Questa sera alle 20, nella sede di Riyad, si terrà la finale della Supercoppa Italia tra Napoli, campione d’Italia, e Inter, campioni nell’edizione 2023 della Coppa Italia, entrambi arrivano all’appuntamento dopo un netto 3-0 nelle rispettive semifinali con Fiorentina e Lazio. Tante le assenze per i partenopei, che sembrano comunque propensi a confermare l’undici della semifinale, l’Inter arriva da favorita per la vittoria finale, con Simone Inzaghi che ha trionfato nelle ultime 7 finali giocate a livello nazionale, 4 in particolare le Supercoppe vinte, l’ultima (e unica) sconfitta risale al 2016-17, occasione in cui si lasciò sfuggire in finale la Coppa Italia sulla panchina della Lazio.

In tutto i precedenti tra le due squadre sono 174, con un bilancio a favore dei nerazzurri, che hanno trionfato 80 volte, 42 i pareggi e 52 le vittorie azzurre, nello specifico i precedenti tra Mazzarri e Inzaghi sono 6, con 1 pareggio e 1 vittoria per il tecnico toscano, e 4 vittorie per l’ex allenatore della Lazio, ultima proprio quest’anno al Maradona (0-3).

Napoli-Inter: le probabili formazioni 

Napoli (3421): Gollini; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus; Mazzocchi, Lobotka, Cajuste, Mario Rui; Politano, Kvaratskhelia; Simeone. All. Mazzarri 

  • Confermata la difesa a tre proposta in semifinale, con Di Lorenzo arretrato e Mazzocchi sull’esterno destro 
  • Simeone ancora favorito su Raspadori, al suo fianco Kvaratskhelia e Politano confermati 
  • Zielinski è recuperato, come riferito da Mazzarri in conferenza stampa, ma dovrebbe partire dalla panchina lasciando spazio a Cajuste al fianco di Lobotka 

Inter (352): Sommer; Pavard, De Vrij, Acerbi; Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Thuram, Lautaro. All. Simone Inzaghi

  • Indurimento all’adduttore per Bastoni, Acerbi e De Vrij dovrebbero essere i titolari al fianco di Pavard
  • Confermato Darmian, preferito sulla destra a Dumfries

Napoli-Inter: cosa aspettarsi?

L’Inter arriva al match come la squadra da battere, appena 2 sconfitte in stagione, miglior difesa del campionato con 10 gol subiti e miglior attacco con 49 reti realizzate, inoltre è anche la squadra con più occasioni create di media in stagione, 3.2 con una realizzazione del 50%, il dato è indicativo per sottolineare come i tanti gol non sono nemmeno il massimo potenziale offensivo che può raggiungere la squadra di Inzaghi.

Il modulo più utilizzato dal tecnico piacentino è il 352, partendo dalla fase di possesso, il sistema di Inzaghi è basato sul palleggio insistito (55% di possesso palla in media), che diventa un’arma per attirare il pressing avversario, come fatto anche con la Lazio nell’ultimo match stagionale, in cui il 64% del possesso complessivo (61%) è stato fatto nella propria metà campo, questo perché si vuole alzare la linea avversaria e sfruttando una buona abilità di palleggio dei difensori si gestisce finché non si viene aggrediti alti, a quel punto arriva la capacità tecnica di lanciare lungo o di costruire uscendo dal pressing e scambiandosi di posizione con la palla in movimento.

Questa soluzione viene adottata sempre dalla squadra di Inzaghi, sia con il centrale che con gli esterni di centrocampo. Il centrale difensivo infatti, quando il pressing della squadra avversaria si fa insistente, sale sulla linea di Calhanoglu, in regia, questo per creare un 3+2 con i due braccetti che stringono ed uno dei due esterni che scala da braccetto, in questo modo si passa dai tre difensori e il regista al tridente difensivo (con esterno) e la coppia formata da regista e difensore centrale, andando ad avere sempre una soluzione in più per la linea di passaggio, ovviamente ciò richiede un’alta qualità tecnica da parte dei centrali, che infatti toccano tantissimi palloni durante il match, il compito di salire creando la doppia linea di costruzione è affidato o ad Acerbi o a Bastoni.

