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Lukaku in campo con la maglia azzurra del Napoli si indica la testa per chiedere attenzione ai propri compagni
Romelu Lukaku

L'ottima performance contro la Fiorentina, sugellata da un delizioso assist e quel gol che mancava da ormai 43 giorni, ha riacceso il dibattito sulla stagione di Romelu Lukaku. Per qualcuno grande protagonista della truppa capitanata da mister Conte, deludente per altri. Visto anche il paragone con i numeri 9 del recente passato.

Le statistiche forse non racconteranno tutto, ma in un calcio sempre più analitico e legato a concetti di fredda misurazione, sono la cartina tornasole con la quale oggi i professionisti del pallone preparano e progettano le squadre. Il Liverpool, capolista in Premier, pare infatti abbia scelto il proprio allenatore sulla base di una serie di dati elaborati dalla AI. Così come negli States le statistiche sono il caposaldo con il quale giudicare i loro beniamini sportivi. 

L'uso sempre maggior del dato statistico ha anche creato nuove figure, ormai indispensabili e presenti negli staff tecnici di tutti i team, quello dei match analyst. Figure professionali specializzate con tanto di corsi e attestazioni al Centro Tecnico Federale di Coverciano.

Cosa dicono i numeri di Lukaku?

Le stats recitano 10 gol e 8 assist. Un bottino di tutto rispetto e che significa aver realizzato e propiziato il 40% delle marcature totali messe a segno dagli azzurri in Serie A. E allora perché qualcuno continua a storcere il naso? Perché gol e assist, numeri che da sempre abbiamo imparato a conoscere, vanno approfonditi e incrociati con più dati se vogliamo che ci riportino un quadro quanto più vicino alla realtà che ci propone il campo.

Ecco perché da qualche anno sentiamo parlare di expected goals, di possesso palla nelle varie zone del campo o della diversa intensità dei km percorsi dagli atleti. Perché se è vero che un gol vale sempre uno sul tabellino, il livello di difficoltà che lo ha determinato incide sulla valutazione del suo marcatore. Un gol a porta vuota non ha lo stesso valore di uno segnato con una sventola dal limite. E avere in squadra un attaccante che qualche gol riesce a costruirselo dal nulla, ha sicuramente un peso nell'economia di una stagione.

Statistiche alla vettontesima giornata dei top 10 marcatori della serie A
Statistiche Top10 marcatori Serie A

Ecco Lukaku finora non è riuscito a dare quel quid in più che ci si aspetta dal bomber di una squadra che lotta per vincere lo scudetto. Il confronto con i numeri di Retegui o Lookman è impietoso, ma anche rispetto a quelli di Marcus Thuram. Per capirci, da un punto di vista statistico, Lukaku sta facendo una stagione simile a quella del tanto criticato Lautaro Martinez.

Appena 7 i gol su azione, alcuni belli e anche decisivi ai fini del risultato, come quello che sblocca la sfida di S.Siro col Milan o che avvia la rimonta a Udine, ma pur sempre pochi. Soprattutto quando la società arriva a investire per te 60 milioni (tra cartellino e ingaggio) e sei per distacco l'elemento più pagato della rosa.

In quest'ottica andrebbero rivisti anche gli 8 assist attribuiti. Perché se quello servito a Jack Raspadori lo scorso weekend è stato delizioso e degno di nota, se considerassimo gli xA (expected assists) le assistenze non sarebbero più di 4. Un dato che pone Romelu soltanto al quinto posto tra i migliori 10 marcatori della Serie A e sul gradino più basso del podio nel Napoli, dietro Matteo Politano e capitan Di Lorenzo.

Il calcio oltre le statistiche

Va riconosciuta all'attaccante belga qualche attenuante. Il Napoli non ha sicuramente un gioco spumeggiante e bada più alla concretezza che all'essere spettacolari. Un atteggiamento che da un lato rende magro il bottino dei gol segnati (appena 45, ben 18 in meno delle rivali Inter e Atalanta), ma dall'altro permette comunque di essere in lotta per il massimo traguardo grazie ad una difesa granitica, la migliore della Serie A per gol subiti, ma soprattutto per occasioni concesse.

Statistiche di Lukaku in Serie A alla ventottesima giornata della stagione 24/25
Statistiche di Lukaku in Serie A

Mister Conte ha di fatto plasmato la sua squadra adattandola alle principali caratteristiche di Lukaku, che vede nel gioco di rifinitura e la capacità di essere punto di riferimento in costruzione e nel lavoro di sponda, le skills cardine. Detto ciò, siamo ben consapevoli che una platea abituata alla tecnica del Pipita Higuain, alle magie di Dries “Ciro” Mertens o allo strapotere atletico di Victor Osimhen, pretenda di più dal proprio centravanti. Essere uno dei cardini del progetto Conte e uomo di esperienza nello spogliatoio ha sicuramente valore, soprattutto dopo la passata stagione. Quando la squadra ha mollato più con la testa che le gambe. Ma sulla valutazione generale pesa anche l'aver giocato troppe partite su livelli prestazionali assolutamente non accettabili. Troppe partite dove il tabellino, alla voce tiri in porta, ha segnato un desolante 0. Partite dove è arrivato a toccare meno di 10 palloni nell'arco dei novanta minuti. Ma più in generale l'incapacità di dare un'alternativa al gioco che non sia esclusivamente la classica palla addosso.

Non ci aspettavamo certo di rivedere il Lukaku indomabile dell'Inter di Conte, il bomber che spingeva il Chelsea a scucire 100 milioni pur di portarlo a Londra, ma nemmeno la versione appesantita degli ultimi anni. Diciamo che tutti noi speravamo in una via di mezzo. Che il ritornare a lavorare col mister avrebbe acceso in Romelu una nuova luce, capace di rinvigorirlo e infiammare l'ambiente. 

Che le ultime due prestazioni, con Inter e Fiorentina, siano d'auspicio a un finale di stagione in crescendo. La rincorsa al quarto scudetto passa soprattutto dai piedi di Lukaku. E non bastano le sponde. Non basta la protezione palla. C'è bisogno del pallone nel sacco.

 


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