“Una verità non la puoi sapere” era un po’ il motto dei nostri nonni quando, per sopraggiunti equivoci e incomprensioni, subentravano dissidi che recavano una mancata serenità nell’ambito familiare. Verità celate. Nascoste. Pareri incongruenti di cui non potevi giungerne a capo. Infine sepolte, o volutamente lasciate nel dimenticatoio per il bene dei propri affetti più cari.

Il Napoli di Rudi Garcia riprende possesso delle proprie facoltà, e potenzialità, calcistiche durante una tiepida serata d’Autunno, dopo che - presumibilmente - tutti i nodi sono giunti al pettine. Sciolti e messi in riga. Lo fa in crescendo, sfoggiando la prima vera dimostrazione di forza, degna di poter inorgoglirsi del tricolore cucito sul petto.

Sì, perché una prima frazione giocata qui e là non rendevano onore ai Campioni d’Italia. Di chi è salito sul gradino più alto del podio per detenerne lo scettro solo cinque mesi fa. Meritandolo, come da queste parti si è ormai abituati a farlo, con il culto del bel gioco.

Stile e non solo tecnica, collettivo e non solo individualismo. Con fierezza lo ha affermato - a caldo - nel post gara vinta contro l’Udinese, Khvicha Kvaratskhelia: “Abbiamo deciso con il mister di tenere di più la palla".

Quanto riportato dal calciatore georgiano si è percepito sul campo, non solo attraverso i numeri e le mere statistiche ma soprattutto dalla passione che trasudava dalle maglie dei calciatori. Divertiti e soddisfatti di poter riprodurre un calcio che esaudisse le proprie esigenze e il fine palato della platea che assisteva al così tanto acclamato ritorno del figliol prodigo. La partita di Lecce ha seguito la scia di quanto visto contro i friulani, con un punteggio ancor più rotondo e una squadra che ha saputo dosare i giusti tempi e ritmi ad una gara a cui si chiedeva delle esplicite risposte di conferma per quanto visto solo tre giorni prima. Il tecnico francese ai microfoni di Dazn afferma con assoluta convinzione che la squadra partenopea è tornata a recitare la parte del Leone grazie alla ritrovata forma dei redivivi protagonisti, citando - nello specifico - Anguissa e Khvicha, confermando la ritrovata vena calcistica dei due calciatori nelle ultime tre gare. Si è detto sempre tranquillo, sicuro che sarebbe stata solo una questione di tempo perché la squadra - afferma - giocava bene con un ottimo spirito collettivo.

Rudi Garcia è sembrato sereno tranquillo, con sorriso sornione, quando l’opinionista Dario Marcolin annuiva all’ipotesi di una ritrovata intesa della squadra per aver riposto nel baule dei ricordi i complimenti per la gloriosa stagione appena trascorsa. Ogni calciatore è stato menzionato e citato esclusivamente con il proprio nome di Battesimo: Matteo, Victor, Frank Zambo, Khvicha, come a voler infondere - o forse convincere - al di là del vetro una stabile e conclamata confidenzialità tra lui e il gruppo squadra.

Una risposta per quanto dichiarato dal talento georgiano? L’ex tecnico giallorosso ha sicuramente tuonato affermazioni discutibili dopo le altrettanti prime uscite stagionali, se quanto affermato nel post Lecce può risultare poco incline a quanto visto sul campo a inizio stagione potrebbe risultare giustificabile, un minimo di orgoglio - quando il vento sembra finalmente cambiato - è probabilmente giustificabile. Le versioni risultano diverse ma altrettanto decise, è altresì vero che fin quando questa squadra soddisferà il proprio ego e il gusto dei propri sostenitori a nessuno interesserà conoscerne le ragioni. Il fine giustificherà i mezzi: i raduni al capezzale sotto l’invito del capitano verso la panchina passeranno in second’ordine, i musi lunghi e le discordie prostrate durante una mal voluta sostituzione non saranno più evidenziate. Nonostante tutto il gruppo sembra saldo, compatto, e sta semplicemente imparando a conoscere il suo nuovo timoniere, il quale, per quanto voglia apparire: se gestirà la sua nave in acque già percorse e ben esplorate non sarà giudicato per la sua compiacenza, bensì per la sua intelligenza.