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Gilmour e Raspadori
Gilmour e Raspadori

La Gazzetta dello Sport si sofferma sulla volata scudetto che potrebbe portare il quarto titolo nazionale al Napoli.

La panchina del Napoli: poco sfruttata, ma non povera di risorse

“Pure al meglio non c’è mai fine... Alzi la mano chi, almeno una volta, non l’abbia detto che «la panchina del Napoli, mah...!». Ma il calcio (la vita!?) lo insegna: mai disperarsi dinnanzi all’emergenza. La sera in cui Alessandro Buongiorno intuì che la sua stagione stava per trasformarsi in un inferno, Napoli piombò nella più cupa preoccupazione: non c’era un difensore, e per arrivare al mercato - che sarebbe stato di prolungate e pure irrisolte riflessioni - mancava un po’. Ma ci pensò Juan Jesus, 34 anni e lo scudetto con Spalletti quasi ignorato dai pessimisti oltranzisti, che però poi si rassegnarono: buono anche il secondo e, come s’è visto a Monza, persino il “terzo”, cioé Rafa Marin, mai una partita dall’inizio e un debutto comunque incoraggiante, per cancellare le più travolgenti preoccupazioni. Si diventa “eroi” per caso da un momento all’altro, pure quando ormai pare non ci sia altro da dirsi: a Firenze, Spinazzola pareva dovesse andarci come rinforzo di Palladino, si trovò titolare come ala del tridente nel Napoli scombussolato dagli infortuni e prossimo alla separazione dolorissima con Kvaratskhelia e da quel pomeriggio, gli è cambiata l’esistenza, perché può fare l’esterno basso e pure quello alto. Preziosissimo.

Gilmour e Raspadori

Gilmour e Raspadori: due grandi pepite della panchina

Billy Gilmour ha dovuto aspettare un po’ per imporsi, nonostante all’inizio abbia sostituito l’acciaccato Lobotka: però l’esplosione, quella vera e rassicurante, è arrivata contro l’Inter, nello scontro diretto, quando Conte, non avendo Anguissa, scelse il doppio play e un centrocampo liquido o di fosforo, dipende dai punti di vista. Però l’oro, in panchina, sta soprattutto in Giacomo Raspadori, piedi che incantano e fosforo in abbondanza: al Napoli è una specie di part-time di lusso ma a Monza ha provveduto ad “armare” McTominay per il gol partita dopo aver offerto un dolcetto anche a Politano. E alla Lazio ha fatto gol, come al Como (però inutile) e alla Fiorentina (da tre punti). E sarebbe ingiusto dimenticare Philip Billing, una specie di oggetto misterioso, in realtà l’uomo della provvidenza al minuto 87 di Napoli-Inter, per quell’1-1 che ha cambiato la percezione del finale di campionato, anzi no: l’ha rivoluzionato. Inutile girarci intorno, sarebbe stata un’altra storia senza Billing.


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