Napoli: c'era una volta la qualità
Stanislav Lobotka, Franck Anguissa, Fabian Ruiz, Piotr Zielinski, Elijf Elmas, Diego Demme.
Questo era il centrocampo del Napoli due estati fa, prima della “prima rivoluzione” tecnica voluta da De Laurentiis.
A guardare questi nomi, e a guardare quelli che compongono il centrocampo attuale, la considerazione più evidente che salta agli occhi riguarda l’impoverimento tecnico spaventoso verso cui il Napoli sta virando. Di quel centrocampo sono rimasti soltanto in due, tra l’altro gli unici due che non hanno il tiro da fuori come skill.
Il dato non sarebbe allarmante se la qualità fosse stata alzata in altri reparti, ma al momento non è così. Ad eccezione del fenomeno Kvaratskhelia, non c’è nessun giocatore che alza il tasso tecnico. E, se è vero che l’atletismo conta soprattutto per difendere e che un ottimo attaccante non deve per forza essere di qualità sopraffina - vedi appunto Osimhen (anche se anche in quel reparto passare da Victor a Lukaku un po’ di brividi li mette) - è altrettanto vero che in fase di rifinitura e di costruzione la tecnica diventa una caratteristica pressoché irrinunciabile. Insomma per andare in porta serve qualità, almeno nell’ultimo passaggio.
Invece non ce n’è a centrocampo, come detto, non c’è negli esterni bassi, dove il tanto desiderato (da Conte) Di Lorenzo – diciamolo – non è che sia un Cafu dei nostri tempi, anzi, il neoacquisto Spinazzola ha molta più qualità, peccato che difetti in affidabilità fisica e in prospettiva. Sugli esterni alti, oltre al già nominato Kvara, non abbiamo al momento ali in grado di puntare l’uomo con continuità e affidabilità (sì, ci sarebbe Ngonge ma per ora non ha mai impressionato per più di 20 minuti a partita).
Sorprende questo dato anche vedendo come le rivali si stanno muovendo: la Roma avrà molto probabilmente un trio mancino niente male: Baldanzi, Dybala e Soulè, che insieme a Pellegrini costituiscono una base tecnica forte alla quale poi aggiungere la fisicità di Cristante o magari di Dovbyk; la Juve di Thiago Motta insegue chimere come Adeyemi o Koopmeiners che, magari, non arriveranno, ma probabilmente rappresentano il prototipo del giocatore che l’allenatore e Giuntoli desiderano in rosa.
Infine, per quanto sappiamo come Antonio Conte apprezzi molto i giocatori fisici, non crediamo che allo stesso tempo gli dispiacerebbe molto alzare il tasso tecnico della rosa, tant’è vero che nella sua ultima esperienza in Italia aveva Lautaro, Barella, Eriksen, Bastoni, lo stesso Perisic, insomma giocatori che con la palla tra i piedi sapevano cosa fare.
Mancano ancora tante settimane di mercato e quindi chiaramente nessun giudizio può essere dato perché il quadro è ancora in composizione. Ecco, speriamo solo che la tanto agognata rivoluzione non diventi un’involuzione.