dell’intera filiera automotive, per il momento drammatico che stanno vivendo, insieme alle loro famiglie, a causa del record della cassa integrazione, della produzione al minimo storico, della mancanza di un piano industriale nazionale ed europeo (anche per una politica europea di elettrificazione confusa e mal gestita, che sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’auto europea!)”.
Insomma, c'è forte rabbia a proposito “del disimpegno della Stellantis (che sta producendo un fermo pesantissimo in quasi tutti gli stabilimenti) e anche delle Istituzioni governative che, invece di dialogare, produrre mirate politiche industriali e trovare soluzioni, minacciano di lasciare il tavolo dell’incontro e della concertazione, con il pericolo conseguente di mandare a casa migliaia di lavoratori”. Prosegue la nota: “E, come sempre, a pagare saranno i più deboli e i meno garantiti. Come cittadini e come cristiani non possiamo accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi!”.