È da un po’ di giorni che la narrazione giornalistica, di una fetta importante dei media nazionali, lega le sorti dell'intero movimento calcio in Italia alla vicenda che vede coinvolta la Juventus. Gli echi di nuove possibili penalizzazioni e lo spettro della serie B hanno indotto al concepimento di scenari catastrofici, con tanto di sceneggiatura apocalittica e tremende ripercussioni per tutti gli amanti della sfera di cuoio.

Dopo aver preteso l’assoluto, e doveroso, garantismo prima e la pubblicazione delle motivazioni poi, la nuova frontiera - o dovremmo dire l'ultima spiaggia - di chi ancora si ostina a proteggere il "sistema" che fino ad oggi li ha foraggiati - è convincere i tifosi italiani, juventini e non, che il comportamento spregiudicato di Andrea Agnelli e della dirigenza a cui faceva capo, non sono rappresentavano un male necessario che aveva a cuore le sorti non individuali, ma collettive dell'intero movimento.

Ora, se l'analfabetismo funzionale non fosse una piaga che colpisce il 28% della popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni, ci sarebbe da ridere di fronte a questa fantasiosa ricostruzione. Una trama degna di un romanzo di Orwell o se preferite un pò come affermare che, in fondo, la mafia sia un bene necessario poichè attraverso le sue attività lecite genera ricchezza. Roba da far accapponare la pelle.
E quindi dopo che i meneghini quotidiani hanno accantonato - in nome di una Aristocrazia Calcistica che ambisce alla leadership di Juventus, Inter e Milan - di commentare il primato del Napoli, ci ha pensato il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, a rincarare la dose. Per la penna bolognese - capace di destreggiarsi con nonchalance anche nei salotti napoletani - la Juventus in B sarebbe qualcosa di inaccettabile.

I bianconeri, quindi, in base a queste ultime dichiarazioni, non sarebbero più i colpevoli, ma le vittime di quel sistema che non sono stati in grado di maneggiare. E del potere di cui si sono autoproclamati e che hanno esercitato senza che nessuno osasse ostacolarli? La soluzione sarebbe quella di voltarsi dall'altro lato, lavarsene le mani e salvare Barabba? Chiudendosi, magari, in un religioso e quanto mai omertoso silenzio.

Io però ho un bruttissimo difetto e cioè ho terminato la scuola dell'obbligo, ma non solo, sono addirittura in grado di fare i conti e così ho fatto una semplice ricerca. E non parlo del fantomatico numero di disdette alla pay-tv attuato dai tifosi della Juventus, i quali, però, hanno inspiegabilmente portato al record di ascolti appena un paio di turni fa, ma ho scoperto come la Juventus rappresenti nell'intero panorama sportivo italiano lo 0,05% del totale in termini di fatturato.

Sia chiaro, non vogliamo negare il fatto che essendo la squadra col maggior numero di tifosi, essa rappresenta una fetta importante nell'economia dell'indotto calcio, ma perchè non guardare il tutto anche da un'altra prospettiva? E' plausibile credere che siano proprio i bianconeri la zavorra che ha tarpato la crescita del calcio italiano? Si parla spesso di Premier e la capacità dei britannici di vendere un prodotto che ad oggi è il più seguito del mondo, ma cosa rende tanto speciale il loro campionato? La competitività. Ogni anno c'è incertezza su quale sarà la squadra vincente e affinchè questo avvenga esiste un sistema di ripartizione dei diritti televisivi tale che la differenza tra la prima e l'ultima preveda cifre marginali. In Italia invece la Juventus non solo era privilegiata da un sistema sproporzionato, ma ha addirittura gonfiato i suoi bilanci e intrattenuto rapporti poco puliti con altri club, andando di fatto a monopolizzare il mercato, creando di fatto un solco con tutte le altre. Per non parlare di come, attraverso l'esercizio di influenze ai massimi vertici istituzionali, sono stati in grado di accrescere un senso di sudditanza psicologica che si è spesso tramutata in un vantaggio quando la lotta al vertice veniva giocata punto a punto.

Hanno sempre difeso strenuamente la vecchia signora, anche quando si giustificava l'eliminazione dalla Champions asserendo che la serie A fosse un campionato "poco allenante" - devono però spiegarmi quanto lo siano il campionato portoghese o olandese per Porto e Ajax - giustiziere della Juventus nella succitata competizione. Adesso penso si stia andando ben oltre l'etica professionale, provando addirittura a boicottare l'articolo 3 della Costituzione italiana. Perchè il principio di uguaglianza secondo cui la legge va applicata indistintamente e nello stesso modo non può essere un optional e non può essere messo in discussione.

Se la Juve sarà retrocessa alla fine di questa stagione lo sarà esclusivamente per propri demeriti ed è giusto, nel pieno rispetto della lealtà che dovrebbe accompagnare lo sport, che le squadre che hanno avuto un atteggiamento virtuoso tengano alto il buon nome dell'Italia e traccino la rotta verso un modo nuovo di fare impresa nel calcio. Il pallone rotola a Torino e Milano come a Napoli, Firenze o Roma e la reputazione della Serie A deve passare attraverso esempi positivi, modi nuovi di concepire quella che a tutti gli effetti è un'industria e non con l'ennesimo scandalo in tinta bianconera. E che per una volta la legge sia uguale per tutti e non "più uguale" per qualcuno.