Guardando Salernitana Napoli, ho pensato che quello a cui stavamo assistendo non fosse solo una semplice partita di calcio. La gestione della gara degli uomini di Spalletti è stata un viaggio nella storia evolutiva dello sport. Mi ha ricordato la parabola della Nba. Dalle sue origini, fino ai giorni nostri. Lo sport di squadra più votato allo show, inteso come susseguirsi di eventi, non è nato così. Quello che ammiriamo oggi è frutto di una serie di modifiche orientate a creare spettacolo. Per renderlo appetibile si è giocato sulla gestione del tempo.

Nba evolution

Solitamente ricostruire le origini di uno sport non è semplicissimo, chi è stato il primo a calciare una palla in porta? Chi ha inventato la palla da bowling e i birilli? Chi ha pensato di inventare palla e racchetta e di scambiarsi colpi da una parte all'altra della rete? Al contrario di altri sport però per il basket abbiamo luogo, data e nome dell'inventore: Springfield (Massachusetts), 21 dicembre 1891, James Naismith.


James era un professore di educazione fisica al quale fu richiesto di inventarsi un gioco al chiuso per intrattenere i ragazzi durante l'inverno, così pensò di prendere una palla da calcio, sport già in voga da qualche decennio, attaccare un cesto di frutta ad una balconata alta circa 3 metri e di mettere al centro del gioco il passarsi la palla e il tiro nel cesto.

La prima partita fu tra 2 squadre di 9 giocatori e terminò 1-0, non riscuotendo molto entusiasmo. Un corto muso, insomma. Da quel momento il movimento cestistico ha iniziato la sua evoluzione e il suo perfezionamento, alla ricerca di quegli spunti che lo hanno reso uno degli sport più belli e seguiti al mondo.


Sicuramente una vera e propria rivoluzione fu portata dall'introduzione del cronometro dei 24 secondi, nel 1954, e la mente dietro a questa invenzione porta il nome di Danny Biasone, un italiano naturalizzato americano. Danny era proprietario e fondatore dei Syracuse National e si accorse molto presto come il fenomeno cestistico non riscuotesse molto entusiasmo tra gli spettatori e che, per come era impostato, fosse molto noioso, così, in seguito ad una partita tra Fort Wayne Pistons e Minneapolis Lakers terminata di 19-18, in cui i Pistons segnarono il punto decisivo per poi tenere il possesso della palla fino al termine dell'incontro, lanciò la sua proposta: la regola dei 24 secondi.

Ma perché 24 secondi? Danny pensò che in una partita le 2 squadre dovessero tentare almeno una media di 60 tiri a testa, così prese i 48 minuti di durata della partita, lì trasformò in 2880 secondi e li divise per il numero medio di tiri a partita (60+60=120), ed ecco che abbiamo i nostri 24 secondi.


Un'idea rivoluzionaria che ha cambiato radicalmente il basket. Da quel momento non si poteva più perdere tempo, serviva trovare spazi e gioco per arrivare ad un tiro nel tempo limite. Il gioco cambiò ulteriormente con l'introduzione del tiro da 3 punti, sperimentato già dal 1945 dalla NCAA, fu introdotto prima nella ABA (1967), poi nella NBA (1979) e infine nel basket internazionale (1984).


Il tiro da 3 rivoluzionò il gioco e, soprattutto, il modo di concepire il campo da basket, con nuove spaziature che aprivano il campo e iniziavano a premiare quelle squadre che con movimenti con e senza palla, riuscivano a smarcare il tiratore.

Scesero quindi sul parquet nuovi fenomeni, come Bird, MJ, Stockton, Kidd, Reggie Miller, e chi più ne ha, più ne metta, che tra triple e assist visionari, liberavano spazi, dove spazi non ce n'erano.


Lo step successivo arriva quando nella lega cestistica più importante al mondo mette piede in campo un ragazzino di nome Steph Curry, che, con Thompson, Green e un grandissimo allenatore come Steve Kerr, con il titolo vinto con i Warriors nel 2014-2015, rivoluzionano ufficialmente il gioco e il tiro da 3 punti.

Spalletti domina il tempo e le paure

Ieri abbiamo assistito ad un vero e proprio capolavoro. Un dominio che parte da lontano. Solo in un'epoca, nella storia recente del club, si era vista una tale presunzione e pulizia di gioco. Un primo tempo marchiato Maurizio Sarri. Uno dei pochi nell‘infondere idee, concetti, basi e strutture di altri sport all’interno di un piano gara calcistico. Maurizio Sarri mixava principi rugbistici e liquidità della palla a nuoto.

Ma, se possibile, Spalletti ha fatto di più.

Ho impresso ancora adesso - mentre scrivo - le sue urla nei minuti di recupero prima che il Napoli trovasse il gol del vantaggio allo scadere: Calma. Calma. Aspetta. Adesso entriamo. Gira, gira, sali…

Una tranquillità che faceva da contrasto con i sentimenti di chi, da casa, mangiandosi le unghie, fremeva per un cross, un'imbucata, un avanzamento, qualsiasi cosa, purché non Chiffi non fischiasse prima.

Ma il Coach aveva già visto quel gol e si divertiva a giocare con il tempo, sicuro di dominarlo.

Salernitana-Napoli è stata una partita che ha mi fatto letteralmente impazzire. Una delle più grosse dimostrazioni calcistiche che la storia del Napoli ha prodotto.

Partita che rientra tra quelle destinate a divenire manifesto di educazione sportiva. Spalletti contro i suoi stessi uomini: proprio come mi auguravo. Molti hanno denunciato, in maniera sempre diseducativa, le scelte gestionali del coach. Mai visto nella sua storia un match senza cambi. Dal divano qualcuno chiedeva cambi rapidi perché si sentiva in pericolo. Ma, come sappiamo, le paure nascono sempre quando non ci sono basi solide, analitiche.

Rivoluzione

Le vere rivoluzioni partono sempre da molto lontano. E se ieri per Salernitana Napoli siete convinti di aver assistito ad una partita di pallone, sbagliate.

Ieri per la prima volta abbiamo assistito a un grande professionista che gioca con le paure dei suoi uomini, di un’intera città e con il concetto del tempo. Proprio come nella Nba. Lo sport di squadra creato per essere il più spettacolare al mondo.