Napoli-Verona 2-1: i numeri del match
Altra vittoria casalinga, la seconda consecutiva, prima volta per il Napoli in questa stagione: è 2-1 al triplice fischio con una rimonta nel finale su un buon Verona per gran parte del secondo tempo. A decidere le giocate dei subentrati, in particolare Mazzocchi e Lindstrom, con la perla sul finale di Kvaratskhelia, che torna al gol dopo un’assenza di 7 partite consecutive.
I partenopei rimangono a -4 dal quarto posto (Atalanta), ma guadagnano su Lazio e Fiorentina, scavalcandole e posizionandosi al settimo posto, con una partita in meno sulla Roma sesta; al contrario il Verona, con l’ennesima sconfitta in trasferta, rimane a ridosso della zona retrocessione, 18 punti in 23 partite e diciassettesimo posto momentaneo.
Napoli-Verona: lo schieramento tattico
Napoli (433): Gollini; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Cajuste; Politano, Simeone, Kvaratskhelia. All. Mazzarri
- Mazzarri torna al 433, in fase di possesso il Napoli infatti come da consuetudine costruisce con i terzini alti e le mezzali che vanno dentro ad occupare gli spazi tra esterno e prima punta, la squadra palla al piede è molto alta (56m), non perdendo però la compattezza con una lunghezza di 30m, senza quindi lasciare troppa distanza fra i reparti. In fase difensiva si passa al 442 o 451, in base alla posizione di Kvaratskhelia, a differenza di Politano dal lato opposto che ha costantemente aiutato in fase di non possesso, la squadra è rimasta comunque protesa in avanti (51m di altezza) soprattutto nella prima frazione.
Verona (4231): Montipò; Tchatchoua, Coppola, Dawidowicz, Cabal; Duda, Serdar; Folorunsho, Suslov, Lazovic; Noslin. All. Baroni
- In fase difensiva la squadra di Baroni si abbassa sui 44m, e accorcia moltissimo le linee diminuendo gli spazi per gli avversari con una lunghezza di 24m, passando a due linee da quattro con Folorunsho e Lazovic a scalare al fianco dei due centrocampisti. In fase di possesso la squadra si alza sui 51m, con Suslov che però si allarga sulla sinistra, andando ad occupare lo spazio tra Folorunsho e Noslin, i terzini in manovra non salgono avendo sempre riguardo alle possibili ripartenze su Kvaratskhelia o Politano.
Napoli-Verona: i numeri del match
Nel primo la partita ci dice ben poco, con un Verona schiacciato nella propria metà campo (40m di altezza) ed un Napoli tutto rivolto alla fase offensiva con tanti uomini sulla trequarti gialloblù (60m di altezza), ma senza mai trovare varchi per occasioni pericolose, nonostante il 78% di possesso palla e i 350 passaggi riusciti (77 per il Verona), un primo tempo fatto di tanta apparenza, ma poca sostanza.
E così si prosegue anche all’inizio del secondo tempo, con la differenza che le squadre si allungano e il Verona si alza cercando di trovare con più frequenze le ripartenze sulla destra, con Folorunsho ad inserirsi, il baricentro addirittura arriva sui 55m, con una squadra più larga per creare ampiezza e gioco sulle fasce, vedendo il Napoli in affanno in quel frangente.
Fino al gol del vantaggio esterno di Coppola la partita non cambia, poi arrivano le sostituzioni, tanti uomini offensivi dentro, con Lindstrom che finalmente non viene relegato ad esterno a tutta fascia ma interpreta il ruolo di mezzala dentro il campo, e questo, unito alla voglia di andare a prendere tre punti che erano di vitale importanza, ha portato alla reazione immediata.
L’autogol di Dawidowicz prima (propiziato da Ngonge su una grande palla di Lindstrom) e la giocata meravigliosa da fuori di Kvaratskhelia poi. La partita grazie a squadre più lunghe si apre, e tutte insieme, arrivano le occasioni, 3 per il Napoli è 2 per il Verona, con i padroni di casa però che alla fine portano con merito la vittoria a casa, avendo creato pericoli più netti alla porta di Montipò, che infatti, tra i suoi, è stato il migliore.
Tra le note negative, che hanno sicuramente caratterizzato il primo tempo e parte del secondo, il possesso palla del Napoli, troppo sterile, prevedibile, e senza mai tentare una verticalizzazione per mancanza di movimenti offensivi. Bisogna specificare che soprattutto nei primi 45’ il Verona si è difeso in modo organizzato e ordinato, lasciando pochissimo spazio per il fraseggio sulla trequarti, ma per una squadra che fa (o quantomeno faceva) del possesso una sua arma fondamentale chiudere una frazione con il 78% di possesso e nessuna occasione creata rende l’idea della sterilità di esso.
Una delle motivazioni riconducibili al problema può sicuramente essere l’impiego di Di Lorenzo, il capitano del Napoli è un valore aggiunto nella metà campo avversaria, e non solo palla al piede, ma anche nel gioco senza palla con i suoi movimenti in sovrapposizione o dentro il campo per liberare la soluzione con Anguissa esterno e chiudere la triangolazione con Politano. Sia Di Lorenzo che Anguissa però sono stati remissivi a questo tipo di soluzione, trovando a fatica il fondo, e rendendo statica la manovra a destra. A confermarlo i numeri: appena 1 passaggio chiave tra Di Lorenzo, Anguissa e Politano, non a caso è sulla sinistra che il Napoli ha sbloccato e cambiato il match.
Di Lorenzo:
Anguissa:
La partita, come ribadito, segue lo stesso filone narrativo, per praticamente 70’, poi il gol del Verona e le sostituzioni cambiano le cose, Lindstrom centrale e Ngonge alle spalle di Simeone sono la mossa giusta, l’ex Francoforte infatti finalmente mette in mostra le sue qualità grazie a movimenti senza e con la palla nello stretto che permettono a Kvaratskhelia di avere più spazio, creando continui raddoppi da quel lato e invertendosi proprio col georgiano in posizione di trequartista, come in occasione del gol, dove è proprio il movimento di Lindstrom ad impensierire la catena di destra del Verona e a liberare lo spazio per il 77 che ha tutto il tempo di controllare e calciare in porta.
Kvaratskhelia ha ancora una volta dimostrato che quando gioca vicino alla porta, diventa tutt’altro giocatore, in grado di cambiare esterno/interno e non dare punti di riferimento, ovviamente per questo tipo di soluzione c’è bisogno del supporto in fase di sovrapposizione (come in questo caso Lindstrom, o Zielinski nelle precedenti occasioni). L’ex Francoforte ha collezionato in appena 17 tocchi, 2 occasioni create, e ha valorizzato ancor di più la partita del migliore in campo, Kvicha Kvaratskhelia: 6 dribbling riusciti, 76 tocchi (79% di precisione), 1 passaggio chiave, 10 contrasti vinti e il gol vittoria che riporta il Napoli di nuovo in corsa Champions.
L’avversario non era ovviamente dei più pericolosi, ma si è dimostrato comunque organizzato e pericoloso con gli strappi sulla destra, in particolare con Folorunsho negli uno-due con Duda, da salvare la reazione e le prestazioni individuali dei giocatori offensivi, e un ritrovato Lindstrom in una posizione, quella di mezzala o trequartista, che deve essere la sua. Tante le cose su cui lavorare comunque, in primis in costruzione palla al piede, in vista soprattutto di un impegno come quello di domenica, a San Siro con il Milan, servirà maggiore imprevedibilità e più reattività nei movimenti senza palla, in particolare della catena di destra.