Per la terza volta su tre confronti diretti tra Napoli e Barcellona in Europa, l’andata della doppia sfida, questa volta valevole per gli ottavi, termina con un pari, 1-1 il risultato al triplice fischio, a (non) decidere il match i due protagonisti più attesi della serata, con la rete di Lewandowski e il pareggio appena prima dell’uscita dal campo di Osimhen. Ancora tutto aperto per il passaggio ai quarti di finale, appuntamento al 12 marzo allo stadio Lluis Companys di Barcellona.

Napoli-Barcellona: lo schieramento tattico 

Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Lobotka, Cajuste; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia 

  • In fase offensiva si tornano a vedere principi appartenenti ad un calcio che sembrava ormai passato, Calzona ripropone un baricentro alto in possesso con Lobotka molto vicino alla propria area di rigore per l’uscita palla, con Di Lorenzo molto coinvolto a destra con i dai e vai con Politano e un Anguissa posizionato verso l’esterno per creare superiorità nelle triangolazioni con la catena di destra. In fase difensiva la squadra passa al 451, con Cajuste e Anguissa più stretti per sporcare la transizione blaugrana con Pedri che si abbassa a prendere palla partendo dall’esterno offensivo, fase di transizione negativa che però non è riuscita a pieno nella prima parte del secondo tempo, con una squadra troppo lunga.

Barcellona (433): Ter Stegen; Koundé, Araújo, Ínigo Martínez, Joao Cancelo; Gündogan, Christensen, De Jong; Yamal, Lewandowski, Pedri

  • In fase difensiva la squadra di Xavi come da abitudine ha cercato di difendere tenendo un baricentro alto con Araújo a uomo su Osimhen per tutti i 90’, e Christensen ad aiutare abbassandosi tra i due centrali difensivi per cercare di creare una doppia linea che ha creato problemi alla ricerca della profondità del Napoli. In fase offensiva la squadra imposta a tre, con Koundé che si accentra e Cancelo che al contrario sale da quinto a centrocampo, in avanti Gündogan si stacca dal trio di centrocampo, andando in aiuto di Lewandowski affiancandolo, Pedri parte alto ma si abbassa sulla mezzala sinistra, movimento che ha creato problemi e che ha allungato gli avversari, giocata da cui nasce il vantaggio esterno.

Napoli-Barcellona: i numeri del match 

La partita non è stata di certo tra le migliori viste finora nella competizione, due squadre che confermano una crisi ancora ben radicata, il ritmo a tratti molto basso e i diversi errori da una parte e dall’altra su giocate elementari e scambi ravvicinati hanno contribuito a uno spettacolo non da ricordare. 

Entrambe le compagini creano poco, e lo fanno grazie a giocate individuali, 1 occasione da rete a testa, su due grandi movimenti di Lewandowski prima, e Osimhen successivamente, da sottolineare sul gol del vantaggio catalano l’assist meraviglioso di Pedri a liberare il polacco in area.

Per quanto riguarda la squadra padrona di casa, ci si poteva aspettare poco in termini di cambiamento con l’arrivo di Calzona, un giorno di lavoro è sicuramente troppo poco per rivoluzionare una squadra, soprattutto alla vigilia di un match così delicato ed importante come questo, ma comunque qualcosa si è intravisto, e si fa riferimento a dei principi già di conoscenza e di competenza di questa squadra. 

In primis, l’utilizzo della coppia formata da Anguissa e Lobotka, l’ex Fulham infatti è tornato a ricoprire una posizione a lui solita in fase di possesso, l’esterno destro di centrocampo, facendo da elastico tra la mezzala destra e l’esterno, in questo modo sia Di Lorenzo che Politano avevano sempre il riferimento per lo scarico in fase di pressing avversario, per il camerunese 1 assist, 59 tocchi, 92% di precisione, 1 grande opportunità creata soli 5 possessi persi, avendo giocato in una zona di comfort con appoggi facili e ravvicinati.

Anguissa:

L’aspetto però in costruzione che si può evidenziare maggiormente è la costante ricerca dell’uscita palla a terra su Lobotka al centro, talvolta con Rrahmani a scambiarsi di posizione con lo slovacco. Nonostante gli errori iniziali il Napoli ha insistito per l’intero match con questa soluzione, e con il continuare con questo assetto ha acquistato maggiore fluidità e sicurezza, in giocate che inizialmente erano pregne di paura, l’uscita fatta in questo modo è un tratto caratterizzante della storia recente del Napoli, e nonostante il tantissimo lavoro ancora da fare, è bene che si torni a parlare di soluzioni di questo tipo, più congeniali ai giocatori a disposizione di Calzona.

Lobotka:

Quello che però è sembrato mancare maggiormente al Napoli, è lo strappo in avanti, gli azzurri hanno chiuso con 0 contropiedi effettuati, affrontando una squadra che comunque difende alta e che soprattutto nel secondo tempo si è allungata notevolmente, e nonostante ciò per gran parte del match il possesso una volta arrivato ai giocatori offensivi risultava stagnante, Politano troppo prevedibile e rinunciatario, Kvaratskhelia appannato e a tratti nervoso, con la fascia sinistra dominata da Mathias Olivera, che ha chiuso con numeri difensivi straordinari (10 contrasti vinti su 144 intercetti, 2 salvataggi), a cui vanno aggiunti i 76 tocchi con l’84% di precisione e 1 passaggio chiave.

Al netto della prestazione dell’uruguaiano, non è un caso se la partita è totalmente cambiata con l’ingresso in campo di Traorè, l’ex Sassuolo è una mezzala con grande passo e strappo nel breve, che può accelerare palla al piede con un singolo movimento in pochi istanti, e la sensazione è che al ritorno la soluzione del numero 8 dal 1’ sarà seriamente presa in considerazione, il Barcellona difende male e in transizione negativa è disastroso, rinunciando praticamente sempre ad accorciare sulla metà campo avversaria, non sfruttare così tanto spazio come fatto per due terzi del match anche al ritorno sarebbe imperdonabile.