Napoli-Torino: i numeri e l'analisi degli avversari
Back to back casalingo per il Napoli di Calzona, dopo soli cinque giorni eccolo il confronto con l’altra compagine piemontese, il Torino, questa sera al Maradona, fischio d’inizio alle ore 20.45. I partenopei arrivano da cinque risultati utili consecutivi, quattro sotto la gestione Calzona, con una percentuale realizzativa mai avuta in precedenza in questa stagione, 10 gol segnati, 8 reti nelle ultime due, ed una squadra che è rientrata a piena corsa nella lotta Champions League, a soli quattro punti dalla Roma (quinto posto). D’altra parte il Torino si trova esattamente a metà classifica, 37 punti in 27 giornate, ma i granata faticano fuori casa, 3 vittorie in 13 match giocati, l’ultima arrivata il 26 gennaio 2024, ai danni del Cagliari (1-2).
I precedenti al Maradona tra le due squadre vedono un bilancio totalmente a favore della squadra padrone di casa, 30 le vittorie azzurre, con 8 sconfitte e 31 pareggi, il dato impressionante però riguarda l’ultima vittoria granata a Fuorigrotta, che infatti risale alla stagione 2008/09, un vero e proprio tabù per il Torino.
Napoli-Torino: le probabili formazioni
Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Ostigard, Juan Jesus, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia. All. Calzona
- Sulla sinistra Mario Rui favorito su Olivera; Rrahmani è out, al suo posto dovrebbe partire titolare Ostigard
- Torna titolare Zielinski, out Cajuste
- In attacco ancora fuori Ngonge, confermato il tridente offensivo schierato con la Juventus
Torino (3412): Milinkovic Savic; Djidji, Buongiorno, Masina; Bellanova, Linetty, Gineitis, Rodriguez; Vlasic; Pellegri, Zapata. All. Juric
- A sinistra torna Ricardo Rodriguez; in difesa confermato il terzetto titolare con Djidji e Masina al fianco di Buongiorno
- Pellegri preferito a Sanabria, agirà al fianco di Zapata
Napoli-Torino: cosa aspettarsi?
Il Torino di Juric nonostante i numerosi alti e bassi di questa stagione, non perde la propria identità, in attacco fatica a creare occasioni, con 0.9 gol segnati di media (25 complessivi), e 1.5 occasioni create per partita (0.5 occasioni sfruttate di media), questi numeri non sono nuovi però per una squadra che nelle ultime due stagioni alla fine del campionato non ha mai superato gli 1.2 gol segnati di media, evidenziando una costante fatica in fase di creazione sotto la gestione Juric.
L’ex allenatore del Verona in fase di possesso si schiera con una difesa a tre, che però vede il braccetto di sinistra (Masina) alzarsi a ridosso della metà campo, con Linetty che partendo nei due di centrocampo fa il movimento opposto, andando a posizionarsi nei pressi della zona presieduta da Buongiorno, ed infatti il numero 77 non è particolarmente partecipe nella manovra offensiva, toccando 36.6 palloni di media (86% di precisione) e 0.5 passaggi decisivi di media.
Masina:
In posizione centrale infatti il Toro non fa male all’avversario, è sugli esterni che i granata costruiscono maggiormente e con maggiore pericolosità, l’assetto tattico infatti tende ad allargare il campo grazie alla mezzala che non scala (Ilic o Gineitis) e il trequartista, che partono centrali per poi alternarsi nella posizione di esterno al fianco della coppia d’attacco, che anch’essa si allarga grazie a Zapata che esce sulla sinistra sfruttando il passo superiore rispetto al compagno di reparto, la squadra grazie a questi movimenti arriva a 46m di larghezza. Gli esterni di centrocampo sono fondamentali per Juric, tra i giocatori più pericolosi infatti troviamo Lazaro e Bellanova, in particolare quest’ultimo sta stupendo con prestazioni e numeri da esterno a tutta fascia di grande valore: 1 gol, 5 assist, 1.2 passaggi decisivi di media, e circa il 61% di contrasti vinti a terra.
L’esasperazione del gioco di Juric sull’esterno viene sottolineato dalla frequenza offensiva, il 74% delle azioni derivano proprio dalle corsie laterali, l’allenatore croato sostanzialmente ‘svuota’ il centrocampo con movimenti a ridosso della difesa e movimenti che portino i centrali ad affiancare le due punte in un tridente, la difficoltà maggiore della manovra sta nei numerosi 1vs1 che vengono a crearsi e che, senza un supporto ed una costruzione adeguata a centrocampo, manca di un piano b, potendo puntare solo sull’efficacia dell’uscita sull’esterno.
È la fase difensiva però a compensare una scarsa abitudine al gol, il Torino è la quarta miglior difesa del campionato, con 25 reti subite in 27 match giocati (0.9 di media), dati in crescita rispetto alle scorse stagioni dove la media era di 1.1 gol subiti per partita, inoltre i granata sono la seconda squadra in Italia per clean sheet, ben 13, il 50% delle partite giocate.
Il baricentro della squadra si abbassa sensibilmente, con una altezza in media di 41m, la squadra rimane corta e compatta (27m in lunghezza), ma soprattutto stringono il campo, andando a fare il movimento opposto che abbiamo visto in fase offensiva, infatti quando il Torino non ha il pallone l’ampiezza si riduce ai 40m. Il sistema infatti si basa sullo scalare degli esterni di centrocampo al fianco del trio difensivo, con Masina che si accentra dalla posizione di braccetto largo in manovra, facendo spazio per Ricardo Rodriguez (o Lazaro) e dal lato opposto avviene la stessa cosa con Bellanova, formando così una difesa a cinque bassa (per togliere profondità) e con pochissima distanza dai centrocampisti per sporcare quanto più possibile le linee di passaggio in zona trequarti.
A centrocampo per creare questa densità alle due mezzali si aggiunge il trequartista che da esterno offensivo palla al piede passa a svolgere il ruolo di interno, ed un aiuto in fase difensiva viene dato anche da Zapata, che se in fase di possesso svolge un ruolo da prima punta mobile che si muove attorno al compagno di reparto per fare sponda e creare spazi, in fase difensiva scala sulla corsia esterna, aggiungendo densità e fisicità ad un centrocampo dinamico e duttile ma sprovvisto da questo punto di vista.
Zapata:
Si gioca al Maradona e questo aspetto può fare la differenza sulla scelta dell’approccio di Juric al match, il Torino fuori casa ha evidenziato una predisposizione all’attesa dell’avversario, senza mai rischiare troppo e soprattutto cercando in tutti i modi con i due aiuti a centrocampo (trequartista e prima punta) di evitare gli 1vs1 ai quinti difensivi. Al Napoli servirà pazienza, ma attenzione ad averne troppa, addormentare la partita è una specialità del Toro che in questa stagione ha chiuso ben sei volte con il risultato di 0-0 il proprio match, i movimenti senza palla saranno fondamentali, soprattutto quelli delle mezzali, per cercare di scardinare un sistema difensivo così fitto e creare superiorità sulle corsie laterali, che in fase difensiva è dove la squadra di Juric può concedere maggiormente.