Uno dei modi dire più noti, anche in ambito sportivo, è quello di “bestia nera”. "Essere la bestia nera di qualcuno" significa "essere una persona che ossessiona sino all'odio". Viene dalla frase in francese "c'est ma bête noire (è il mio incubo, è la cosa o la persona che più detesto)".

Se si risale al suo significato originario, dunque, non è difficile immaginare come il Sassuolo, forse più di altre squadre che in passato pure hanno sottratto più punti dei neroverdi al Napoli, rappresenti per noi una vera e propria bestia nera.

Certo, non è la rivalità sportiva che si può provare per la Juventus, ma è comunque un sentimento molto negativo perché, a ben guardare, il Sassuolo diverse volte ha rappresentato quella cima apparentemente superabile ma, di fatto, invalicabile.

Il primo incrocio risale al Napoli di Benitez anno primo, quello del grande entusiasmo nonostante la partenza del Matador Cavani, grazie agli arrivi di Higuain, Callejon, Albiol, Mertens. Il Napoli, reduce dalle prime quattro giornate, condite da altrettante vittorie con ciliegina data dallo scalpo del Milan a San Siro, in un successo esterno che non era ancora una piacevole abitudine come adesso (dopo quella arriveranno altre due vittorie con Sarri, una con Gattuso e due con Spalletti: totale 6 vittorie in 10 anni a Milano sponda Milan) ma una novità assoluta per il Napoli di De Laurentiis e un successo che mancava da decenni in generale.

Il Sassuolo di Eusebio di Francesco, esordiente assoluta in Serie A, veniva invece da quattro sconfitte consecutive condite da 15 reti subite in 4 partite, di cui 7 dall’Inter. Pronostico senza storia, insomma. Tanto più che dopo 14 minuti Dzemaili portò gli azzurri in vantaggio.

E invece, appena 5 minuti dopo, Zaza – un nome che ci avrebbe dato un dispiacere ben più grosso un paio di stagioni dopo, sempre a febbraio – sorprende Reina (strano) e insacca il pareggio. Finirà così. Il primo storico punto in A il Sassuolo lo conquista al San Paolo (allora si chiamava ancora così).

Il Sassuolo quindi bagna il suo ruolo di bestia nera nel migliore dei modi ma poi prosegue. E fa sempre più male.

Nel nuovo Napoli di Maurizio Sarri, la prima partita si gioca proprio al Mapei Stadium. Partiamo bene, giochiamo bene, Hamsik ci porta in vantaggio, ma poi subiamo la rimonta di Floro Flores (cuore azzurro) e Sansone. Vincono loro e iniziano i primi mugugni su quell’allenatore in tuta, sboccato e senza curriculum.

Due anni più tardi, il Napoli di Sarri invece è all’apice della sua espressione calcistica, si sta giocando punto a punto il titolo con la Juventus, è diventato già campione d’Inverno e mira a qualche rinforzo nel mercato di Gennaio per proseguire il sogno.

L’arrivo dell’ala destra Politano sembra ad un passo ma poi il direttore sportivo della Juventus – no, non del Sassuolo, della Juventus – afferma ai giornali che “il Sassuolo non credo abbia bisogno di cedere Politano al Napoli”. Dichiarazione che, alla luce dei recenti accadimenti giudiziari che descrivono un vero e proprio Trust tra la Juve ed altri club satellite, assume un’aria ancora più sinistra. Finirà come predetto da Marotta, Politano non arriverà al Napoli a gennaio 2018 e, anzi, segnerà agli azzurri poche settimane dopo una rete pesante, costringendoli sull’uno a uno e allungando il divario dalla Juventus a sei punti, prima degli eventi di Juventus Napoli e Inter Juventus che consegnarono lo scudetto senz’audio ai bianconeri.

Lo sciagurato anno di Gattuso, l’anno in cui perdiamo la Champions all’ultima giornata, assistiamo increduli ad un Sassuolo Napoli 3-3, in cui il Napoli riesce nell’impresa di rimontare al novantesimo con un rigore di Insigne, ma poi, complice quello che è forse il peggior acquisto della storia di ADL, Manolas, ne compie una anche maggiore facendosi raggiungere sul 3-3 definitivo al 97esimo su un rigore per fallo del greco.

The last but not the least: l’anno scorso. Il Napoli di Spalletti è sorprendentemente primo e, per la prima volta nell’era De Laurentiis, lo è con un distacco di “una giornata” sulla seconda, ovvero 3 punti. Si gioca a Sassuolo, turno infrasettimanale.

Dopo un’ottima ora di gioco, il Napoli molla gli ormeggi e va sul doppio vantaggio con Ruiz e Mertens. 0-2 e partita in ghiaccio. Ciao Sassuolo, cara bestia nera.

E invece no. Nel giro di venti minuti, arrivano gli infortuni di Koulibaly e Fabian Ruiz, che segneranno i destini anche delle partite successive, e il Sassuolo segna due reti, con un capolavoro di Scamacca e poi un colpo di testa telecomandato di Ferrari a un minuto dal novantesimo. Ci sarebbe addirittura il terzo gol di Defrel, ma il VAR lo annulla per un fallo evidente in avvio di azione.

Per chiudere il discorso: in dieci anni di Sassuolo in A, il Napoli è riuscito a vincere soltanto tre volte, due delle quali però avvengono nei peggiori campionati disputati dagli azzurri dal 2013 ad oggi: il secondo anno di Benitez e l’anno dell’ammutinamento, con vittoria di Gattuso. L’altra vittoria è sempre di Benitez.

Insomma, per dirla in termini cinematografici come spesso ci piace fare, citiamo il grande Tom Hanks e il suo Forrest Gump:

E questo è tutto ciò che ho da dire su questa faccenda”.

Napoli, venerdì 17, vediamo di scartare questo benedetto cioccolatino neroverde, cioccolato e pistacchio, e di metterci definitivamente alle spalle anche l’ultima bestia nera.