Santo Romano: succede ovunque, soprattutto a Napoli
Il sudore m'incastanisce i capelli, pregni d'una sfumatura del biondo che ho ereditato da papà (quando i capelli ce li aveva). L'aria stamattina è particolarmente bastarda, penetra l'epidermide con cinismo ed estirpa l'illusione sensoriale che gli occhi forniscono superficiali: altro che Sole, l'estate è un lontano ricordo.
Ciononostante, sono in palestra. E che novità.
Nervosamente, faccio zapping tra le storie Instagram dei miei seguiti aspettando che il mio tempo di recupero si esaurisca.
Una storia tutta nera, le ali di un angelo.
Faccio finta di non vedere.
Due storie tutte nere, un cuore spezzato.
Faccio finta di non vedere di nuovo.
Alla terza, pubblicata da P., conoscente di lunga data, devo fare a pugni con la realtà.
Impreco ad alta voce: è successo di nuovo.
Santo Romano: Napoli non sa prendersi cura dei suoi figli
L'immagine del ragazzo mi sembra familiare. Guantoni e tenuta da calcio, sorridente con una medaglia tra i denti e una coppa tra le braccia stretta con orgoglio, faccia pulita. D'un tratto non sono più su una panca della palestra e il tempo sembra fermarsi definitivamente. Mi ritrovo catapultato sugli spalti d'un qualche meraviglioso campo di provincia a seguire qualche amico più bravo di me, io che il calcio son sempre stato più bravo a guardarlo che a giocarlo. L'adrenalina del momento, la consapevolezza che quella saracinesca con la maglia gialla sarebbe stata un osso duro e mannaggamarin non faccio neanche in tempo a dirlo che è già volato all'incrocio dei pali per prenderne un'altra.
Santo Romano, anni 19, era un portiere di belle speranze militante nell'ASD Micri di Volla. Così m'era dato conoscerlo, non sapevo altro e m'aspettavo di rivederlo e di sentirne parlare ancora. Con quei guantoni e quel sorriso, a furia di difendere strenuamente la porta, di porte ne avrebbe aperte tante, questa fu la mia impressione.
Purtroppo per lui, però, è nato dove si accetta passivamente una distorta visione della legge del più forte. Dove se hai il ferro sei uno buono, se non ce l'hai devi avere paura. E sui giornali ci è finito perché qualcuno gli ha fatto un buco in petto e lo ha fatto alla sua famiglia, alla squadra che lo ha cresciuto, ai suoi amici e a chiunque abbia avuto modo di incrociarlo sul suo cammino.
A Napoli, in provincia, si vedon più le armi che il futuro.
Santo Romano: sappiamo tutti chi è Stato
L'ennesimo adolescente freddato senza pietà da un altro adolescente, con le colpe che in buona parte gravano su uno Stato che continua a permettere che una pistola finisca nelle mani di chiunque. E Napoli? Cosa fa per i suoi figli? Si spende sui social, davanti ai microfoni e negli eventi, per nascondere la polvere da sparo sotto al tappeto. “Succede ovunque! Fosse successo a…”.
Già, fosse successo a… e invece è successo a Napoli un'altra volta. Perché se quellollà è armato devo esserlo anch'io, se quellollà fa la malavita e si cosparge di soldi è lui il modello da seguire, in una società avara di favole e di eroi. Tempo fa seppi della morte di Simone Frascogna, ragazzo della mia cittadina anch'egli vittima del furore bestiale di chi s'è trovato a brandire un coltello per gentile concessione d'uno Stato che non c'è. Ero piccolo, ma ricordo bene lo sconforto e le parole dei paladini della purezza di questa città: “Sono cose che succedono ovunque”.
Così facendo, non si fa altro che continuare a colpire a morte ragazzi come Santo Romano, Simone Frascogna e centinaia di altre vittime. Non si fa altro che colpire a morte l'integrità splendida della millenaria bellezza di Napoli.
Perché non è la prima volta che vedo un mio coetaneo morire e non posso far altro che maledire l'indifferenza che continua a mietere vittime tra i giovani e a sterminare il campo per quelle che verranno.
Perché a vent'anni non si muore, e soprattutto non in questo modo.
Le più sentite condoglianze alla famiglia di Santo Romano, all'ASD Micri Calcio e ai suoi cari.
Fai buon viaggio Santo, vola in alto come quando spiccavi il volo e arrivavi all'incrocio dei pali.