Siamo tutti serial winner con il c*** degli altri
Conte si rilassi, Napoli è il posto ideale per chi non vuole essere abusato. Da queste parti, la sconfitta porta sempre lo stesso cognome, mentre la vittoria è del primo che passa. E poi va via.

Quella di Antonio Conte sembra proprio paura di fallire. Altro che ambizione incontrollata. Nella conferenza stampa post Monza, lancia quello che parrebbe a tutti gli effetti un disperato grido d’aiuto.
Con lo scudetto miracolosamente ancora a portata di mano (per qualità di gioco espressa e avversari distratti), con cinque partite sulla carta abbordabili, l’unica vera preoccupazione è stata mettere le mani avanti per il prossimo anno.
Non è parso chiaro quali siano le ulteriori garanzie richieste per onorare il contratto triennale che ha firmato appena otto mesi fa, quando il Napoli era lo stesso di oggi, per potenziale economico (enorme) e ambizioni (altissime).
Forse la chiamata è a soldi. Altri 150 milioni da investire sul mercato, che uniti a quelli della scorsa estate diverrebbero 300 in due sessioni. Roba da Psg di qualche anno fa. Verrebbe da dire che sono tutti serial winner con il c*** degli altri.
Ma, se così fosse, si fa fatica a capirne la disperazione. De Laurentiis non sembra proprio intenzionato blindare il malloppo accumulato con sacrificio e visione negli ultimi venti anni di gestione.
A proposito di c***, Conte ha paura che qualcuno possa abusare del suo. È stato così attento a tenerlo illibato durante la sua carriera, che non ci dorme la notte al sol pensiero che possa perdere la verginità proprio qui a Napoli. Nella piazza meno elitaria tra quelle presiedute da quando è diventato allenatore di rango.
La paura gliela si legge in faccia. Ci sono andati di mezzo anche i campi di Castel Volturno. Colpevoli di attentare ai solei dei suoi ragazzi. Gli stessi campi su cui si sono allenate le rose di Sarri, Spalletti, Benitez e Ancelotti. Anni in cui il Napoli era riconosciuto come club con il più basso tasso di infortuni in Europa, nonostante il fardello dei doppi impegni stagionali.
E ci sono andati di mezzo anche i tifosi che, a suo dire, diventano cattivi se non vincono. Forse li ha confusi con altri di altre piazze. Napoli non ha mai aspettato la vittoria per consacrare i suoi eroi. Si è affezionata al Pampa Sosa, a Grava, a Paolo Cannavaro, a Lavezzi, a Cavani, a Mertens a Callejon a Koulibaly, a Sarri, ad Hamsik. Ha persino festeggiato il record di gol di Higuain prima che scappasse alla Juventus. Napoli è una piazza che ha utilizzato la mancata vittoria (finché ha potuto) solo per demonizzare Aurelio De Laurentiis.
Per il resto, Napoli ha sempre avuto la sensibilità di riconoscere e dare gloria all’unicità degli uomini e alla loro dedizione per la causa. A prescindere dai trofei.
Conte si rilassi. È nel posto giusto al momento giusto. Si goda il sole, il mare, la cucina, lavori duro e non accampi scuse. Tanto, se vince sarà merito suo. Perché, da queste parti, solo la sconfitta ha sempre lo stesso cognome, mentre la vittoria è del primo che passa. E poi va via.