Acerbi:

Bastoni:

La fase offensiva a questo punto saltato il primo pressing si sviluppa in due modi: il primo è il lancio lungo o per l’esterno che ha fatto il movimento opposto (dell’altro esterno), salendo alle spalle della difesa che nel frattempo si è alzata portando il pressing, o direttamente per la prima punta, solitamente cercando Thuram per le sue doti atletiche. I lanci lunghi partono comunque dalla seconda linea di costruzione (regista+difensore), ed infatti i tre giocatori con più lanci lunghi riusciti sono in ordine Bastoni (5.3), Calhanoglu (4) e Acerbi (3.2).

L’altra soluzione è quella dell’esterno che viene incontro, solitamente ad abbassarsi sulla linea difensiva è Darmian, sulla destra, e ad alzarsi è Dimarco sulla sinistra, ma il numero 32 fa anche un altro tipo di lavoro (seconda opzione in uscita) sempre sulla sinistra, che è la zona dove l’Inter crea maggiormente (41%), ovvero scalare e dare a Bastoni la possibilità di aprire verso di lui sulla linea di metà campo, a quel punto è tutto un lavoro di triangolazione, Mkhitaryan si alza andando ad occupare i mezzi spazi sulla sinistra, allargando tantissimo il centrocampo, ed a supporto alle spalle arriva Calhanoglu, in modo da formare un triangolo che permetta di non essere mai in inferiorità numerica e allo stesso tempo dare la possibilità a Dimarco sia di scaricare verso l’interno e sia di andare sul fondo grazie ai movimenti a portare via l’uomo dell’armeno, in questa fase il campo si allarga passando dai 37m ai 47m di larghezza, proprio grazie al movimento delle mezzali che diventa fondamentale per non lasciare in uno contro uno gli esterni. A sinistra arrivano i maggiori pericoli, Dimarco è primo per passaggi decisivi (2.1), con 3 gol e 5 assist ed è primo anche per occasioni create (10).

In fase difensiva la squadra passa ad un assetto molto più compatto, con 28m in lunghezza e un baricentro sui 44m circa, le mezzali stringono verso il centro facendo il lavoro opposto della fase di possesso, e i quinti scalano andando a formare una linea a cinque difensiva, con Bastoni che risulta essere il centrale con maggiore responsabilità, e quello con maggiore efficienza per quanto riguarda la fase di non possesso, primo per recuperi (1.4), primo per salvataggi (2.4), 10 porte inviolate con lui in campo (13 complessive), 64% i contrasti vinti, 68% a terra e 61% di testa, con 0.2 dribbling subiti di media. La strategia è quella di abbassare la squadra annullando la profondità ma soprattutto stringere molto i centrali di centrocampo per creare una doppia linea difensiva in cui è difficile girare palla, ma non c’è dubbio che finora Francesco Acerbi risulti il valore in più per senso della posizione, difesa in uno contro uno e fisicità in area di rigore.

In conclusione, questa è una partita in cui, essendo gara secca, può effettivamente succedere di tutto, è chiaro però che servirà un’impresa per battere una squadra che in questa stagione nell’arco dei 90 minuti ha perso una volta sola, e che presenta un sistema collaudato che sta riscontrando risultati e soprattutto permette di avere versatilità a giocatori inseriti in un sistema ma mai effettivamente vincolati ad un ruolo specifico, lasciando la giusta libertà ad ogni interprete in campo. La sensazione, neanche troppo velata, è che per tornare ad alzare quella Supercoppa, serva al Napoli di Mazzarri, la partita perfetta, bisognerà richiedere il massimo sforzo fisico, tattico e tecnico per avere la meglio su una squadra dalle mille soluzioni, e che al momento, proprio non sa come si perde.