La rivoluzione di Farioli: dai dogmi all’anarchia
Francesco Farioli, classe 1989, nato a Barga (Lucca), è l'attuale allenatore del Nizza, sorpresa della Ligue 1 dopo 18 giornate, ma chi è e come arriva ai massimi livelli l'allenatore toscano?
La sua storia
Farioli sin da bambino ha una grande passione per il calcio, e sin dall'inizio si mette in gioco nel ruolo di portiere, sognando un giorno di approdare in Serie A, la sua carriera da giocatore però non decolla, arrivando a militare a livello dilettantistico nel Margine Coperta come portiere, per poi abbandonare l'attività agonistica nel 2008 e dedicarsi agli studi, in cui avrà decisamente più successo che tra i pali, infatti si laureerà in filosofia all'Università degli Studi di Firenze con una tesi dal titolo "Filosofia del gioco: l'estetica del calcio e il ruolo del portiere", tesi che verrà pubblicata in seguito anche a Coverciano. Si intuisce sin da subito comunque che il calcio, e lo studio per quest'ultimo sia un valore imprescindibile nella vita di Farioli, e che la ricerca e il costante miglioramento di esso siano alla base della filosofia dell'allenatore.
Prima però di farsi conoscere al grande pubblico, passa per una faticosa e travagliata gavetta: inizia in Serie D, con la Fortis Juventus, da vice allenatore, poi passa alla Lucchese da collaboratore tecnico, ed è alla fine di questa esperienza che arriva l'occasione della vita. Farioli infatti si fa convincere dal collega finlandese Jarkko Tuomisto e invia un curriculum a Roberto Olabe, quello che poi sarà in futuro il direttore sportivo della Real Sociedad, il tutto per provare ad entrare nello staff tecnico dell'Aspire Academy, l'under 17 che aveva il compito di formare giovani qatarioti in vista del mondiale 2022.
Nel 2017 termina la sua avventura all'Academy, perchè a chiamarlo c'è quello che al tempo era l'allenatore del Benevento, un giovane ma già molto promettente Roberto De Zerbi, che lo vuole in veste di preparatore dei portieri. L'attuale allenatore del Brighton rimane colpito dalle sue idee, già un anno e mezzo prima della firma al Benevento, dopo che un suo collaboratore lesse e apprezzò un articolo scritto da Farioli sul Foggia, pubblicato sul sito Wyscout. Con De Zerbi la permanenza prosegue anche in Emilia-Romagna, al Sassuolo, dove rimarrà fino al 2020, Farioli infatti dopo aver ampliato il suo bagaglio in termini di conoscenza e idee, grazie soprattutto alla collaborazione con l'ex allenatore degli emiliani, decide che è il momento di mettersi in proprio, e farlo questa volta su una panchina, quella del Fatih Karagumruk, squadra di Istanbul neopromossa in Super Lig, firmando un contratto di due anni e mezzo nel 2021, diventando all'età di 31 anni l'allenatore italiano più giovane in un campionato europeo.
La carriera da allenatore
La prima esperienza da allenatore supera ogni aspettativa, portando una neopromossa a chiudere la stagione in ottava posizione, esperienza che però finisce il 16 gennaio 2022, con una rescissione consensuale del contratto. Il 31 gennaio 2022 approda all'Alanyaspor, e chiude al quinto posto il campionato, registrando il record di punti nella storia del club, anche questa volta però lascia la panchina con una rescissione del contratto, il 27 gennaio 2023. Il 30 giugno dello stesso anno firma un contratto biennale con il Nizza, arrivando così a soli 34 anni su una delle più prestigiose panchine di Francia, e riesce al contempo ad acquisire anche la licenza UEFA Pro, dopo il corso di formazione al Settore Tecnico della FIGC a Coverciano. Con il club francese ad oggi conta 18 presenze, tre sole sconfitte, secondo posto a -8 dal PSG, con cui è riuscito a guadagnare i 3 punti a Parigi nello scontro diretto (2-3), e la migliore difesa del campionato, con soli 11 gol subiti in 18 match giocati.
Farioli, ideologie ed influenze
Carisma, concetti chiari sin da subito, ed una propensione naturale alla comunicazione, fanno dell’attuale tecnico del Nizza non solo una rivelazione per le proprie idee, ma anche e soprattutto per come è riuscito a trasmetterle così velocemente ai suoi giocatori. L’età non è consequenziale alla competenza, ne può essere considerata come metro di misurazione di essa, ma molto spesso, soprattutto in Italia, rappresenta un biglietto da visita creando un pregiudizio (positivo o negativo) che influenza le decisioni di club e delle rispettive dirigenze.
L’esperienza sin dai 21 anni come preparatore dei portieri ha permesso a Farioli di non avere remore in tal senso e di riuscire a tenere ben salda la sua posizione anche di fronte a calciatori più esperti di lui, il resto lo ha fatto la passione e le influenze che quest’ultimo ha avuto, portandosi sempre con se un concetto che tutt’oggi è al centro del suo metodo: influenza e desiderio, l’influenza nasce dagli studi filosofici in giovane età, quando grazie ad un suo professore riesce a capire come sia potente l’influenza che un essere umano possa avere su altri individui, migliorandone la vita; e poi il desiderio, il primo discorso tenuto da Farioli nello spogliatoio del Nizza si è basato proprio sul desiderio, portando il proprio esempio concreto, un ragazzo che sognava di lavorare con De Zerbi, e che in una notte qatariota dopo una giornata di lavoro intensa, decise di scrivere un articolo sul Foggia, articolo che gli valse la possibilità di affiancare proprio l’attuale allenatore del Brighton.
