L’atteggiamento nei confronti di una dirigenza che ha portato il Napoli ai massimi livelli è la dimostrazione di quanto sia basso il livello medio culturale sportivo della città. Un tale ostracismo non si è avvertito per Presidenti che a Napoli hanno fatto solo danni o si sono solo riempiti le tasche.

Ragazzini e anche persone adulte che credono di essere quelli intelligenti, che “non si fanno fregare” e che attaccano Aurelio De Laurentiis al punto da andare contro la squadra.

Un tempo il Napoli si amava, oggi sembra che ci si senta tifosi perché “per qualcuno devo tifare”. Per moda. Ma alla fine non interessa o, comunque, si resta legati solo al risultato. Oggi è importante beccarsi con i tifosi delle altre squadre per determinare chi è il più forte e, quindi, quando viene meno la vittoria si diventa preda di attacchi isterici.

Prima contava il tifo, ora i trofei

Un tempo, non potendosi neanche lontanamente paragonare sportivamente alle grandi del nord, il focus era sul tifo. Sei più forte? E allora io dimostro di essere migliore nel sostenere i miei colori.

Oggi invece la situazione si è rovesciata e gran parte dei tifosi ha riversato le responsabilità sulla squadra che deve vincere per renderli migliori e siccome a Napoli c’è sempre bisogno di trovare un colpevole, si attacca la figura di De Laurentiis che è la personificazione di chi ce l'ha fatta con la forza delle proprie idee.

Questo genera continuamente una controparte con la quale schierarsi e che i tifosi idolatrano perché è, per loro, in contrapposizione con la figura del Presidente. Ecco qui la beatificazione di personaggi come Sarri, Mertens o Spalletti. Addirittura si è provato a rivalutare uno come Gonzalo Higuain per il suo “es tu colpa”.

Un atteggiamento che lo stesso Diego condannò in un’intervista dove disse che i tifosi erano cambiati: "Vincere con la Juventus era come vincere lo scudetto, ora se non vinciamo 10 a 0 contro l'Ascoli sono tutti dispiaciuti".

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Diego Maradona sui tifosi del Napoli - Dal Profilo X di @PolliceAzzurro

Che ci sia la presunzione di capirne di calcio perché uno lo segue da 40 anni si può capire. Accettabile, anche se non crediamo sia plausibile che Rocco Siffredi si consideri un ginecologo perché ne ha viste migliaia. Ma essere tifoso interessato è quanto di peggio esista in questo sport.

C’è chi ha voluto giustificare il decadimento della figura del tifoso, sentenziando che questo faccia parte del processo di crescita. Ma qui si parla di tifo, di sentimenti, che non dovrebbero avere nessun legame con la vittoria o la sconfitta.

Come se un padre amasse di più o di meno un figlio, per i risultati che ottiene a scuola.

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