“Quasi mi addormentavo mentre lo scrivevo, ho creato un’opportunità che mi ha cambiato la vita, quindi si, il desiderio fa tutto”.
Francesco Farioli
Le sue ispirazioni, oltre al già citato De Zerbi, provengono soprattutto dall’Italia, con Gasperini, allenatore che vede come rivoluzionario del calcio italiano degli ultimi anni, e con Spalletti, con cui è in contatto e di cui esalta non solo il carisma e e la leadership (“È magnetico, riempie la stanza in cui si trova”), ma soprattutto la costanza nell’aggiornarsi e nel non rimanere mai fermo sulle proprie idee, studiando e aprendo a nuove possibilità sempre con coraggio e umiltà, “innovatore che ha avuto il coraggio di cambiare pelle, come c.t. è perfetto”. Altro nome che ha rappresentato un punto fermo negli studi di Farioli, e non poteva essere altrimenti viste le influenze filosofiche della suo calcio, è quello del Loco Bielsa, il filosofo per eccellenza del panorama calcistico mondiale.
Ma su cosa si basa l’ideologia calcistica di Farioli? E come è riuscito a ottenere questi numeri così impressionanti, a tal punto da essere già tra gli allenatori più richiesti del panorama europeo? La risposta la ritroviamo in pochi ma fondamentali concetti che stanno accompagnando la carriera (seppur giovane) del tecnico italiano.
Per Farioli i dogmi sono ormai superati:
“Vale tutto, finché ha una sua applicabilità e funzionalità. Questa è la rivoluzione degli ultimi 3-4 anni, dal dogmatismo all’anarchia”.
Francesco Farioli
Partendo da questo concetto ci è sicuramente più facile capire e analizzare a fondo il calcio secondo Farioli, che come obiettivo cardine ha la duttilità, il sapere uscire da diverse situazioni in diversi modi, avere un piano B (e all’occorrenza C), e soprattutto avere le basi teoriche per applicare il tutto con estrema lucidità quando si entra nel campo pratico.
“È un calcio ragionato, ma l’obiettivo finale è essere coscientemente incoscienti, ridurre il tempo di pensiero rispetto all’esecuzione”.
Francesco Farioli
Tutto parte dall’analisi della pressione avversaria, il possesso è un tratto distintivo del Nizza, (52% di media), ancor di più amministrato dai due centrali, Dante e Todibo palla al piede sono i principali artefici della manovra, con 100 palloni toccati di media da entrambi, da qui il concetto di adattarsi, del pensare in negativo per costruire qualcosa di positivo, “L’avversario ti priverà sicuramente di 9 opzioni, devi riuscire in poco tempo a trovare l’unica ancora disponibile”, verticalità, questa la parola d’ordine una volta trovata quell’opzione.
E poi la cura del dettaglio, costante, minuziosa, alla domanda “Come reagirà la squadra quando andrete sotto?” (mai successo ad oggi), Farioli qualche giorno fa ha risposto alla Gazzetta dello Sport: “Ci stiamo allenando per questo, facciamo partite a tema, turbate arbitrariamente da noi stessi per stimolare una reazione, non può allenare uno stato emotivo all’interno del match, ma ci aiuta a creare le giuste dinamiche”. Un solo (apparente) neo in questo inizio di stagione, rimarcato anche da Thierry Henry, la squadra segna poco, ma è così? I fatti dicono di sì, e non si può smentire un numero, ma proprio per questo è l’insieme che va preso in considerazione, 13 gol fatti in 12 partite, tra i peggiori attacchi della Ligue 1, ma anche 2.7 occasioni create di media per partita, seconda migliore squadra della massima serie francese in tal senso, come ribadito anche dall’allenatore, manca lucidità, e tanto deriva dal lavoro che chiede ai suoi attaccanti in fase difensiva, con il suo 433 che necessità di disponibilità in particolare degli esterni quando non si ha il possesso palla.
Carisma, desiderio, comunicazione, e una cura del dettaglio che è in continuo aggiornamento, senza pregiudizi, con la consapevolezza che la rivoluzione calcistica degli ultimi anni, quella vera, necessita di ogni mezzo a propria disposizione per sfruttarne a pieno i vantaggi (su tutti, la capacità di cambiare pelle a seconda delle situazioni), serviva solo una mente aperta per comprenderlo a pieno, e chi se non meglio di un -quasi- filosofo ed un -quasi- analista poteva possedere tale dote. “L’idea è come un virus. Resiliente. Altamente contagiosa”, Farioli oltre a introdurci un nuovo modo di fare calcio, sta dimostrando che non conta l’età (Scartato dalla Sampdoria per poca esperienza), ne il curriculum, di uno che sul campo da calcio ha fatto poco e niente, ma il desiderio di esprimere la propria idea e farlo sempre con un occhio al futuro, studiando e progredendo in modo costante, a quel punto se quel virus (come lo definisce un grande Leo DiCaprio in Inception) trova sfogo in qualcuno che ci crede, come hanno giustamente fatto dalle parti di Nizza, e come erroneamente non è stato fatto in Italia, allora la strada è tracciata e seppur con difficoltà nel percorso, non può che essere quella vincente, con la consapevolezza che il cammino, è appena iniziato.